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Hellas Verona-Palermo 1-1: Rajkovic risponde a Di Carmine. Rosa appannati, al Bentegodi arriva un pari

Mediagol2

PRIMO TEMPO - Il Palermo non vuole fermarsi, il Verona prova a rialzarsi.

Stati d'animo e condizioni di forma agli antipodi tra due formazioni partite entrambe per puntare dritto al salto di categoria. Stagione partita a rilento per la compagine scaligera, Palermo che ha radicalmente cambiato marcia in termini di prestazioni e risultati da quando Roberto Stellone siede sulla panchina dei siciliani. Ben sedici punti nelle sei gare che hanno fin qui caratterizzato la gestione del tecnico romano, score di tutto rispetto che ha consentito ai rosanero di scalare la classifica ed issarsi fino alla vetta. Una svolta concettuale, tattica e mentale che ha radicalmente trasformato l'attuale capolista del torneo.

Una squadra che ha ritrovato armonia, brillantezza ed autostima, fortemente decisa a proseguire la sua striscia positiva anche su un campo particolarmente ostico come il "Bentegodi" ed al cospetto di un avversario di ottima levatura per gli standard di categoria nonostante il periodo di crisi.

Stellone conferma la versione audace del 4-4-2 che ha annichilito il Pescara. Rientrano Rispoli e Moreo dal primo minuto, Struna è out per un problema fisico.

Il Palermo schiera Brignoli tra i pali, Bellusci e Rajkovic coppia di centrali, Rispoli ed Aleesami esterni bassi. Jajalo-Haas tandem di interni in zona nevralgica, Trajkovski e Falletti, riproposti esterni alti con chiara vocazione offensiva, Moreo partner di Nestorovski nel reparto avanzato.

Atteggiamento propositivo e temerario, nel chiaro intento di imporre gioco, personalità e cifra tecnica ad un Verona in evidente difficoltà sotto il profilo sia tecnico che psicologico.

La partenza della compagine di Stellone è conforme agli auspici: squadra corta, alta e aggressiva, intensa e manovriera, brava ad accorciare in avanti ed a prendere subito in mano il pallino del gioco.

Un sinistro largo di Jajalo è il primo, flebile, squillo di marca rosa. Quindi la gara prende subito un indirizzo ben preciso: Palermo in forcing ragionato e costante, Verona schiacciato a protezione di Silvestri, attento a mantenere densità, chiudere ogni varco e togliere profondità alla compagine di Stellone.

Formazione rosanero che prova ad aggirare in ampiezza il bunker difensivo scaligero e si distende con efficacia e fluidità sulle corsie esterne. Falletti-Rispoli da una parte, Trajkovski-Aleesami sul fronte opposto, duettano con tempi perfetti e qualità, creando non pochi imbarazzi alla retroguardia di Grosso.  Dopo un paio di radenti cross dal fondo disinnescati in extremis dai centrali veronesi, da una percussione di Aleesami nasce una clamorosa palla gol per Trajkovski che calcia debolmente, e con troppa supponenza, a due passi dall'estremo difensore scaligero, bravo ad opporsi con i piedi.

Il Palermo spinge ma non fa abbastanza male, a tratti sembra finanche troppo lezioso, e rischia di pagare qualche eccesso di supponenza. Una ripartenza coast to coast di Matos, chiusa con un diagonale largo, è il primo campanello di allarme. Poco dopo, come da beffarda legge del calcio, la compagine di Grosso trova addirittura il vantaggio.

Lee imbuca per Matos che non crede ai suoi occhi quando vede Di Carmine totalmente solo sul versante mancino: linea difensiva rosanero chiaramente disarticolata, Rispoli è fuori posizione, nessuno chiude la diagonale, per l'ex Perugia è un gioco da ragazzi battere Brignoli. Ripartenza veneta originata da una cattiva gestione di una rimessa laterale a proprio favore, con il Palermo che si è fatto prendere di infilata senza riuscire a ricomporsi per tempo.  

Il Palermo accusa il colpo e si allunga pericolosamente lasciando troppo campo alla compagine veneta e rischiando di capitolare nuovamente a stretto giro di posta. Il Verona prende coraggio e si scrolla di dosso un po' di tensione: il sinistro di Zaccagni impegna Brignoli in presa bassa. Rosanero palesemente storditi: difesa statica sull'uno-due Crescenzi-Gustafson e chiusura provvidenziale di Bellusci.

La prima frazione si chiude con la compagine di Grosso avanti di misura.

SECONDO TEMPO - Nessun cambio rispetto agli schieramenti iniziali in avvio di ripresa. Stellone inverte le corsie di pertinenza ai suoi trequartisti riciclati esterni alti: Trajkovski si sposta sul fronte destro, Falletti dirotta sul versante mancino.

Il Verona alza il baricentro e la linea del pressing nel tentativo di sporcare la prima costruzione degli uomini di Stellone e complicarne l'imbastitura della manovra.  Stellone cerca nuova linfa sul binario destro: fuori Rispoli dentro Salvi. Il Palermo pare smarrire fluidità ed armonia in sede di impostazione, qualche errore di misura nel fraseggio, un inconsueto e mai proficuo ricorso al lancio lungo. Tuttavia, forse nel suo momento peggiore, la squadra di Stellone trova il pari: Rajkovic svetta con tempismo e precisione sul corner di Trajkovski e trova l'angolo alla sinistra di Silvestri.

Lampo dall'inestimabile peso specifico che potrebbe mutare l'inerzia tattica e psicologica del match nel cuore della ripresa. Grosso gioca la carta Laribi, gli lascia il posto Zaccagni.

Stellone lancia Puscas, l'uomo dai gol pesanti e decisivi nel finale, e fa rifiatare Nestorovski nell'ultimo scorcio di gara. Moreo ruba il tempo ai centrali scaligeri ma non trova la coordinazione per il gol da cineteca in rovesciata. Il Verona sembra non averne più, il Palermo riprende agevolmente abbrivio e comando delle operazioni. 

La compagine rosanero non è particolarmente rapida e ficcante nel fraseggio, fatica a conferire ritmo e verticalità alla sua manovra.  Il Palermo prova a forzare la ricerca della profondità sul lungo alla ricerca della fisicità del suo tandem offensivo. da una buona sovrapposizione di salvi con tanto di cross puntuale nasce una ghiotta chance per Puscas, il tocco del bomber rumeno, dopo un velo involontario di Moreo, non trova lo specchio della porta. Spazio nei minuti finali anche ad Embalo, lascia il campo Trajkovski. Il forcing finale dei rosanero è figlio di mentalità vincente ed inerzia nervosa ma non supportato da brillantezza ed energie sufficienti a creare reali pericoli alla porta di Silvestri.

La gara si conclude in parità dopo i tre minuti di recupero concessi dal direttore di gara.