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Focus, Palermo a nervi tesi: il rispetto dei ruoli e il muro del pregiudizio

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Al netto di alcuni passaggi irreprensibili e condivisibili, alternati ad altri confutabili o comunque discutibili, la conferenza stampa con protagonista il presidente rosanero, Dario Mirri, è stata caratterizzata da una nota dolente: un nervosismo latente ed ingiustificato, che stride fortemente con la pacatezza e l'affabilità dell'uomo e del dirigente, manifestatosi in diversi frangenti, caratterizzato dall'utilizzo di iperbole dialettiche, toni accesi e poco sereni, qualche considerazione infelice in merito ad operato e funzione dei media specializzati. Comprensbilmente tradito dalla notevole mole di stress, zavorra e appendice di  una stagione difficile ed estenuante, l'azionista di maggioranza del club ha mostrato fervore ed un'accoratezza leonina nel difendere e legittimare buona fede, serietà, investimenti, professionalità e coraggio di proprietà e dirigenza. Capisaldi cardine del nuovo corso rosanero, che mai nessuno dalle pagine della nostra testata, fino ad inconfutabile prova contraria, ha mai messo minimamente in discussione.

Trasparenza, background professionale e spessore complessivo di azionisti e manager costituiscono base preziosa e cristallina del Palermo di Hera Hora. Una società sana, limpida e integra, sul piano etico ed imprenditoriale, al netto di risorse limitate ed oggetive criticità finanziarie legate ai fattori terzi ormai noti.  Altra cosa è analizzare giornalisticamente dimensioni e potenzialità di un club, unitamente all'operato dei protagonisti dietro la scrivania, alla luce di una molteplicità di componenti e fattori. In primis, l'aderenza tra programmi, obiettivi e risultati ottenuti a medio-lungo termine, non solo sul rettangolo verde, attraverso una fedele e ricostruzione di fatti, contingenze, numeri e dati oggettivi.  Evidenziando meriti, intuizioni e successi, al pari di omissioni, topiche e mosse infruttuose. Esercitando il diritto di critica con senso di responsabilità, misura e spirito costruttivo, con onestà intellettuale, in linea con i principi etici e deontologici su cui si fonda la professione.

Il ricorrente tentativo di Mirri di rimbalzare la domanda posta, rivolgendola di rimando al cronista di turno, in una stucchevole e forzata commistione di ruoli, ha lasciato trasparire una visione preconcetta e parzialmente distorta del rapporto tra operatori dell'informazione di settore e club professionistici. Così come il refrain reiterato dal presidente rosanero in occasione di alcuni quesiti (Dove vuoi arrivare? Qual è l'obiettivo della tua domanda?) cela probabilmente un pregiudizio di fondo che ha inficiato in origine il rapporto tra media locali e stati generali della società di viale del Fante.

Ogni giornalista che si rispetti lavora con professionalità, raziocinio e scrupolo. Selezionando e verificando, con rigore ed accuratezza, autorevolezza e credibilità delle sue fonti. Incrociando e approfondendo le indiscrezioni in proprio possesso, suffragandole con oggettivi riscontri documentali quando possibile, utilizzando con cautela i condizionali quando filtra e setaccia il novero delle ipotesi. Circostaziando fatti, tempi e personaggi, anteponendo sobrietà, puntualità e precisione a bieche forme di sensazionalismo. Dosando al meglio buon senso, umanità e tempestività, nel massimo rispetto delle persone e dei lettori ai quali deve sempre garantire un'informazione limpida, corretta e conforme alla realtà. L'unica causa che i media sono chiamati a perorare è quella della verità. Un giornalista non è un influencer, non indirizza il lettore ma, semplicemente, lo informa. Fornendo un fedele ed oggettivo quadro della realtà e potenziali spunti di analisi. Una base di conoscenze da acquisire ed elaborare, affinchè ognuno possa sviluppare la propria idea sul tema in questione.

Nella ritrosia che ha generato insofferenza ed alta tensione in un uomo mite come Mirri, albergava l'infondato timore dell'esistenza di chissà quale cospirazione, dietrologia o progetto denigratorio celati dietro legittime domande poste dai giornalisti presenti al "Barbera" il giorno della conferenza stampa.  Sulla stessa lunghezza d'onda, lo spiacevole fuoriprogramma con protagonista l'amministratore delegato, Rinaldo Sagramola.

L'esperto dirigente romano, sconfessando il suo proverbiale aplomb, è entrato in tackle nel corso dell'incontro tra l'azionista di maggioranza ed i giornalisti, irrompendo sulla scena e rivolgendosi con fare aspro e piccato ad un collega. L'istinto, smodato e mal posto, di fornire minuziosi chiarimenti in merito a ripartizione di budget e voci in bilancio, oggetto di una domanda posta a Mirri qualche minuto prima. Desiderio legittimo, probabilmente da soddisfare con con forma e tempi diversi.

Toni stizziti e non propriamente consoni al contesto, decisamente non conformi a stile, eleganza e flemma che hanno sempre contraddistinto il profilo del manager ex Sampdoria. Dietro il muro, ruvido e talvolta inspiegabilmente invalicabile, dell'incomunicabilità, prendono forma stereotipi, incomprensioni e sensazioni fuorvianti. Percezioni errate che generano corto circuiti comunicativi e nemici immaginari.  Una maggiore predisposizione al confronto ed al dialogo nel corso della stagione, nel massimo rispetto dei ruoli e delle reciproche professionalità, avrebbe certamente evitato un'appendice di tensione gratuita di cui tutte le parti in causa non sentivano il bisogno.

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