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Hellas Verona-Palermo 1-1: Rajkovic risponde a Di Carmine. Rosa appannati, al Bentegodi arriva un pari

Palermo autorevole ma non intenso e brillante come nelle recenti occasioni: supremazia rosa costante ma sterile nel primo tempo con tanto di ingenuità difensiva sul vantaggio scaligero. Rajkovic rimette le cose a posto ma la compagine di Stellone...

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Un buon punto al culmine di una serata ordinaria e poco brillante. Prestazione non certo in linea per intensità e qualità a quelle sciorinate nelle precedenti uscite dell'era Stellone.

Il Palermo ha comandato a lungo le operazioni, macinando un considerevole volume di gioco e facendo la partita contro un avversario pavido ed attendista, in evidente crisi di gioco ed identità.

Tuttavia, il predominio rosa è parso più netto nelle intenzioni quanto concretamente marcato nei fatti.

Pur mantenendo impronta propositiva e buona personalità sul terreno di gioco, la compagine di Stellone non ha quasi mai trovato fluidità, brillantezza e cambio di passo nella tessitura delle sue trame offensive. Poche le conclusioni verso la porta avversaria, affannosa e spesso vana la ricerca della profondità, macchinosa e stagnante la fase di costruzione, numerosi gli errori di concetto e di misura nel fraseggio. Complice probabilmente la settimana particolare, tra il vortice mediatico legato alla cessione del club e gli impegni dei numerosi tesserati con le proprie Nazionali, molti dei consueti protagonisti sono parsi stanchi e poco lucidi.

Non sono mancate l'applicazione e la volontà di imporsi, ma scarsa brillantezza e poca intensità hanno reso vano ogni temerario proposito. La prima frazione ha evidenziato anche qualche peccato di supponenza, con la squadra rosanero che in almeno un paio di occasioni si è smagliata in modo sciagurato ed ingenuo, concedendo praterie e profondità ai contropiedisti scaligeri. Proprio in una circostanza del genere, il Palermo è stato punito dalla glaciale risolutezza in the box di Samuel Di Carmine, a lungo oggetto dei desideri almeno in un paio di recenti sessioni di mercato. Il vantaggio inatteso ha dato linfa e vitalità ad un Verona in avvio tentennante ed impaurito, ed è stata brava la formazione siciliana a non perdere distanze e bussola nella ripresa, agguantando il pari con il blitz aereo di Rajkovic pronto a capitalizzare un corner da destra. Stellone, con i consueti cambi in corso d'opera, ha provato a scuotere i suoi ed a portare a casa l'intera posta in palio. Il forcing finale è stato generoso ma sterile e confuso. Emblema di una serata in cui il motore della compagine rosanero girava tangibilmente a scartamento ridotto. Il punto conquistato non è da disprezzare, specie in considerazione di condizione odierna e livello insipido della prestazione di molti elementi cardine della rosa. Big solitamente abituati a fare la differenza.

Quella vista stasera al "Bentegodi" è stata una partita particolare.

Match dal quale emergono vari spunti di riflessione per certi versi contrastanti. Da una parte le oggettive e variegate criticità in casa scaligera, inequivocabilmente palesate dall'avvio di gara tremante e pavido degli uomini di Grosso, legittimavano ambizioni di vittoria, autorizzando cenni di rimpianto, in casa Palermo.

Dall'altra la qualità della prestazione offerta nel complesso dalla compagine rosanero non meritava, in fondo, un premio che andasse al di là del pari poi effettivamente conseguito. Anzi, andare sotto in quel modo maldestro ed ingenuo, dopo aver per circa mezz'ora aver dominato la scena, poteva creare scompensi tattici e psicologici tali da compromettere anche il prosieguo della gara.

Il Palermo ha confermato di avere personalità, autostima e carattere. Si è messo lì nella ripresa, a remare affannosamente e con pazienza, pur consapevole della scarsa vena e dell'oggettivo appannamento nell'esecuzione delle sue trame. Esercitando comunque supremazia territoriale e pressione su un avversario rinfrancato dal vantaggio ma tutt'altro che sereno e solido. In attesa di un errore, magari in marcatura su palla inattiva, da sfruttare prontamente con il cinismo della grande squadra. Errore che puntualmente è arrivato, brillantemente capitalizzato dalla zuccata di Rajkovic.

A vincerla la squadra rosanero, come da input categorico nel vademecum di Stellone, ci ha provato fino al termine. Senza grande linearità ed intensità nell'imbastitura della sua proposta offensiva, priva dei picchi di armonia e qualità che hanno conferito brio ed incisività al suo gioco nelle ultime uscite. Comunque non si è mai accontentata, neanche in una serata a tinte opache, seppur con fare scolastico e inerziale ha continuato a cercare quel guizzo che non è arrivato. Questo è un segnale molto importante. Molto più del buon punto portato a casa dalla trasferta in terra veneta. Spia virtuosa di una mentalità vincente e propositiva, di una filosofia alla base dell'interpretazione di ogni gara che può portarti lontano. A prescindere dalla vena di giornata, dalla qualità, talvolta oscillante, della performance di settimana in settimana.

Cosa non ha funzionato? L'approccio al match è piaciuto molto. Consueta aggressività, baricentro alto e linea del pressing pronunciata fino alla trequarti avversaria. Pallino del gioco in mano e venti minuti di discreta intensità. Troppo sterili, però, in sede di conclusione in proporzione alla continuità della proposta offensiva.

Poca profondità, a causa della densità esasperata e del baricentro basso della formazione di Grosso, ma anche non sufficiente dinamismo del tandem Moreo-Nestorovski. Entrambi generosi ma troppo spesso mangiati dai centrali difensivi scaligeri. Buona la ricerca dell'ampiezza, con catene laterali brave a sovrapporsi e fraseggiare sull'asse Falletti-Rispoli da una parte, Trajkovski-Aleesami dall'altra. Tuttavia, ogni tentativo di cross, spesso mal calibrato, non trovava mai l'attaccante pronto a bruciare il proprio marcatore sul tempo. L'unica volta che Aleesami ha innescato chirurgicamente il rimorchio di Trajkovski, il Palermo ha creato una nitida palla gol, vanificata dalla conclusione troppo centrale del macedone.

Riciclare due trequartisti nel ruolo di esterni alti può darti spinta e qualità ma crearti più di un imbarazzo in fase di non possesso. Specie in serata in cui la condizione, fisica e mentale, può non essere al top. Così, il Palermo ha preso gol nella maniera più sciagurata ed ingenua possibile. Ovvero gestendo dissennatamente una rimessa laterale a proprio favore, con la squadra protesa in avanti, e beccando il più classico dei contropiedi senza riuscire a ricomporre la densità. Di Carmine ha ringraziato e piazzato la zampata, ed i rosanero hanno replicato in almeno altre due occasioni in un frangente di tilt post svantaggio, allungandosi in modo pauroso e deleterio, perdendo il concetto di equilibrio tra i reparti. Lungo ed incredibilmente disarticolato, come se mancasse un minuto al novantesimo, il Palermo ha rischiato di capitolare nuovamente prima dell'intervallo.

La ripresa ha visto Bellusci e soci resettare le idee ma  continuare a fare fatica nella tessitura delle proprie trame.

Il Verona ha alzato ritmo e linea del pressing, il Palermo ha cominciato a balbettare in termini di linearità e precisione nella circolazione della sfera, ricorrendo fin troppo spesso al lancio lungo. Stellone ha lanciato Salvi in luogo di Rispoli ed invertito la corsia di pertinenza a Falletti e Trajkovski.

La spinta a destra dell'ex Cittadella è divenuto uno dei pochi temi offensivi, ma la squadra siciliana ha ripreso in mano il pallino del gioco, Senza incantare ma alimentando un forcing costante e registrando la fase difensiva, rischiando praticamente nulla. Dopo il lampo salvifico di Rajkovic, c'era la sensazione che il Palermo potesse spuntarla, come sovente accaduto, nel finale. Stellone ha mandato dentro Puscas per Nestorovski ed Embalo per Trajkovski. Il bomber rumeno ha avuto anche una buona chance, senza però trovare lo specchio della porta.  Più trascorrevano i minuti, più era evidente che il Verona aspettasse solo il fischio finale, mentre il Palermo volesse provare a vincerla. Senza però avere in dote brillantezza, lucidità e forza per riuscire nell'impresa. Deficit contingente da ricercare probabilmente nella prestazione non esaltante di Trajkovski e Falletti, chiamati ad interpretare un ruolo comunque dispendioso in entrambe le fasi nel 4-4-2 elastico visto questa sera al Bentegodi, uomini certamente di maggior tasso tecnico e qualità in seno all'organico rosanero. Laboriose e poco brillanti anche le performance di Nestorovski e Moreo ma, al di là del rendimento dei singoli, la prova non è stata entusiasmante in termini collettivi. Il Palermo ha ribadito mentalità, automatismi, identità da prima della classe, ma in quel di Verona non ha espresso qualità ed incisività di manovra in linea con il suo potenziale. La squadra di Stellone allunga comunque la sua striscia positiva e mantiene la sua imbattibilità da quando il tecnico romano siede sulla panchina rosanero.  La marcia, direzione Serie A, potrà proseguire spedita fin dalla prossima sfida contro il Benevento.