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Focus, Palermo a nervi tesi: il rispetto dei ruoli e il muro del pregiudizio

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Conferenza stampa intensa e divisiva. Ricca di risvolti umani, psicologici e professionali, che ha lasciato in dote un patrimonio di sensazioni contrastanti. Mettere ordine e focalizzare consistenza dei contenuti, modalità comunicative, eventuali storture, attraverso un'analisi lucida, obiettiva e razionale dei concetti espressi, non è esercizio giornalisticamente semplice. Tuttavia, sentiamo di avere la voglia ed il dovere di provarci.

Partiamo dalle certezze: Dario Mirri è una persona perbene. Visceralmete innamorato del Palermo, animato da tangibile senso di appartenenza ed inconfutabile attaccamento ai colori sociali. Parallelamente all'uomo, virtuoso emblema di rettitudine, onestà, integrità etica e morale, si delinea il suo riconosciuto profilo imprenditoriale. Una parabola manageriale che racconta, tra le pieghe dei risultati raggiunti dalla sua azienda, capcità gestionali e negoziali  indiscusse, corroborate da intuito, lungimiranza ed oculatezza.

Nessuno gli disconosce il coraggio, l'entità del rischio, l'impegno profuso il giorno in cui si è fatto carico, con l'ausilio sostanziale di Tony Di Piazza, di far rinascere il calcio a Palermo ripartendo dal ginepraio del dilettantismo. Mossa guidata da passione e consapevolezza, assolutamente legittime, di cavalcare un sogno coltivando al contempo una ghiotta opportunità imprenditoriale. Già negli ultimi scorci dell'agonia della vecchia proprietà, con la squadra rosanero in lotta per la promozione in Serie A, intervenne prontamente per evitare la penalizzazione in classifica al club, sottoscrivendo un contratto per la gestione quadriennale di parte dei diritti pubblicitari e consentendo di pagare le mensilità arretrate a calciatori e staff. Accordo temporaneamente salvifico, poi reso vano dal crollo tecnico e societario culminato nel fallimento dell'U.S. Città di Palermo.

L'avventura iniziata nell'estate del 2019, con l'aggiudicazione del titolo sportivo nell'ambito dell'avviso pubblico comunale, ha visto il nuovo Palermo dominare la scena  ed archiviare di slncio il capitolo Serie D. Pianificazione brillante, ed operato lodevole da parte dell'amministratore delegato, Rinaldo Sagramola, di concerto con il direttore sportivo, Renzo Castagnini. Organico dalla cifra tecnica importante per gli standard della categoria, costruito con sapienza ed equilibrio dal binomio dirigenziale rosanero, condotto al traguardo con pragmatismo, acume e saggezza da Rosario Pergolizzi.

L'impatto con il professionismo è stato certamente più complesso e traumatico. Fisiologico per una società neonata e dotata di risorse economiche non certo idonee a costruire una corazzata fuori categoria, tale da sbaragliare a mani basse la concorrenza. Esempi plurimi e lampanti, nella storia del calcio moderno, evidenziano come spesso i soli capitali, seppur ingenti, non bastino comunque in assenza di progettualità, competenze e visione.

L'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione della pandemia da Coronavirus, con annessi effetti rovinosi di matrice sociale, umana ed economica, ha davvero disegnato un quadro inatteso ed oggettivamente proibitivo per chi fa impresa. Il calcio non ha di certo fatto eccezione, anzi.

Affrontare una stagione in Lega Pro, in piena recessione economica, con la violenta contrazione commerciale legata a sponsor e introiti previsionali, era impresa obiettivamente ardua.  Con il drastico ridimensionamento, tra botteghino, marketing e indotto, della voce ricavi, ogni forma di programmazione è stata scompaginata e stravolta. Dimenarsi e reinventarsi, al fine di coprire comunque i costi di gestione e far fronte agli impegni, costituisce sicuramente un merito sul piano gestionale ed imprenditoriale. Ascrivibile in primis ai due soci principali, Dario Mirri e Tony Di Piazza, quindi alle rispettive competenze del dirigente plenipotenziario, Rinaldo Sagramola, e del ds Castagnini.

Tuttavia, con onestà intellettuale, obiettività e spirito critico, il nostro giornale ha cercato di analizzare, nel corso della stagione da poco archiviata, strategia ed operato di proprietà e dirigenza in sede di mercato, con annesse scelte e risultanze sul percorso tecnico ed agonistico della squadra giunta al settimo posto al termine della regular season nel girone C di Lega Pro.  Sottolineando bontà di alcune scelte, ponendo l'accento sull'effetto deleterio di mosse decisamente meno felici ed ispirate, alla luce dei fatti. Valutazioni basate su riscontri oggettivi ed elaborazione di dati emersi a medio-lungo termine sul rettangolo verde, poste con garbo, tatto e spirito costruttivo. Avendo cura di tarare forma e contenuti con cautela ed equilibrio, mantenendo piena aderenza e conformità alla realtà dei fatti, nel massimo rispetto di uomini e professionisti seri ed integerrimi.  Al netto di meriti e significative attenuanti,  sugli errori gestionali e programmatici che hanno condizionato questa travagliata e controversa stagione abbiamo abbondantemente espresso la nostra chiave di lettura, in modo minuzioso ed analitico, pubblicando svariati editoriali sull'argomento. (APPROFONDISCI QUI)

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