Intervista realizzata da Davide Raja
esclusiva
Corona: “Marino a Bari? Pallone scotta in queste piazze. Da giocatore mi mancava…”
Giorgio Corona, uno dei centravanti più prolifici nella storia delle leghe minori con ben 258 reti messe a segno in carriera tra campionati dilettantistici e professionistici. Grinta e personalità da vendere sin dagli esordi, ben presto i compagni gli affibbiarono il soprannome di Re Giorgio. Particolarmente formativa è stata l'esperienza a Milazzo, cresciuto calcisticamente da Pasquale Marino che dieci anni dopo scelse di puntare nuovamente su di lui per affidargli le chiavi dell'attacco del Catania neopromosso in Serie A. Questo il pensiero di "Re Giorgio" nel corso di un’intervista concessa ai microfoni di Mediagol.it:
Un tecnico particolarmente rilevante per la tua formazione calcistica è stato Pasquale Marino che l’ha allenata al Milazzo e lo ha poi ritrovato in Serie A al Catania. Oggi il tecnico siciliano è alla guida del Bari. È l’uomo giusto per riportare in alto i biancorossi?
"In campo però ci vanno i giocatori. Quando giocavamo noi c’era l’allenatore che ti dava il 30% mentre il 70% dovevi mettercelo tu. Adesso è il contrario ma non è così. Questo discorso si applica in tutte le squadre. Il pallone poi scotta in piazze come queste. Bisogna avere il carattere e la personalità di prendere palla e puntare l’uomo. Invece quando ci sono momenti negativi vedo che si tende a prendere palla e girarla. Eppure se un calciatore ha determinate caratteristiche tecniche penso che debba puntare l’uomo, sia nei momenti difficili sia in quelli positivi. Oggi come oggi vedo che manca questo, un po’ di personalità rispetto ai tempi passati".
“Il pallone non scotta” invece lo si dice spesso nelle scuole calcio quando si tende a calciare troppo frequentemente di prima intenzione, anche se una tua peculiarità erano proprio i tiri al volo.
"Sì però non segnavo praticamente mai di testa pur essendo alto un metro e novanta! In difesa quando davo una mano in fase di non possesso riuscivo a farmi valere ma in attacco raramente. Uno può pensare “forse aveva paura di prendere gomitate” però in difesa saltavo eccome. Con il colpo di testa di gol ne ho fatti davvero pochi in carriera ed è una cosa che ancora oggi non mi riesco proprio a spiegare. Poco da lamentarsi visto che segnavo comunque e dovunque? Quello sì, dai (ride ndr)".
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