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Roma, Emerson Palmieri: “Palermo? In squadra avevo un amico. Parlai con Spalletti, Totti mi disse…”

Francesco Totti abbraccia Emerson Palmieri

Il laterale brasiliano, infortunatosi al ginocchio nell'ultima giornata dello scorso campionato, ha ripercorso i suoi inizi di carriera. Un passaggio in rosanero prima di esplodere nella Roma

Mediagol2

Una massima, sempre attuale, sostiene che sia decisivo nella vita di ognuno di noi trovarsi al posto giusto al momento giusto.

Emblematica in tal senso la parabola professionale del laterale brasiliano della Roma, ex Santos e Palermo, Emerson Palmieri, che ai microfoni di 'ultimouomo.com' ha ripercorso l'intero e tortuso percorso compiuto in carriera. Dagli inizi difficili in Brasile, all'approdo in Italia, dall'attimo fuggente in cui  catturò l'attenzione di Walter Sabatini, fino al grave infortunio dello scorso maggio, patito proprio nel momento più alto della sua carriera.

ADDIO TOTTI - "Era un giorno bellissimo. Il giorno dell’addio di Totti, io avevo ricevuto la convocazione in Nazionale e avevo già la mia roba negli spogliatoio per andare a Coverciano. Sei giovane, sei forte. Hai il futuro davanti. Il momento in cui Totti si ferma a parlare con me lo porto nel mio cuore. È una di quelle cose che potrò raccontare ai miei figli e ai miei nipoti: la fortuna di aver giocato con Totti e di aver trascorso quel giorno con lui".

IL SANTOS E NEYMAR - "Il momento più difficile della mia carriera, dopo la partita con il Porto. Quando arrivi in Nazionale cominci a vederti come un calciatore. Neymar? Un’altra cosa che potrò raccontare ai miei nipoti è aver giocato con lui. In allenamento col pallone fa delle cose che tu neanche ti immagini. Marcarlo è impossibile, non sai se andrà a destra, a sinistra, o se proverà a farti un tunnel".

PALERMO E GLI INIZI ALLA ROMA - "Palermo? Non me lo aspettavo. Avevo da poco rinnovato il contratto, sembrava che la società volesse puntare su di me, contavo sul fatto che col tempo sarei diventato titolare. Più che a livello tecnico è stato difficile a livello umano: uno spogliatoio diverso, cultura diversa, senza brasiliani. Sono diventato amico dell’unico portoghese in squadra, Joao Silva, che mi ha aiutato. Però è stato davvero pesante. Match in maglia rosanero all'Olimpico? Senza quella partita a quest’ora non sarei qui. Nessuno lo sa ma prima di quella partita ho passato tante cose. Mi sono fatto male alla caviglia e sono rimasto fuori due mesi e e mezzo. Tutti mi dicevano che non sarei riuscito a giocare quella partita. Ma volevo giocare a tutti i costi e ho fatto delle infiltrazioni per esserci e ho fatto bene perché quella partita ha cambiato tutto". 

IL DERBY E IL GOL AL VILLARREAL - "Ho commesso un errore grave: è importante che lo riconosca. In quel momento tutti mi dicevano che non potevo giocare nella Roma, così mi sono seduto con Spalletti per decidere il mio futuro. Il mercato era aperto e magari potevo andare in prestito da qualche parte. Ma col mister abbiamo deciso che sarei rimasto per dimostrare il mio valore. Quando cominci a giocare, prendi fiducia, ne giochi 5-6 di fila, è normale che le cose iniziano a uscire. Il derby è stata una delle mie migliori partite. Marcavo Felipe Anderson che conosco da tanto tempo, abbiamo fatto le giovanili del Santos insieme e sono riuscito a marcarlo bene. Gol al Villarreal? Sono avanzato, avevo la palla sul destro ma non avevo nessuno a cui passarla quindi ho tirato. Contro il Sassuolo era più difficile. Era un cross di Radja e la palla rimbalzava, dovevo tirare ma pensavo di mandare la palla fra i tifosi, e invece appena ho calciato ho sentito che mi era uscita bene, ho pensato “mamma mia che gol”, e invece ho preso la traversa".