"Io in realtà calcolo il tempo a partire dal 22 marzo, giorno dell’operazione. Ho 'rosicato' abbastanza, se proprio dovevo farmi male avrei preferito in partita. È stato un infortunio stupido, ma può capitare. In allenamento non ti confronti solo con situazioni di gioco, ma anche con il terreno e, in questo caso, i materiali". Lo ha detto Emil Audero, intervistato ai microfoni de "Il Secolo XIX". Nel mese di marzo, il portiere della Sampdoria è stato operato alla spalla destra sublussata durante un allenamento.
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Sampdoria, Audero: “B difficile, ecco cosa serve. Futuro? Vediamo piani e ambizioni”
L'INFORTUNIO - "Ho capito subito che l’operazione sarebbe stata la scelta più saggia. A parte che la terapia conservativa sarebbe stata complicata, un’eventuale recidiva poteva procurarmi danni grossi. Ricordo di essere rimasto in silenzio, non ero preoccupato ma ma proprio inca....o. Fermarmi in quel momento è stata una botta. Perché eravamo ancora nel pieno del campionato, con tante partite davanti e nulla di deciso in classifica. E poi per una questione più personale, ero il capitano, sentivo che stavo dando una mano ai compagni. Ho avuto bisogno di qualche giorno per metabolizzare e poi mi sono subito focalizzato sul recupero".
IL RECUPERO - "A che punto sono? Secondo me, buono. Se fossi un calciatore di movimento sarei già convocabile. Ma sono un portiere e ho bisogno della spalla al 100%. Da tre settimane ho iniziato a allenarmi gradualmente in campo con il preparatore De Bernardin, uscite, parate a terra. Mentalmente l’infortunio è dimenticato. Sono in discesa, ma una discesa dove bisogna accelerare. Tuffarmi non è un problema, ma il volo plastico non lo faccio ancora. Continuerò a lavorare a Bogliasco, una sola settimana di vacanza a fine mese, ma senza interrompere il programma di recupero. L’obiettivo è essere pronto per il ritiro, se non il primo giorno, almeno durante. È fondamentale partire con la condizione fisica giusta".
IL CLUB -"Per la Samp penso che il passaggio di proprietà sia stata una sorta di liberazione non solo per i tifosi, ma anche per i dipendenti della sede, fisioterapisti, magazzinieri... Era evidente che non si poteva lavorare sereni. So che mancano ancora dei passaggi all’ufficialità, mi auguro ci sia un futuro consono al nome della Sampdoria. Siamo andati a un passo dalla catastrofe. A maggior ragione ci vuole un futuro programmato, strutturato e serio, la Samp è una cosa seria. Ultimamente invece non si aveva più questa sensazione".
SERIE B -"Difficilissima, chi non la conosce deve fare uno switch mentale. La differenza con la A è davvero ampia tecnicamente. Bisogna essere predisposti a sporcarsi pantaloni e maglietta, a fare un certo tipo di partite, a giocare in certi campi. Se non lo sei, prendi delle bastonate. Stagione lunga, classifica corta. La Samp sarà sempre la squadra da battere, devi essere sempre sul pezzo. In B non vince la più forte, ma quella attrezzata meglio. Conta il talento, ma il calciatore giusto per la categoria conta forse di più. Io ho fatto la B con il Venezia (2017/18) e mi ero anche divertito, ma si trattava di una situazione e di un contesto diversi".
FUTURO -"Mi girano delle pagine e io le leggo. Rispondo, 'Sanno tutto gli altri evidentemente. Io, niente'. A oggi è prestissimo parlare del mio futuro. Non sarebbe corretto e non ne ho la volontà. Penso a recuperare, aspetto anche di conoscere i programmi e le ambizioni della nuova proprietà. È normale che i nomi dei calciatori della Sampdoria girino già ora, è una conseguenza della situazione societaria. Vedremo che succederà".
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