di Leandro Ficarra
primo piano
FOCUS: UNA NITIDA ISTANTANEA CON VISTA SUL MERCATO
La compagine di Ballardini tiene il campo dignitosamente ma non riesce a pungere un avversario nettamente superiore. Organizzazione e cuore virtù encomiabili ma deficit di qualità in mezzo al campo ed inconsistenza del comparto offensivo...
Nessuna sorpresa. Rapporto di forze tra le due contendenti marcato e preventivabile. Il Sassuolo assurge a modello virtuoso del nostro calcio. Lungimiranza, sinergia, progettualità. Sul piano tecnico e manageriale.
Filosofia gestionale fedelmente trasposta sul campo dagli uomini di Di Francesco. Organico che straripa di qualità dipanando il suo calcio sul filo di sincronismi perfetti, corroborati da tempo e lavoro. Bruttissimo cliente per un Palermo che è ad oggi un cantiere aperto, laborioso ma fatiscente. Fragile nei suoi pilastri che non sembrano in grado di reggere il peso della categoria.
La compagine di Ballardini ha tenuto dignitosamente il campo al cospetto di un avversario nettamente superiore. Organizzazione, equilibrio, intensità non fanno difetto a questa squadra. Coesione ed identità nelle due fasi di gioco sono tangibili. Virtù che inevitabilmente si sfaldano di fronte al deficit evidente in termini di qualità e personalità. Cifra tecnica troppo modesta, individualità inadeguate ad incidere significativamente al livello di massima serie.
Lacune strutturali che emergono impietosamente nella zona nevralgica del campo, orfana di un playmaker che conferisca fosforo e lignaggio alla manovra. Estendendosi al reparto offensivo in cui un infruttuoso mix di inconcludenza e talento acerbo genera frustrante sterilità. Limiti da colmare inderogabilmente in sede di mercato. Esigenza imprescindibile per acquisire un grado credibile di competitività nella corsa salvezza. BrunoHenrique e Bouy possono essere innesti importanti ma serve anche altro.
Il match contro gli emiliani ha fornito una nitida istantanea sullo stato delle cose. Il Sassuolo ha disposto del controllo della sfera e della partita per l’intera prima frazione. Proprietà di palleggio e fluidità in sede di costruzione, dinamismo e tecnica sopraffina nell’incedere del tridente offensivo. Magnanelli, Sensi e Mazzitelli, piedi e pensieri di velluto elevati al cubo. Berardi, Defrel e Politano, riferimenti mai statici e funzionali con i loro tagli a cadenzare sovrapposizione degli esterni bassi ed inserimenti degli intermedi.
Il Palermo si è saggiamente rannicchiato su se stesso. Attento a mantenere ordine e densità, a restare corto, a non lasciarsi campo alle spalle. La fase di non possesso l’ha fatta benino. Con sacrificio e cooperazione tra i reparti. Concedendo ai neroverdi il giusto. Non aveva la forza di prendere alti gli uomini di Di Francesco. Li ha arginati all’altezza della propria trequarti.
Quando ha recuperato la sfera balbettava la bozza di uno spartito. In assenza di un metronomo che dettasse tempi e tracce nella distribuzione del gioco, troppe volte si è ricorso al lancio lungo da parte di centrali difensivi ed esterni. Soluzione facile preda dei centrali emiliani poiché Balogh non l’ha presa mai e Quaison non ha chiaramente i movimenti da terminale offensivo. Il solo Bentivegna ha mostrato pregevoli qualità tecniche e lucidità nella gestione predicando nel deserto. Unico tema offensivo le folate generose dell’ encomiabile Rispoli. Dato esplicativo della totale mancanza di peso, risolutezza e profondità in avanti.
Posavec si è arreso solo al rigore di Berardi. Sfoderando un paio di buoni interventi e serenità nell’ordinaria amministrazione. Rajkovic ha macchiato la sua gara peccando di imperizia ed eccesiva foga nei momenti chiave. La ripresa ha visto un Palermo più intenso e generoso ma non meno spuntato.
Balogh ha dimostrato che dovrà lavorare ancora e molto per proporsi a questi livelli. Nestorovski ha nerbo e mestiere ma, a primo acchito, non ci sembra possegga la statura tecnica per fare sfracelli nei sedici metri. Quaison meglio da esterno offensivo che da falsissimo nueve. Esplosivo a tratti ma fumoso ed incompiuto in ogni sua giocata.
La generosità con cui il Palermo ha alzato ritmo e baricentro nella seconda frazione ha trascinato il pubblico. Il Sassuolo ha attivato la modalità stand-by. Hiljemark e Gazzi sono cresciuti, alimentatando la manovra con linearità seppur senza lungimiranti acuti, non nelle loro corde. Bentivegna ha provato a venire tra le linee per fare da raccordo ed innestare le sovrapposizioni perenni di Rispoli. Aleesami sull’altro fronte ha rotto gli indugi, dopo un primo tempo prudente e di non pochi imbarazzi in fase di copertura. Forcing generoso ed anche lineare. Sviluppo sulle corsie e serie di cross alla ricerca vana delll’ombra di un finalizzatore in maglia rosa. Il rapido e talentuoso Sallai è stato l’unico a scaldare le mani a Consigli. L’ingresso di Embalo ed il passaggio ad una sorta di 4-2-3-1 non sortiscono gli effetti sperati. Gli applausi riservati agli uomini di Ballardini a fine gara esprimono il consenso maturo di un pubblico che ha riconosciuto dedizione, voglia e serietà ad un gruppo evidentemente incompleto per gli standard delle categoria.
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