L’effetto Novellino? Non c’è. Questa la triste considerazione dopo la batosta col Chievo. Un punto in tre gare è un viatico per la B. A Verona si è rivisto il Palermo fragile e impacciato, incapace di approfittare dei passi falsi di Carpi e Frosinone.
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Palermo: gli allenatori cambiano, la sostanza no. Novellino, perché insisti con Struna, Jajalo e Trajkovski?
Il punto sul quale si sta rovinosamente accartocciando la stagione del Palermo: insistere su giocatori che non solo non fanno la differenza, ma risultano deleteri nelle dinamiche tattiche.
L'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport' analizza così uno dei momenti più critici della storia recente dei siciliani. Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Gli allenatori si alternano ma il materiale umano è sempre quello. Le responsabilità del presidente Zamparini sono, da tempo, sotto gli occhi di tutti: mercato mediocre sia in estate che a gennaio e gestione da teatro dell’assurdo della conduzione tecnica. Lo dicono i numeri da retrocessione.
Quello che stupisce - sottolinea la 'Rosea' - è l’atteggiamento di Novellino e le sue scelte. Al Bentegodi alcune decisioni sono parse senza senso. Prima di tutto l’esclusione di Gonzalez perché veniva dagli impegni transoceanici con la Costa Rica: privare la difesa dell’unico punto di riferimento in un match così delicato è sembrato poco lungimirante e infatti il Palermo è tornato a imbarcare gol. Poi i cambi, da Hiljemark a Brugman, i giocatori di maggiore dinamismo sostituiti al posto di altri che in campo stavano passeggiando.
Ecco il punto sul quale si sta rovinosamente accartocciando la stagione del Palermo: insistere su giocatori che non solo non fanno la differenza, ma risultano deleteri nelle dinamiche tattiche. E sono i tre nomi su quali si è consumato il litigio tra Zamparini e Iachini sia la prima che la seconda volta, ovvero Struna, Jajalo e Trajkovski (sempre schierati da Ballardini). Un atteggiamento che, alla lunga, ha portato alla frattura tra il tecnico e lo spogliatoio. L’arrivo di Novellino presupponeva una rottura col passato. Con dieci partite al termine sembrava che il tecnico, attraverso la grinta e il carisma che lo hanno sempre contraddistinto, avrebbe potuto dare un’inversione di tendenza. Invece sono andati in scena gli esperimenti nel segno dei compromessi col presidente.
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