La Corte Federale d'Appello ha parzialmente accolto ieri i ricorsi del Parma in merito ai cinque punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato di Serie A e alla squalifica dell'attaccante Emanuele Calaiò di due anni.
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Caso Parma, Calaiò: “Mi sento un esempio per i giovani. Se avessi voluto alterare una partita…”
Emanuele Calaiò ribadisce la propria innocenza durante il processo d'appello del caso Parma
Il club ducale non dovrà scontare i cinque punti di penalizzazione e dovrà pagare un’ammenda di 20.000 euro, mentre il giocatore palermitano - accusato di tentato illecito sportivo per aver inviato alcuni sms compromettenti all'avversario Filippo De Col alcuni giorni prima della gara contro lo Spezia - dovrà pagare una multa da 30.000 euro e rimarrà fuori dal terreno di gioco fino al 31 dicembre 2018.
Durante il processo, svoltosi ieri pomeriggio presso la Corte d’appello della Figc a Roma presieduta da Sergio Santoro, il centravanti del Parma ha ribadito la propria innocenza e si è difeso davanti ai giudici per i fatti contestategli:
"Dispiace sia stato infangato il mio nome e quello della mia famiglia per dei messaggi, non ho mai pensato di mandare messaggi per un secondo fine. Lo giuro sui miei figli, io sono una persona corretta, sono sempre stato un esempio per i giovani per la mia professionalità. Speravo di non dover arrivare a questo punto per difendermi da una cosa che non ho mai fatto. Vorrei finire la mia carriera come l'ho iniziata, professionalmente, correttamente e con la limpidezza che mi ha sempre contraddistinto. Se avessi voluto alterare una partita, sicuramente non lo avrei fatto con Whatsapp, da Parma a La Spezia sono un'ora di macchina e sarei andato lì di persona. Voglio uscire pulito da questa situazione tutti quanti siamo stati parecchio danneggiati e sbattuti in prima pagina. Ne abbiamo passate abbastanza".
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