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EDITORIALE

Palermo: tra crisi, slanci e discontinuità. Il sogno infranto di Corini

Palermo Corini
E' giunta ai titoli di coda l'esperienza di Corini a Palermo dopo la sconfitta di Pisa. Tutto sulla stagione 2023-2024, con il Genio in panchina.
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di Anthony Massaro

Massima professionalità, indiscutibile spessore umano, professionalità integerrima e devozione totale alla causa da una parte, pressioni, tensioni , scelte non sempre lucide e discutibili alla luce del riscontro sul campo, una latente ma tangibile sfiducia dell'ambiente dall’altra. Questo il riassunto del rapporto tra l’Eugenio Corini allenatore e la piazza di Palermo. Mancanza di connessioni più tecniche che empatiche ed umane. Assenza di continuità, fragilità mentale e nervosa nella gestione dei momenti difficili, identità smarrita ed evidente squilibrio sul piano tattico. Assenza di compattezza, fase difensiva disarticolata e reparti distanti. A prova di ciò esistono i numeri: terza peggiore difesa del campionato con 45 reti incassate e primato in cadetteria per conclusioni subite. Dati e statistiche che non possono essere ritenuti accettabili se misurati alla cifra tecnica della rosa costruita nelle due sessioni di mercato, con l’ambizione di recitare un ruolo da protagonisti in categoria.

Difficile spiegare come una squadra che ha inserito in squadra profili del calibro di Lucioni, Ceccaroni, Ranocchia, Henderson, Insigne e Di Francesco debba ritrovarsi al sesto posto in classifica dopo trentuno giornate di campionato. Ancor più complicato da pronosticare in estate un Palermo sotto il neopromosso Catanzaro di Vivarini, come il distacco di nove lunghezze dal secondo posto a sette giornate dal termine della regular season, che attualmente vede in corsa Como, Cremonese e Venezia per il piazzamento alle spalle del Parma capolista.

Tre volti, due crisi e una meravigliosa illusione spentasi nell’intervallo di Cremona che si chiama Serie A diretta. Questi i capitoli che potremmo attribuire alla stagione del Palermo qualora stessimo parlando di un libro. Invece si tratta di campo, di responsabilità e sogni di un popolo intero, messi a dura prova lungo il corso della corrente stagione agonistica. Si è passati dal Palermo pragmatico e vincente dei primi due mesi (terzo con 20 punti in 9 gare) a quello, svuotato, balbettante, poco gioco e poca anima tra fine ottobre e inizio dicembre, che diede vita alla crisi numero uno dell’annata. Impasse che portò in dote 5 punti in 7 partite. Poi l’inizio della splendida illusione, fatta di una audace svolta concettuale, intensità calcio offensivo, trame avvolgenti, applausi e punti in classifica. Tre gol al Pisa, al Como e alla Cremonese, tutti in successione, senza fermarsi. Poi lo stop di Cittadella e per finire lo slancio che pareva essere decisivo verso il sogno più grande. 10 partite, 21 punti, 6 vittorie e 3 pareggi. L'ultimo, allo Zini, che spense o forse distrusse qualcosa dentro quel Palermo spavaldo, degno interprete del suo blasone e della sua rosa. Infine la crisi 2.0, partita nella ripresa contro la squadra di Stroppa con i gol in rimonta di Castagnetti e Coda e culminata nell'esonero di Corini. Nel mezzo, cinque partite, un successo risicato  e di misura a Lecco, quattro dolorosissime sconfitte e 14 reti incassate.

Nulla è ancora perso, ci sono sette gare da giocare, 21 punti a disposizione e un nuovo allenatore al quale affidare le proprie speranze di rinascita.

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