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Palermo, timori preliminari: umiltà, pazienza e coraggio per sperare di far festa…

Palermo, timori preliminari: umiltà, pazienza e coraggio per sperare di far festa…

Il Venezia ammirato contro il Perugia è davvero un avversario temibile per la compagine rosanero: cuore, intensità ed attenzione conteranno più di ogni altro elemento tecnico-tattico per riuscire a superare l'arduo ostacolo che separa il...

Mediagol77

di Benvenuto Caminiti

Dopo aver visto in tv le due partite dei preliminari dei play off mi tremano le vene dei polsi e mi tornano in mente, profetiche, le parole di mister Stellone, al termine dell’ultima partita, quella vinta contro la Salernitana: "Nei play off più che la tecnica, più che la tattica, contano la grinta, la corsa, la mentalità: quelle mostrate, per l’appunto, dalle due outsiders Cittadella e Venezia". 

Già, il Venezia, che ci aspetta come un lupo aspetta la sua preda, mercoledì sera per sbranarci col suo gioco fatto di ripartenze veloci e calci piazzati, lungamente studiati a tavolino.

Affrontarlo a viso aperto ci sta; non ci sta, invece, esporsi ai suoi contropiedi, che saranno pure “gioco all’italiana” ma considerarlo superato è da stupidi e presuntuosi, perché il calcio è fatto essenzialmente – come diceva il grande Fascetti – di spazi ed attimi rubati all’avversario.

Domenica il Venezia, per una buona mezzora, ha lasciato sfogare il Perugia, per poi colpirlo a morte, alla prima occasione utile: un fendente da fuori area dello sloveno Stulac, come fece anche contro il Palermo.

Sbloccato il risultato, per il  Venezia il gioco era praticamente già fatto perché il Perugia si è ancor di più sbilanciato in avanti offrendo enormi spazi ai vari Litteri, Geijo, per non parlare delle incursioni dalle fasce di Garofalo e Bruscagin.

Una, due, tre volte il Venezia è andato in gol e poteva pure dilagare perché Nesta, di rosso vestito, si agitava in panchina ma non trovava le contromisure, e dire che lì davanti dispone di due bomber mica da niente, come Cerri e Di Carmine.

La verità è che l’allenatore è mestiere conturbante ma aspro e spesso ingrato e, per esercitarlo, ci vuole tanta pratica e mangiare così tanta polvere da restarne soffocati. Invece il presidente umbro, esonerando Breda all’ultima di campionato, ha pensato di fare il colpaccio e… passare alla storia: “Ora ci penso io!”, si sarà detto e con una telefonata interoceanica ha fatto venire dall’America l’ex centrale di Lazio e Milan: “Vuoi diventare famoso?”, gli ha chiesto. E alla risposta affermativa del romano, ha aggiunto: “Allora, pianta tutto e torna in Italia!”.

E l’avete visto tutti che “ambientino” ha trovato Nesta al “Penzo”di Venezia e, soprattutto, con che tipo di calcio si è dovuto cimentare…

E  si è subito arreso.

Nel pomeriggio, c’era stato l’altro preliminare, quello tra Cittadella e Bari, un’autentica battaglia durata centoventi minuti, che ha rischiato in più di un’occasione di trasformarsi in rissa e caccia all’uomo perché l’arbitro Ghersini non  ha mostrato il polso necessario per spegnere, sin dalle prime scintille, i vari focolai che si accendevano.

E’ passato il Cittadella, squadra egregiamente plasmata da Venturato per giocare sempre, pure se passa in vantaggio e altri gestirebbero e farebbero solo melina. Così l’ha spuntata sul fortissimo ma discontinuo Bari, che, passato in vantaggio, invece di accentuare la spinta, l’ha frenata così che il Cittadella ha preso in  mano le redini del gioco e l’ha schiacciato nella sua area. Prima pareggiando con un missile terra-area di Bartolomei e poi passando in vantaggio con un gran tiro al volo dello stesso Bartolomei che nessun portiere al mondo avrebbe potuto parare. Sembrava fatta, ma con due squadre che sanno giocare al calcio come Bari e Cittadella, mai dire mai. Così è entrato “nonno” Brienza e ha subito impresso sulla partita il marchio della sua classe cristallina, che non  conosce tramonto. E “Ciccio” nostro, ha prima offerto un paio di assist al bacio ai suoi attaccanti, tra i quali era stati inserito anche il masssiccio Cissè e poi, visto che … da soli non ce la facevano, ha provveduto di persona siglando il gol del 2-2, che dava l’avvio ai supplementari.

A questo punto, sembrava il Bari la squadra psicologicamente avvantaggiata ed invece ancora una volta è venuto fuori il team di Venturato, col suo gioco arioso e spettacolare, che non conosce rinuncia né speculazione…E il Bari ha perso la testa e ha finito in nove e perfino il mite Brienza si è fatto buttar fuori per un intervento a forbice da dietro, che lui è solito subire e non  commettere..

Come dicevo all’inizio, viste le due partite del preliminare, mi tremano le vene dei polsi: battere il Venezia non  sarà facile, tutt’altro. Ci vorrà tanta pazienza. Ci vorrà tanta umiltà. Bisognerà prenderli d’anticipo, i ragazzi di Inzaghi:  far fare loro la partita e ripartire appena possibile. Sì, ma come? Con quali frecce all’arco? Beh, direi con  la forza e il dinamismo di Rolando, le sgroppate sulle fasce di rimessa di Rispoli e Aleesami e gli spunti di genio di Coronado. Ai gol, se le occasioni fioccheranno, ci penseranno La Gumina e Nestorovski, se nel frattempo sarà tornato quello di una volta.

Pareggiare a reti inviolate al Penzo e poi, al “Barbera”, sfruttare i trentamila che lo trasformeranno in una bolgia, e volare in finale anche con un golletto segnato al 90’.

Che festa che vivremmo, la volta dopo, sempre al “Barbera”, per la finale che ci riporterà in  serie A non sarà per niente diversa da quella storica del 29 maggio del 2004.