L'EDITORIALE

Palermo, ecco Mignani: gavetta in D e C, 4-3-1-2 pragmatico e sogno A con il Bari

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Nato a Genova e classe 1972, Mignani esordì in A il 13 gennaio 1991 con la maglia di quella Sampdoria dei vari Vialli, Mancini e Dossena, guidati dal grande Boskov in panchina. Nel massimo campionato fu protagonista anche col Siena, del quale divenne uomo simbolo e capitano. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, nel 2009 intraprende la carriera di allenatore. Inizialmente inizia a lavorare nel Latina con Beretta (suo maestro), che lo consiglia al presidente Marino per l’Olbia a seguito dell’esonero di Biagioni.

L’impatto in Gallura fu importante. Infatti, grazie ad un’ottima organizzazione di gioco, la squadra risalì la classifica della D e centrò i play-off al quinto posto. Successivamente arrivò il ripescaggio dei sardi in C, dove la stagione fu altalenante, nonostante la squadra si fece notare per qualità collettive. Il 5 marzo 2017 (dopo 6 sconfitte consecutive) viene sollevato dall’incarico e sostituito da Tiribocchi, tra l'altro, suo ex compagno a Siena. Quest'ultima, squadra dalla quale ripartirà nuovamente in panchina pochi mesi più tardi.

Alla Robur, dopo le 240 presenze in campo da giocatore, totalizzò 84 apparizioni in due anni nelle vesti di tecnico, in Lega Pro, nelle quali scrisse un pezzetto di storia bianconera. Insieme al suo fido compagno, collega e amico Simone Vergassola (altra bandiera senese) mise passione, dedizione e professionalità per quella maglia, diventata seconda pelle negli anni. Arrivarono a Siena l'anno dopo la sfiorata retrocessione nei dilettanti e riportarono quella magia che mancava da tempo. Così si spiegano l'adrenalina pura dei playoff, la finale persa contro il Cosenza nel neutro di Pescara, le vittorie nei derby con Arezzo e Pisa (mancato solo quello con il Livorno), la beffa del calcioscommesse e la promozione sacrosanta cancellata nelle nuove vesti dopo averla centrata da calciatore. Stop al suo percorso nel maggio 2019 e ripartenza quasi immediata nel novembre dello stesso anno, spostandosi di circa 200 chilometri. Alla sua porta bussa il Modena.

Michele Mignani, chiamato sulla panchina dei canarini in C il 25 novembre 2019, al posto dell'esonerato MauroZironelli, in quella prima stagione modenese riuscì a centrare il nono posto in graduatoria, nel campionato che venne sospeso, a marzo 2020, a causa del Covid. La società emiliana, però, rinunciò a disputare gli spareggi per la promozione in cadetteria, ritenendo che la ripresa delle attività sportive, dopo lo stop per la pandemia, avesse costi esorbitanti e decidendo di concentrarsi sulla stagione successiva. Il tecnico genovese rimase alla guida dei canarini nell’annata 2020-’21, portando i gialloblu ad una ottima quarta posizione in campionato, che consentì ai suoi di iniziare i playoff dalla fase nazionale. Chiamata a fronteggiare l’Albinoleffe, la compagine canarina espugnò il campo avversario per 1-0 nella gara d’andata, ma nel ritorno al Braglia ebbe luogo un vero e proprio psicodramma sportivo, con i lombardi capaci di ribaltare il risultato e passare il turno grazie ai gol di Tomaselli al minuto 89 e Manconi al 96’.

Finì qui, di fatto, l’avventura di Mignani in Emilia, conclusasi con un bilancio complessivo di 28 vittorie, 9 pareggi e 16 sconfitte in 53 panchine in gare ufficiali. Da Modena nasce la sua ascesa nel calcio che conta, grazie all'occhio attento del direttore CiroPolito, che decise di portarlo a Bari, nell'anno in cui vincere in C era imperativo. Ventinove agosto 2021. Un nuovo inizio, l'ultimo viaggio prima di Palermo. L'era del mister genovese in Puglia è il fischio d’inizio di una storia bellissima. La ripartenza, dopo anni difficili, ancora una volta a caccia della Serie B dopo il fallimento del duo Auteri-Carrera. La più difficile tra le missioni, in una piazza complicata.

Una squadra con il morale a terra, una tifoseria stanca dalle tante promesse non mantenute. L’incubo della Lega Pro che sembra una montagna invalicabile. E la chiamata di un uomo arrivato in punta di piedi e con un curriculum "normale". Calmo, pacato, mai una parola fuori posto. Comincia la rinascita del Bari. Con mix di esperti e giocatori giovani. Di “discepoli”, al servizio del proprio direttore d'orchestra. Concreto, pragmatico. Porta avanti il verbo del "conta vincere, conta essere solidi". Niente finezze, di nessun tipo. I suoi valori, quelli per finire il campionato lì, dove Mignani si era prefissato di finirlo da quando è arrivato: al primo posto. E così è stato. I biancorossi tornarono in B con tre giornate d’anticipo e con 75 punti (tanti, ne sono bastati). Il capolavoro di una macchina partita a fari spenti e con un motore balbettante. Ma il coraggio delle idee e la tranquillità di un uomo, hanno poi fatto la differenza. La coppa alzata sotto il cielo di Bari, contro il Palermo, all’ultima giornata. La sconfitta più bella di sempre, davanti a 35 mila tifosi.

Per finire, il capolavoro in Serie B, alla prima esperienza in assoluto. In una cadetteria 2022-2023 molto simile ad una “A2”, solo un pazzo poteva credere di rifarlo ancora. Proprio Mignani, ancora Mignani. In punta di piedi, di nuovo. Da neopromossa, l’obiettivo fissato dal direttore sportivo Polito e dal presidente De Laurentiis non può che essere una tranquilla salvezza. Ma alla fine del girone d’andata il Bari è quarto con 30 punti. Sette vittorie conquistate, 9 pareggi e solo 3 sconfitte. Altro che mantenimento della categoria, l’obiettivo diventa entrare ai playoff. Così dalla 19esima alla 38esima giornata, Antenucci e compagni fanno addirittura meglio: 35 punti. Sessantacinque, a fine campionato. E un terzo posto, conquistato matematicamente a tre giornate dalla fine. Follia, forse. Oppure tutto rientra nella logica, se in panchina siede l'uomo delle imprese.

Ai playoff, da sorpresa insieme al SudTirol, fa la voce grossa e si prende di forza quella poco attesa ma tanto agognata finale. Sul suo cammino quel Bari si trova davanti prima i bolzanini in semifinale, eliminati di misura e poi quel Cagliari, che ha la meglio nel doppio confronto rimasto nella storia della cadetteria. 1-1 all'andata e 0-1 al ritorno. La decide Leonardo Pavoletti al minuto 94' della gara di ritorno, mentre il San Nicola festeggia il vicino approdo in A, i sogni di gloria si sgretolano sotto la pioggia di una notte iconica per il popolo sardo, infernale per quello barese. E forse finisce lì, in quell'istante, l'era Mignani a Bari, proseguita per sole dieci giornate (1 vittoria, 7 pareggi e 2 sconfitte) nella corrente stagione agonistica, prima dell'esonero dello scorso 9 ottobre. Che segnò l'interruzione di una bellissima storia d'amore.

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