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Palermo: il mercato del pianto. Promesse dell’Est, zero valori aggiunti e Cristante (che andrà via). Iachini aveva capito che…

Palermo: il mercato del pianto. Promesse dell’Est, zero valori aggiunti e Cristante (che andrà via). Iachini aveva capito che…

La sessione invernale condotta da Gerolin, Zamparini e dai consiglieri slavi s'è segnalata più per una mossa autolesionista, la cessione di Rigoni, che per altro.

Mediagol40

Vedi alla voce 'mercato di riparazione', ovvero un pianto.

L'edizione odierna del 'Giornale di Sicilia' fa un passo indietro e dedica un approfondimento al mercato di (non)riparazione che ha visto protagonisti i rosanero di Zamparini e dell'allora ds Gerolin. A gennaio magari non si realizzano colpi per vincere scudetti, ma gli aggiustamenti invernali hanno un peso specifico maggiore nella seconda metà della classifica. Prova ne è che Carpi, Palermo e Frosinone hanno operato poco o niente e faticano dannatamente ai piedi della classifica - sottolinea il quotidiano regionale -. Mancosu, Daprelà e De Guzman non stanno facendo sfracelli con gli emiliani, con i ciociari Bardi non ha mai giocato e Ajeti e Kragl non fanno urlare al miracolo.

E poi c'è il capitolo rosanero: la sessione invernale s'è segnalata più per una mossa autolesionista, la cessione di Rigoni al Genoa. Perché Cristante, arrivato con grandi credenziali, non decolla e non sarà riscattato, Posavec e Balogh sono promesse del calcio dell'Est, ma non aggiungono nulla al Palermo del presente, Cionek e Bentivegna (non convocato per scelta tecnica contro il Chievo) arrivati dalla Serie B, fin qui, non si possono certo considerare valori aggiunti.

Gennaio, in altre stagioni, con direttori sportivi più scafati, aveva regalato ben altro, ma sembra passata un'eternità da allora. A fine gennaio i rosa erano inseguiti in classifica da cinque squadre e quella relativa tranquillità avrà giocato un brutto scherzo alla dirigenza di viale del Fante. Non c'era nemmeno Iachini a dire la sua, già insoddisfatto del calciomercato estivo e che, per la seconda parte della stagione, avrebbe chiesto gente esperta della massima serie e abituata a lottare su ogni pallone, non certo stranieri da plasmare lentamente e pazientemente.

E quando il tecnico marchigiano è tornato, prima di scendere dalla carrozza e rassegnare le dimissioni, ha fatto in fretta a rendersi conto che l'organico - rispetto alla prima parte di stagione - non era affatto migliorato: troppe scommesse e nessuna pedina capace di far cambiare passo, sin da subito, alla squadra.