Serie A sempre più in basso e Premier League ricchissima. Una differenza abissale tra le due leghe e distanti anni luce secondo i criteri del ritmo di crescita e diversificazione delle entrate.
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Serie A: confronto impietoso con top leghe europee. Italia al quarto posto
La gestione contabile italiana è la peggiore tra le grandi leghe d’Europa. I club italiani crescono poco e sono sottocapitalizzati.
Sono dati impietosi quelli riportati in seguito ad un'inchiesta de 'La Gazzetta dello Sport' basata sulla stagione 2014-2015. La Bundesliga vanta un equilibrio invidiabile, la Liga si sta dando da fare per affrancarsi dal duopolio Real-Barcellona. mentre l’Italia è quarta non solo nel famigerato ranking Uefa ma nei numeri di bilancio.
CLASSIFICA DEI RICAVI - Il fatturato colloca la Premier League sul tetto d'Europa: 4403 milioni di euro di ricavi. La Bundesliga è saldamente seconda a 2392 milioni, poi c’è la Liga a 2080, quindi la Serie A a 1840, nell’anno che sconta l’assenza di un club, il fallito Parma. Anche considerando in via teorica la cinquantina di milioni di ricavi della società emiliana, il gap italiano dalla Bundes sarebbe comunque di 500 milioni e quello dalla Liga di 200. Un salto di qualità mai compiuto, considerando che un decennio fa la Serie A era seconda dietro la Premier in termini di ricavi ma non è stata capace di innovarsi e di rischiare - si legge nell'edizione odierna della rosea -. Il campionato italiano è quello che è cresciuto di meno: negli ultimi 5 anni, tra il 2010-11 e il 2014-15 il fatturato si è incrementato del 12% contro il 75% della Premier, il 37% della Bundesliga, il 36% della Ligue trainata dal Psg e il 17% della Liga. La Serie A, si sa, è troppo teledipendente: i diritti tv pesano per il 59%, nemmeno in Inghilterra che pure ha visto un clamoroso boom di quei proventi si arriva a tanto (53%). Lo stadio è ormai sceso al 12% ma quel che fa sobbalzare è il dato assoluto: solo 209 milioni dal botteghino in Italia, quasi al livello della Francia (165) e lontano anni luce dall’Inghilterra (787), dalla Spagna (587) e dalla Germania (521). Ristagna anche il settore commerciale, che pesa per il 18% e vale 337 milioni contro i 1248 della Premier, gli 869 della Bundesliga e i 565 della Liga. Visti i contratti di sponsorizzazione che stanno strappando i top club (ultimo il Barcellona col rinnovo di Nike fino a 155 milioni potenziali annui), il divario si dilaterà ulteriormente. Anche perché il calcio italiano, penalizzato – questo va detto – dalla difficile congiuntura economica del Paese, continua a ripetere gli errori del passato: la governance della Lega resta paralizzata, le riforme tardano ad arrivare, ci si accontenta di campare con i proventi delle tv, che hanno segnato un +20% in questo triennio. La conseguenza è un’insostenibilità di fondo del sistema.
GESTIONE SQUILIBRATA In Serie A, su un fatturato di 1840 milioni gli stipendi (tesserati e non) vengono spesi 1250 milioni, cioè il 68%. Se il livello di spesa della Premier resta impareggiabile (2677 milioni il costo del personale, il 61% dei ricavi), impressiona come i tedeschi spendano meno degli italiani pur incassano molto di più (1178 milioni gli stipendi della Bundesliga, il 49% del fatturato). Gli stipendi della Liga (1280) sono al livello di quelli della Serie A ma ballano, come detto, 200 milioni di fatturato a favore degli spagnoli. Insomma, la gestione contabile italiana è la peggiore tra le grandi leghe d’Europa. Lo si percepisce nettamente andando a guardare l’Ebitda, cioè il risultato prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti e che, nel nostro caso, trattandosi di società di calcio, è anche al netto delle plusvalenze. In pratica è la differenza tra costi e ricavi operativi senza tener conto delle operazioni di mercato (siano ammortamenti per l’acquisto di calciatori o plusvalenze/minusvalenze da cessione). Bene, l’Ebitda della Serie A nel 2014-15 è stato negativo per 50 milioni. Le altre, invece, registrano profitti operativi a tripla cifra: addirittura +845 milioni per la Premier, +305 per la Liga e +224 per la Bundesliga, con la Ligue a -2.
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