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Focus, Palermo a nervi tesi: il rispetto dei ruoli e il muro del pregiudizio

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L'esonero di Boscaglia ha costituito un crocevia decisivo,  vero e proprio spartiacque che ha segnato un'inersione di tendenza, mentale, tattica e concettuale in seno alla squadra, riscopertasi tale grazie alla guida pragmatica ed essenziale dell'ottimo Filippi.  Un cambio di volto, di atmnosfera e di marcia che non cancella gli errori commessi in origine, da tutte le componenti, nella prima parte di stagione. Anzi, se possibile, li evidenzia maggiormente ed acuisce i rimpianti per una posizione di classifica che avrebbe potuto essere diversa al termine della regular season.

Tanti i punti lasciati per strada e le energie nervose sprecate. Premesso che, seppur ispirata da contingenze e criticità del momento, la  promozione del vice di Boscaglia ad allenatore della prima squadra è stata una felice intuizione di proprietà e dirigenza. Il Palermo ha fatto in quel frangente di necessità virtù, puntando le sue fiches su un tesserato già a libro paga. Tuttavia, vanno riconosciute alla società coraggio e forza nell' azzardare una scommessa che presentava più rischi che garanzie, almeno sulla carta.

Restano diversi e significativi gli errori gestionali e di valutazione commessi dal management, che hanno significativamente zavorrato il percorso della compagine rosanero in stagione.

L'aver completato l'organico in colpevole ritardo, con sette calciatori giunti a ritiro estivo ultimato, ha reso ancor più farraginoso il processo di assimilazione di automatismi e sincronismi insiti nel verbo calcistico del tecnico di Gela. Complice l'impossibilità di effettuare amichevoli in ossequio alle norme restrittive anti Covid-19, il Palermo ha effettuato il rodaggio tattico, tecnico e fisico, praticamente live, pagando dazio in termini di prestazioni e risultati.

La sequela di infortuni muscolari che ha colpito diversi calciatori nella prima parte della stagione, diversi aspetti logistici ed organizzativi oggetto di confronto tra tecnico e società. Un calciomercato estivo non totalmente condiviso tra area tecnica e manageriale, sia in materia di conferme sia di nuovi innesti in organico. L'allestimento di una rosa che si rivelerà, in ragione di attitudini e peculiarità dei singoli, non propriamente funzionale al credo tattico e concettuale dell'ex Trapani. Scompensi e scarsi equilibri tra i reparti nello svolgimento delle due fasi: scarsa armonia ed incisività nella tessitura delle trame offensive, a fronte di una cronica assenza di coesione, densità e compattezza in fase di non possesso. Fragilità difensiva, ricorrenti blackout mentali e poca intensità, figlia di una palese disconnessione empatica e calcistica tra tecnico e buona parte della squadra.

Una distonia palesata non soltanto da risultati altalenanti e prestazioni opache, ma anche da  linguaggio del corpo ed appiattimento motivazionale di molti tra titolari e prime alternative.  L'impiego di giocatori spesso adattati, preferiti a specialisti del ruolo, sostituzioni di difficile comprensione nel recupero di gare compromesse, alcune forzature tattiche a gara in corso, la marginalizzazione tecnica di vari calciatori di livello: segnali inequivocabili di come Boscaglia non ritenesse la rosa a sua disposizione in grado di trasporre le sue idee sul terreno di gioco. Quando l'esonero di un allenatore sancisce il  fallimento di un progetto tecnico, le responsabilità vanno equamente ripartite tra tutte le componenti in seno al club.

L'ex coach rosanero ha certamente le sue, di matrice tattica, gestionale e relazionale. Poca elasticità e versatilità nel rimodulare principi e schemi di riferimento in relazione a caratteristiche e vocazione dei calciatori a disposizione, ego tracimante, metodi di lavoro e modalità di interazione perentori e vigorosi che non hanno contribuito a creare alchimia e feeling ideale con il gruppo. L'accantonamento di big e giocatori più esperti, leader naturali in campo e nello spogliatoio,  è stato probabilmente l'errore più significativo nella parentesi rosanero dell'ex guida del Brescia. Ovviamente, una stagione sbagliata, per via di una serie di contingenze, non inficia il valorea assoluto di un tecnico dal curriculum sufficientemente esplicativo.

Proprietà e dirigenza rosanero non hanno il dono della veggenza. Buona fede e fondatezza, sotto il profilo tecnico e professionale, della scelta di puntare su Boscaglia non sono minimamente in discussione. Tuttavia, l'avvicendamento in panchina, con un' incompatibiltà trasversale tra tecnico e squadra acclarata da tempo e perpetrata sul terreno di gioco, è probabilmente stato tardivo. Così come l'immobilismo nel corso della sessione invernale di mercato, dopo un girone di andata in cui erano ampiamente emerse lacune e limiti strutturali dell'organico, ha destato non poche  perplessità. L'arrivo di De Rose ha certamente conferito dinamismo, intensità e linearità in mezzo al campo, ma, probabilmente, era lecito attendersi un altro paio di innesti di livello in altri reparti.

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