La sentenza della Corte Europea rischia di stravolgere gerarchie, riferimenti e dinamiche istituzionali del mondo del calcio, mettendo fortemente in discussione la storica egemonia di Uefa e Fifa e dando respiro a nuovi progetti globali come la Superlega. Tema spinoso e che anima varie correnti di pensiero tra i top club dell'universo del pallone, su cui si è espresso il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis nel corso di una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport. Di seguito alcuni passaggi salienti delle dichiarazioni rilasciate dal massimo dirigente della società partenopea.
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Superlega, De Laurentiis: “Calcio è impresa, ecco mia idea. Palermo in Serie Élite”
"La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso – dice -. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela. Progetto iniziale della Superlega? Non mi convinceva, lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre. Stiamo perdendo i giovani. Ci vuole più dinamismo. Basta fuorigioco fischiati dopo che l’azione è finita e si è andati in gol. Basta con questa qualità arbitrale. Ci vuole il tempo effettivo, come nel basket. E il challenge per chiamare il Var a domanda di parte. Farei subito una serie E, dove E sta per élite. Sole squadre di città con un numero rilevante di tifosi. Un Palermo che dà garanzie economiche non può fare la trafila dalla serie D. Un Bari che ha un bacino di un milione duecentomila fan non può stare dove sta. Mentre in prima serie ti trovi città di ventimila abitanti che non fanno diecimila biglietti. Allora io dico: alle sette, otto squadre che egemonizzano la classifica, aggiungiamone altre sette che possono avere le stesse ambizioni. E chiudiamo a 14 posti nella serie d’élite. Poi due gironi di Serie A da venti squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio. Retrocessioni? No, come il basket in America. Che ha i palazzetti strapieni. Vai a vedere i Lakers e non riesci a trovare un biglietto. Poi chiediti quanto incassano. E qualcuno obietta che il senso agonistico verrebbe a mancare. Non è vero niente".
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