"Il PSG ha marcato la mia carriera: è il club dove sono rimasto più a lungo, mi sono fatto tantissimi amici ed è la città dove sono nati i miei figli. Lì sono stato felice". Così Javier Pastore, intervistato ai microfoni di "Gianlucadimarzio.com". Diversi i temi trattati dall'ex fantasista di Palermo, Roma e Paris Saint-Germain: dai sette anni trascorsi sotto la Torre Eiffel, dal 2011 al 2018, alla sua esperienza in quel di Palermo. Ma non solo...
EX PALERMO
Pastore: “Sabatini mi rimproverava. Dopo Palermo volevo il Milan, ma Zamparini…”
PSG -"Ho un rapporto molto bello con la gente: qualcosa che ho trovato anche da altre parti, ma per il tempo che ci sono stato il legame si è fatto più forte. Il ricordo migliore resta il mio primo campionato vinto, perché lo desideravamo tantissimo e la società era in crescita. Il primo anno ci è sfuggito per un punto, il secondo è stata un’esperienza bellissima che ricorderò per sempre. Non so se sono stato l’argentino più amato a Parigi, non voglio paragonarmi ad altri. Sono consapevole che la gente mi vuole tanto bene: il loro affetto è lo stesso che ho provato a ricambiare io sul campo. Un qualcosa che abbiamo costruito piano piano, ma oggi c’è un amore tra me e la tifoseria molto bello. Non mi piace come hanno trattato Messi, così come se fosse accaduto a qualsiasi altro compagno. Ma il calcio e i tifosi sono così, decidono loro a chi voler bene o meno… Per Leo ha inciso tanto il Mondiale vinto proprio contro la Francia. Ogni cosa un po’ negativa gliela facevano pesare un po’ di più perché aveva vinto l’Argentina. Ma non saprei dirti di più, non mi piace quando si parla male di un giocatore. Anche di me hanno parlato male in altri luoghi, ma ogni tifoso o persona può pensarla come vuole".
COL PALERMO -"Le gare giocate contro il Milan? Sono sempre state partite speciali perché era la squadra in Italia che mi piaceva di più. C’erano giocatori come Kaka, Pirlo e Gattuso con cui giocavo alla Playstation e per me erano degli idoli. Le partite che ho giocato col Palermo le abbiamo vinte quasi tutte sia in campionato che in Coppa Italia. Il Milan era la squadra in cui sarei voluto andare dopo Palermo. Mi avevano cercato, ma alla fine con Zamparini abbiamo optato per il progetto del PSG: mi avevano detto che volevano vincere in Francia e in Europa, e per farlo avrebbero preso i migliori giocatori al mondo ed è quello che è successo. Negli anni poi ci sono stati dei contatti per tornare in Italia e il Milan era interessato, ma la mia scelta è sempre stata quella di rimanere a Parigi".
SU SABATINI -"Dopo tutte le partite mi rimproverava. Ogni lunedì mi faceva andare nel suo ufficio al Barbera le mi mostrava tutti gli errori che avevo fatto. Mi diceva: 'Abbiamo vinto, abbiamo giocato bene, però devi vedere questo. Qua hai esagerato, qui hai fatto un tunnel in più o un tacco e non ce n’era bisogno, già vincevamo'. Altre volte mi faceva vedere dei dvd di un’ora e mezza con tutte le partite di quel mese e tutti i miei errori, come posizionamenti sbagliati o qualche corsa in più. Lui è stato un referente per me, mi ha portato in Europa e mi ha aiutato molto perché mi ha fatto crescere tanto e in poco tempo. La standing ovation del Meazza in occasione dell'andata della semifinale di Coppa Italia 2011 terminata 2-2 con un mio gol e un assist per Abel Hernandez? Per un giocatore, l’ovazione di uno stadio di un’altra squadra è bellissimo. Io in quel momento ero in crescita, arrivavo dalla tripletta nel derby. Mi è successo anche con la Fiorentina, quando mi hanno sostituito quasi alla fine della partita e tutto lo stadio si è alzato in piedi ad applaudirmi. Milano e Firenze sono stati 2 episodi molto gratificanti: sono stati incredibili".
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