Parola ad Igli Tare.
serie a
Lazio, Tare: “Solo un pazzo come Lotito poteva farmi ds. Dall’Albania alla Germania a piedi, ho rischiato una gamba…”
Le parole del direttore sportivo del club bianconceleste
Arrivato in Italia nel 2001 al Brescia, poi passato dalle fila di Bologna e Lazio, l'albanese si gode ora il primo passo della carriera dirigenziale con i biancocelesti. Intervistato da Sky Sport, l'attuale direttore sportivo del club capitolino ha raccontato aneddoti inediti e pagina di vita vissute prima di arrivare nel Bel Paese, tra traversate e lavori pericolosi: "Per il mercato mando in giro anche qualche mio ex collega calciatore, che ha giocato con me. Mi fido di loro e loro sanno cos'è importante per me. Trovare i giocatori con fisicità, tecnica e linguaggio del corpo è fondamentale per capire il carattere del giocatore. Tanti piccoli dettagli che fanno la differenza. Milinkovic-Savic? Sapevo non sarebbe andato alla Fiorentina ma sarebbe venuto alla Lazio. La sera prima mi aveva chiamato e mi aveva detto che avrebbe scelto noi, dicendomi di stare tranquillo. Gli sarò sempre grato, ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere. Sono arrivato in Germania dall'Albania a piedi? Sì è vero, ma non mi vergogno. Sono molto fiero di quella strada fatta, soprattutto penso di essere un esempio per tanti giovani. Un viaggio in mezzo a mille difficoltà, mille paure, mille punti di domanda. Ero da solo. Era una cosa molto pericolosa: dovevi fidarti dei trafficanti durante il passaggio tra Germania e Repubblica Ceca, in mezzo alla neve. Arrivato in Germania, ho cercato subito di trovare delle squadre per fare dei provini. La prima squadra che trovai non era molto sana a livello finanziario, così mi proposero di lavorare e accettai: di pomeriggio mi allenavo e la mattina facevo il giardiniere. Un mio collega con una motosega ha rischiato di tagliarmi una gamba, sono stato fortunato. Un momento molto difficile".
"Lotito? Solo un presidente pazzo come lui penso potesse farmi fare il direttore sportivo. Ha visto cose che io stesso non avevo visto. Quando sono andato a firmare il contratto da giocatore mi sono ritrovato dirigente e tra me e me continuavo a ripetermi che era un pazzo. All'inizio del mio percorso abbiamo lavorato in sintonia, poi anno dopo anno ha capito le mie qualità e si è fatto da parte. Ma la sua presenza è sempre fondamentale. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di andare via- ha ammesso-, soprattutto pensando anche alla mia famiglia. Abbiamo subìto delle minacce di morte, cose che non si possono raccontare. Lì ho pensato se valesse davvero la pena rimanere, ma dentro di me pensavo di non volerla dare vinta a nessuno. Ho sempre lavorato con tutto il cuore per la società. In quei momenti ho avuto paura per i miei figli. Specialmente il periodo della cessione di Hernanes è stato un momento molto brutto, un'esperienza davvero negativa".
"Ci sarà forse qualche operazione in uscita. Siamo in tanti e ci sono tanti giocatori che vorrebbero andare a giocare. Solo nel caso di qualche cessione, potremmo comprare. Tifosi? Non so cosa non hanno capito di me. Negli ultimi anni mi riconoscono tante cose, ma nel calcio conta molto il presente. Cerco di vivere il presente e dare tutto me stesso per la società. Nonostante tante richieste sia in Italia sia in Europa, ho voluto fortemente rinnovare con la Lazio per altri quattro anni. Sono tanto legato all'ambiente. La scelta è stata fatta con il cuore e sono fiero di questo".
© RIPRODUZIONE RISERVATA