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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA’ I cambi di Rossi come a Napoli ma con esito diverso con il Parma

di Benvenuto Caminiti Sul 3-1 l’abbiamo visto scattare come una molla, correre ben oltre la cosiddetta area tecnica ed agitare furiosamente i pugni chiusi come a dire: “Eccomi, sono.

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di Benvenuto Caminiti Sul 3-1 l’abbiamo visto scattare come una molla, correre ben oltre la cosiddetta area tecnica ed agitare furiosamente i pugni chiusi come a dire: “Eccomi, sono qui… Sono sempre io!…”. Ed era chiaro … con chi parlava. Si tratta di quei boriosi so-tutto-io, che l’avevano crocifisso a più riprese dopo il cambio effettuato al San Paolo di Napoli, che allungò la partita di quella manciata di secondi che consentirono a Maggio di segnare il gol della vittoria. Di gluteo, che è come dire di c… . Eppure nessuno perdonò Delio Rossi per quella “sbandata”, tutti a gridare allo scandalo, come se a passar la palla a Cavani, lanciato sul filo del fuori gioco ( e pure oltre) fosse stato Pinilla, ovvero l’ultimo fatale cambio effettuato. Come se ad allungare il recupero oltre il lecito non fosse stato l’arbitro stesso (quattro minuti anziché tre); come se era scritto che a passar la palla all’avversario fosse Pastore prima e Migliaccio, dopo; come se sul cross dell’uruguagio, Maggio sbagliasse di piede ma incocciasse di gluteo… “Chi dice che abbiamo perso per quel cambio all’ultimo secondo, dice una sciocchezza… Abbiamo perso perché era scritto così!”, diceva Rossi alla vigilia di Palermo-Parma e si vedeva che era seccato assai ma non gliela voleva dar vinta e così glissava, un po’ gigioneggiando con i proverbi e le massime d’antica saggezza: “Se azzecco un cambio sono un genio sennò un vero somaro Quel che conta è dimenticare Napoli, voltare pagina, altrimenti il Parma diventerà ancora più forte di quel che è già!”. E diceva bene, il bravo e saggio Rossi, che conosce come vanno le cose del calcio, che non è poi tanto diverso da come vanno le cose nella vita: un giorno sei un santo e l’indomani un diavolo; tutto sta regolarsi, cioè non esaltarsi per i complimenti né deprimersi per le critiche. Anche quando sono gratuite o perfino cattive, come dopo il gol beccato a Napoli al 95’. Io penso di conoscerlo bene ormai il grande Delio Rossi; so quant’è permaloso ma so pure che ci vuole naso per accorgersene, perché lui ama tener dentro le sue “cosucce”, specie se brutte, come l’ironia feroce di taluni cronisti, all’indomani di Napoli-Palermo. Lui preferisce aspettare, frena gi ’istinti; sono cattivi consiglieri e non portano mai lontano. Ecco perché, per la prima volta da quando allena il Palermo, non si è presentato in sala stampa dopo una partita: “Ero incavolato - ha spiegato qualche giorno dopo – ed ho preferito aspettare momenti migliori!”. Un’altra delle sue frasi preferite è: “Sono io che faccio le scelte… Sono pagato per questo!”. Ed è sempre pronto a pagarne le conseguenze. E ieri, infatti, una scelta l’ha fatta, dopo il pessimo avvio di partita col Parma ed il gol sul groppone: ha tolto nientemeno che Javier Pastore, l’idolo della curva. Che, al primo impatto, si è pure lasciato sfuggire qualche fischio, che si è trasformato d’incanto in applauso perché in campo c’era Pinilla il guerriero, uno che affonda i colpi e che sigla d’impeto il gol del pareggio. 1-1 e partita tutta da riscrivere, parola per parola. La squadra rosanero, quella ammirata tante volte, buon ultima nella partita contro la Roma, rieccola! E’ la squadra forgiata con pazienza certosina da Delio Rossi, che gioca un gran bel calcio, capace di andare in gol come e quando vuole. Lui lo sa, per questo anche dopo la beffa di Napoli non si è preoccupato granché, l’unico fra tanti, perché sa di cosa parla. E se sostituisce un’icona come Pastore, sa quel che fa (e quel che rischia, ma fa parte del suo lavoro); se parte col giovane Rigoni e Bacinovic in cabina di regia, sa quel che fa; se poi lo sostituisce con Liverani, spostando Bacinovic venti metri più avanti sa quel che fa. Ed infine, se sul 2-1, a partita ancora in bilico, sostituisce Miccoli con Kasami, il ragazzino, sa quel che fa. E quel che rischia. E sono tutte scelte difficili, che lui però effettua con piglio deciso, come si addice ad un vero capo, perché lui questo è, un vero capo, anche se non ne ha il cipiglio e preferisce il sorriso all’occhiata di traverso. E Pinilla fa il pareggio, Liverani riagguanta – come non l’avesse mai lasciata – la bacchetta del direttore d’orchestra ed infine Kasami prima impegna Mirante nella sua parata più bella poi lo trafigge in combutta con Zaccardo su un copo di testa che sembra una rasoiata. Se non è fare le scelte giuste questo! Bene, a questo punto mi piacerebbe leggere di un Delio che colpisce nel segno, senza sbagliare una mossa e mi piacerebbe leggerlo da parte di chi lo ha seppellito di perfida ironia dopo quel cambio maledetto del San Paolo.