serie b

Palermo, polvere di…Stellone: intensità, coraggio e trasformismo! Quale modulo per la A?

Palermo, polvere di…Stellone: intensità, coraggio e trasformismo! Quale modulo per la A?

Un impatto comunque caratterizzante sotto il profilo tattico e mentale nonostante limiti e criticità della squadra permangano di difficile risoluzione. Tra infortuni e precaria condizione fisica, quale il vestito tattico ideale per il Palermo,...

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Una full immersion per Roberto Stellone.

Il tempo non è certamente alleato del tecnico romano chiamato alla non facile impresa di instillare concetti propri al suo credo calcistico e risollevare la condizione, atletica e mentale, di una squadra che rischia di vedersi scivolare dalle mani l'obiettivo della promozione diretta.

Il tutto in un lasso temporale estremamente esiguo: mancano soltanto tre gare al termine della regular season. Agguantare il secondo posto in 270 minuti, viceversa toccare imboccare il sentiero parallello, ed estremamente tortuoso, dei playoff.

Qualche segnale confortante nel corso del match contro il Bari è emerso. Tracce embrionali dell'impronta che l'ex tecnico del Frosinone vorrebbe conferire alla sua squadra.

Baricentro alto, linea del pressing protesa sulla trequarti avversaria, ritmo, intensità e calcio verticale, rapido ed essenziale, senza troppi sofismi, finalizzato all'attacco degli spazi ed alla costante ricerca della profondità. Almeno sul piano dell'atteggiamento e dell'interpretazione della gara, i calciatori sembrano aver già iniziato a recepire, e trasporre sul terreno di gioco, il verbo calcistico del nuovo tecnico. Bene nelle intenzioni e nell'applicazione corale, molto meno in termini di qualità d'esecuzione ed efficacia da parte dei singoli interpreti. Poche le conclusioni a rete, e non abbastanza pericolose, per legittimare supremazia territoriale ed ambizioni di vertice.

Chiaramente siamo all'alba di un nuovo ciclo, quindi il processo di conoscenza del gruppo, in termini di qualità e attitudini delle singole risorse in seno all'organico, è ancora ai minimi termini.

Stellone, coadiuvato dal suo staff, sta lavorando scrupolosamente e senza sosta per acquisire sempre maggior cognizione di causa su vizi e virtù della rosa a sua disposizione.

L'obiettivo è comprendere, quanto prima, quale sia il modulo idoneo per esaltare al meglio le caratteristiche dei calciatori a sua disposizione.

Contro i pugliesi il tecnico ha alternato vari dispositivi tattici a gara in corso. Evoluzioni figlie della sua conclamata versatilità strategica ma anche delle contingenze legate alle numerose defezioni legate agli infortuni.

Palermo partito con un 4-4-1-1 di base in fase di non possesso che diveniva 4-2-3-1 quando la compagine rosa tesseva manovre e trame offensive, provando ad attaccare la porta avversaria.

Rispoli ed Aleesami palesemente più bloccati da esterni bassi, più votati alla cura delle diagonali difensive e meno protesi in fase propulsiva sulle corsie. Il gioco vale la candela?

Molto bene Rolando quando si alzava sulla trequarti avversaria sul centro sinistra, quasi sulla linea di Coronado e Gnahoré sul fronte opposto, in un ruolo a metà tra esterno offensivo e mezzala d'inserimento. I tre formavano un tridente tangibile alle spalle di La Gumina, con Murawski e Chochev (in assenza di Jajalo) interni di centrocampo davanti alla retroguardia. Un 4-2-3-1 tangibile, appunto, in fase di possesso. A disagio Gnahoré, che non ha passo, frequenze ed attitudini adatte a galleggiare sull'esterno. L'ivoriano ha fatto un po' fatica nel nuovo sistema, non trovando mai i tempi per accorciare, inserirsi e proporsi come sua consuetudine.

Il lavoro di ripiegamento sulla corsia destra, a ricomporre il 4-4-1-1 in fase difensiva, non è propriamente nelle corde dell'ex Perugia. Con questo assetto, per quanto inedito, il Palermo ha tenuto bene il campo, restando alto, corto e aggressivo. Al contempo rischiando molto poco.

La rinuncia alla spinta costante di Rispoli ed Aleesami a tutta fascia ha un senso se riesci a trovare profondità e soluzioni, palla a terra ed in verticale, anche per vie centrali. Fondamentale in tal senso il movimento degli attaccanti, specie del terminale offensivo di riferimento deputato ad aprire varchi da attaccare per gli intermedi offensivi.

La Gumina si è mosso molto e bene, come spesso accade, dettando la profondità e tagliando talvolta sull'esterno per smagliare la linea barese. Grande dinamismo anche da parte di Coronado, Gnahoré e Rolando.  Tuttavia, anche per lettura e solidità della retroguardia di Grosso, la squadra rosa non ha fatto breccia né prodotto un numero rilevante di conclusioni a rete nel primo tempo.

Quindi, ad inizio ripresa il ritorno al 3-5-2 elastico (più 5-3-2) con Rispoli difensore centrale di destra e Rolando riportato esterno sulla stessa corsia.

Sul fronte opposto, alzato Aleesami eGnahoré riportato mezzala sinistra a fianco di Chochev e Murawski. Coronado e La Gumina tandem offensivo. Schema collaudato e familiare nei suoi principi di base. Depotenziato dall'utilizzo di Rispoli in un ruolo inedito e non incline alle sue attitudini. Fase della partita in cui il Palermo, che ha tirato il fiato dopo il dispendioso ritmo della prima frazione, si è un po'abbassato subendo il palleggio e l'iniziativa del Bari, faticando a trovare forza, lucidità e brillantezza per ripartire.

Stellone ha percepito l'impasse ed ha di nuovo cambiato le carte in tavola. Per fornire sollecitazioni, strategiche e nervose, ed instillare un input di coraggio che ottimizzasse le energie residue.

L'ingresso di Moreo per Gnahoré originava un nuovo reset tattico. Squadra nuovamente a quattro dietro.

Tale era il dinamismo degli uomini davanti che diventava complesso cristallizzare lo schieramento dell'ultimo scorcio di gara. A tratti un 4-3-3 con Rolando mezzala sinistra, a comporre una linea mediana con Murawski e Chochev, e l'ex Venezia largo in un tridente con La Gumina e Coronado.

A tratti un 4-2-3-1 (Moreo largo con Coronado e Rolando dietro La Gumina), talvolta addirittura un 4-2-4 ( Coronado e Rolando larghi, Moreo-Lagumina centrali, modello  doppio centravanti). Assetto che ha ridato linfa, metri e abbrivio nel finale di gara, in cui il Palermo ha cinto d'assedio il Bari creando prima una palla gol divorata da Moreo, quindi coniando la trama del vantaggio ( ottima torre della boa milanese, gol da attaccante di razza del palermitano). A conti fatti, l'ennesimo cambio di pelle ha sortito gli effetti sperati con Moreo che è entrato benissimo in partita, conferendo dinamismo e duttilità sul fronte offensivo, peso specifico e abilità nel gioco aereo in the box. 

Tutto questo, prima di subire inopinatamente il pari di Nené, complice una dormita difensiva, con Rispoli, non certo a suo agio in marcatura, che si faceva beffare nello stacco da Floro Flores, autore della torre decisiva per il pari del brasiliano. In mezzo l'ennesimo infortunio muscolare, questa volta è toccato a Struna rilevato da Dawidowicz, a complicare ulteriormente le cose per Stellone in vista del rush finale.

Il pari contro i pugliesi ha complicato terribilmente la corsa del Palermo in chiave promozione diretta. L'impatto del nuovo tecnico sulla squadra è comunque parso essere repentino ed in prospettiva proficuo. Atteggiamento, duttilità, interazione tattica a gara in corso.

Stellone vuole metterci subito del suo e comprendere in profondità attitudini e morfologia strutturale dell'organico a sua disposizione. In ottica playoff, prospettiva quanto mai plausibile, il lavoro del tecnico romano potrebbe risultare prezioso. Determinazione, vis agonistica ed intensità sembrano tarate in maniera idonea, dopo il torpore, desolante e disarmante, che aveva caratterizzato l'ultimo mese della gestione Tedino.

Infortuni e condizione fisica non certo al top restano fattori di criticità di grande rilievo per il nuovo allenatore rosanero. Esiguità d'organico e relative contingenze condizioneranno non poco le scelte di Stellone anche in materia di assetto tattico da adottare. A partire dalla prossima, delicata, trasferta di Terni.

Esaminati pro e contro, l'ex tecnico del Frosinone dovrà  subito risolvere un dilemma: tornare alla difesa a tre, ripristinando principi e concetti corroborati nel corso della stagione, o insistere sulla scia delle novità tattiche proprie al suo calcio, anche in previsione dell'appendice playoff?

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