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Reggiana-Palermo: tre punti e work in progress: criticità, carattere e la via del come

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Il Palermo di Eugenio Corini ha vinto al Mapei Stadium contro la Reggiana, nel match valevole per la terza giornata di Serie B. La prestazione dei rosanero ha lasciato in dote diversi spunti di riflessione interessanti.
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di Anthony Massaro

"La frase indispensabile in qualsiasi progetto è: come fare le cose. Apparteniamo a un'epoca e a una società in cui tutto ciò che è un trionfo viene benedetto e tutto ciò che non è trionfo non viene perdonato. Ma il modo in cui si fanno le cose è più importante di quello che si ottiene".

Il monito di Marcelo Bielsa sarebbe da controfirmare col sangue, e non solo da chi ha una vera adorazione per il Loco, ma in modo ulteriore, da chi segue o comunica su questo meraviglioso sport e che dovrebbe interessarsi anche se non soprattutto del “come”. I numeri si possono anche girare come li si vuole, così come algoritmi, percentuali, raffronti e paragoni. Le prestazioni, invece, difficilmente si possono raccontare a proprio piacimento, ovviamente, anche se restano materia parzialmente opinabile, in relazione ad angolazioni e sfumature che l'interlocutore tende a mettere in risalto.

Questo è il caso di Reggiana-Palermo, sfida che ha sorriso ai rosanero e celebrata in linea di massima come vittoria convincente e base solida da cui ripartire. Gara dove il “come” dovrebbe essere analizzato con ancora più cura e profondità. Per una squadra che ambisce dichiaratamente al vertice, diventa fondamentale distinguere ciò che è realmente formativo da quello che è dannoso. Il caso contrario creerebbe un grossolano errore di valutazione, tanto da rivelarsi enormemente faticoso da risolvere lungo il percorso.

I primi 42’ della squadra di Nesta - in parità numerica - si sono rivelati un tornado di organizzazione, sincronismi perfetti, armonia e fluidità di manovra. Piglio da squadra vera, ritmo forsennato e coralità. Tracce codificate e buone  individualità, una su tutte quella di Portanova. La Reggiana - nonostante l’iniziale svantaggio firmato Lucioni - ha fatto meglio sul piano del gioco del Palermo nella prima frazione. Primo tempo rosa, scolastico, piatto e acceso da due guizzi. Un perfetto schema su palla inattiva, che certifica il lavoro profondo dello staff tecnico nella fattispecie, una felice intuizione in ripartenza sull'asse Brunori-Di Mariano-Segre: spizzata del capitano su una palla sporca, splendida verticalizzazione del dieci a premiare l'ottimo inserimento nello spazio di Segre e provocare la conseguente espulsione di Marcandalli.

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La superiorità numerica figlia di un rosso comminato al giocatore avversario - ancora una volta - ha messo la strada in discesa per la compagine del capoluogo siciliano, brava nel non ripetere l’errore di Bari e concentrata nel ritornare in vantaggio dopo il pareggio episodico dei padroni di casa con il subentrato Lanini. Ottime le prove di Segre e Di Mariano, ordinato il debutto di Lund, rivedibile ed un po' in sofferenza in fase difensiva, decisivo l'ultimo scorcio di match di Insigne, dal cui talento si auspica una maggiore continuità e risolutezza nell'arco di tutti i novanta minuti. Un plauso anche a Valente e Soleri, autori del terzo ed ultimo gol della formazione rosanero al Mapei Stadium.

Come a Bari, la performance del Palermo nei primi quarantacinque minuti, in condizione di parità numerica, è stata lacunosa. Rosa opaco per un'intera frazione di gioco al San Nicola così come al Mapei Stadium. Il solito canovaccio: Palermo macchinoso, impreciso, talvolta slegato e raramente pericoloso. La squadra di Corini ha faticato a trovare fluidità di manovra e profondità, fino all'espulsione di Marcandalli, non mettendo quasi mai Brunori e soci di reparto in condizione di rendersi pericolosi e battere verso la porta di Bardi. Raramente è riuscita a tenere palla sopra, alzare il baricentro, riproporsi in maniera fluida ed organica dalle parti della retroguardia di Nesta. Ha subito il costante forcing granata rannicchiata a protezione della nuova e traballante linea difensiva.

I rosa hanno perso troppi contrasti d’impatto sulle seconde palle nel primo tempo. La sfida del Mapei Stadium, a pochi minuti dall'intervallo, per qualità, intensità, trame e flussi di gioco vedeva la Reggiana menare le danze. Inerzia ribaltata come un calzino dalla galoppata di Segre al 42’,  splendidamente imbeccato dall'assist di Di Mariano, preludio del  rosso di Marcandalli, per l’intervento falloso sul centrocampista ex Torino.

Dato esplicito quanto clamoroso quello che vede Matteo Brunori protagonista. Il minuto 53’ è lo stesso che vede il capitano rosanero muovere la prima giocata pericolosa tra le parti di Bardi. Quasi un ora di gioco, priva di rifornimenti per un reparto offensivo che presenta un Roberto Insigne in crescita sul piano delle performance ed un Francesco Di Mariano devoto in maniera esponenziale al sacrificio.

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Dopo il gol di Lucioni - nato sugli sviluppi di uno stuzzicante schema su corner - che ha aperto le danze della stagione rosa, il tifoso del Palermo ha dovuto attendere che la formazione di Nesta perdesse un uomo e calasse fisicamente (evento accaduto dopo il cinquantesimo) per vedere la propria squadra iniziare a prendere in mano la gara, reagendo con lucidità e carattere al pari emiliano firmato Lanini.  Gol subito ingenuamente su palla inattiva, patendo  una ripartenza evitabile dal binomio Lanini-Varela da cui è nato il corner letale. Qualcosa è forse mancato nella circostanza in termini di aggressività e attenzione, col Palermo che, proteso in pressing  ultra offensivo ha fatto uscire la Reggiana in palleggio facendosi poi prendere di infilata. Apprezzabile la capacità della squadra di prendersi gli spazi offerti da una squadra in debito di ossigeno ed energie, che si è allungata ed ha subito alla distanza il maggior tasso tecnico della formazione di Corini. Diverse palle gol e le reti di Jacopo Segre ed Edoardo Soleri. Azzeccate ed opportune le mosse e le interazioni dalla panchina nella ripresa, Henderson, Aurelio, Valente, Soleri e Stulac, ognuno con proporzione diverse, hanno avuto un impatto positivo elevando la prestazione complessiva della squadra in quel frangente di match. La ricerca di un impianto di gioco fluido e dominante, passa dal lavoro settimanale, dal perfezionamento di sincronismi e trame codificate, dalla crescita in termini di condizione e sinergia reciproca dei singoli. Margini inesplorati e modalità work in progress fisiologici dopo soltanto centottanta minuti di campionato. Tuttavia Corini sa che dovrà curare, ed in parte rivisitare alla luce dei nuovi innesti, questo aspetto. Conscio che, affrontando avversari più strutturati e di maggior caratura, in parità numerica per tutti i 90’, possono pericolosamente riemergere limiti ed imperfezioni tattiche, tecniche e mentali, spesso celati dal risultato come nella sfida di Reggio Emilia.

Il tecnico lavora alla ricerca di un identità tattica e mentale il più brillante possibile. Per ottimizzare al meglio il potenziale tecnico dei numerosi big arrivati in questa sessione di mercato, rendendoli funzionali alle esigenze collettive. L'obiettivo dello staff tecnico e l'auspicio del tifoso è quello di vedere muovere sul rettangolo verde una squadra dall'indole propositiva, animata da aggressività e coraggio. Cercare di essere squadra ed imporre sul manto erboso il  proprio spartito, ricordando che sul campo ci sono sempre anche gli avversari. Aggredire il match con costanza e senza titubanze fin dal fischio d'avvio, non soltanto esclusivamente nel momento in cui l’avversario cala o perde un uomo. Un traguardo il cui raggiungimento  passa da un lavoro graduale e certosino, ma che il Palermo ha tutte le carte in regola per centrare.

La dote fin qui conquistata in termini numerici costituisce un buon viatico che consentirà di lavorare con serenità sulle criticità emerse in questi primi 180’ minuti di campionato, con l’auspicio che si riesca a sviluppare ed ottimizzare l'enorme potenziale che quest'organico lascia intravedere in relazione agli standard della categoria.

 

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