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Carlo Ancelotti ‘millenario’: “Sarri-ADL e caso Bonucci. Dito medio? Ho sentito un ‘vaf****ulo’…”

Carlo Ancelotti ‘millenario’: “Sarri-ADL e caso Bonucci. Dito medio? Ho sentito un ‘vaf****ulo’…”

L'intervista all'allenatore del Bayern Monaco, oggi alla millesima panchina nella sua carriera.

Mediagol40

Oggi, all'Allianz Arena contro l'Amburgo, toccherà quota mille. Tante sono le partite da allenatore per Carlo Ancelotti, attuale tecnico del Bayern Monaco.

Una settimana, quella appena trascorsa per il mister classe '59, non proprio... piatta. Anzi, si è ritrovato a dover spiegare le motivazioni che l'avevano spinto a mostrare il dito medio a un tifoso dell'Hertha Berlino. "Non sono arrabbiato, più che altro sono infastidito. Ma poi cosa ho fatto? - si domanda attraverso le colonne di 'QS' -. Ho mostrato il medio a quel tifoso dell'Hertha che mi insultava e sputacchiava. Se ho avuto il sospetto che fosse italiano con risentimenti personali? Ci ho pensato... mi ha detto più volte 'vaffan....', in italiano, ma penso che ormai sia un insulto internazionale".

Un'intervista fiume, quella rilasciata dall'ex Milan e Juventus a Italo Cucci. Dopo la precisazione sul gesto di una settimana fa, si passa al rapporto presidenti-allenatori, alla luce di quanto accaduto di recente tra Sarri e De Laurentiis. "Il problema - dice Ancelotti - è che tutti si sentono allenatori, soprattutto i presidenti. Credo che le osservazioni al tecnico sarebbe meglio farle davanti a un bicchiere di vino piuttosto che in tivù. L'allenatore spesso è colui che perde, presidenti e giocatori quelli che vincono, e ci credono, e diventano insofferenti davanti alle scelte del tecnico, quando vengono sostituiti, come Bonucci. Incidente di percorso, un fatto episodico, basta un po' di buonsenso e tutto torna a posto. Comunque la nostra vita è sempre più difficile, più che pensare alla partita devi lavorare sugli uomini".

La considerazione, nei confronti degli allenatori italiani, è alta. "È vero, siamo all'avanguardia, merito della scuola di Coverciano e del campionato altamente tattico. Noi discutiamo di difesa a tre o a quattro non per chiacchierare, ma per lavorare di fantasia e valutare il valore dell'avversario, allontanando sgradevoli sorprese. In Inghilterra si gioca a 4, dappertutto, tu arrivi, cambi tutto, le sorprese le fai tu, tu Ranieri a Leicester, tu Conte al Chelsea".

Per la Juventus pochi patemi in vista del passaggio del turno di Champions. Per il Napoli, invece, sembra tutto compromesso. "Sarà dura, durissima, ribaltare il 3-1 del Bernabeu. Quelli sono dei fenomeni: hanno segnato in contropiede. Si vede che Zidane ha studiato in Italia", prosegue Ancelotti che si spiega così il crollo verticale del Barcellona contro il PSG. "Messi, Neymar, Suarez, sempre loro... poi voglia di rinnovamento dopo l' addio di Xavi e Alves: cambiare porta problemi".

Cambiare: se lo auspica anche la Lega, relativamente alla riduzione a 18 squadre del campionato di Serie A. "I campionati a venti squadre sono troppo lunghi e pesanti; spesso - come succede in Italia - combattuti fino in fondo almeno per un posto nelle coppe. Qui in Germania si gioca in diciotto squadre, a qualcuno sembrerà un dettaglio poco significativo e invece quattro partite in meno sono un mese di riposo in più".

Un improvviso tuffo nel passato: "Di nuovo nel calcio non c'è niente, non s'inventa niente. Quello che ti chiedono è portare la tua esperienza, la tua diversità, la tua filosofia - ogni tecnico ha la sua - e condividere il tutto con i collaboratori. Quando penso alla Reggiana, tanto tempo fa, ricordo che se dopo l'allenamento ti facevano male le gambe dicevano che avevi lavorato bene; poi ho scoperto che non è vero. La problematica fisica ha un altro peso, tre ore di lavoro bastano per rispondere alla richiesta di velocità, tenuta di palla...".

Si conclude con una considerazione sulla moviola. "Basta che non si discuta troppo, che non si faccia il Bar Sport in campo. Il gol-non-gol va bene. Andrebbe benissimo anche il tempo effettivo, se si capisse il suo valore di correttezza e praticità. Sul fuorigioco Van Basten mi ha detto che era solo una provocazione. Le 48 squadre corrispondono a una sempre crescente richiesta di partite, il calcio televisivo ha conquistato il mondo, toccare Paesi nuovi vuol dire far quattrini...".