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Istanza di fallimento, tutte le carte in mano al Palermo per smentire la Procura: il nodo Mepal, valore calciatori e il jolly Gasda…

Istanza di fallimento, tutte le carte in mano al Palermo per smentire la Procura: il nodo Mepal, valore calciatori e il jolly Gasda…

Le carte ed il contenuto della superperizia consegnata al giudice fallimentare del Tribunale di Palermo dai legali del Palermo Calcio

Mediagol7

Si giocherà in Tribunale il destino del Palermo Calcio.

Il "giorno del giudizio" è alle porte: nella giornata di domani, sabato 16 dicembre, la prossima udienza. Il compito del collegio presieduto dal giudice delegato Giuseppe Sidoti sarà quello di valutare la fondatezza dell’istanza di fallimento depositata dalla Procura di Palermo in Tribunale ai danni del club rosanero. Lo scorso 7 dicembre il Palermo Calcio ha presentato un corposo dossier prodotto dai legali del club rosanero attraverso cui la società di viale del Fante ha cercato di dimostrare la solidità dei propri conti.

"I conti sono a posto", ha assicurato a più riprese il presidente Giovanni Giammarva, che al termine della prima udienza si è detto piuttosto ottimista. "Sono molto addolorato ma nello stesso tempo sereno avendo una profonda stima e fiducia nella giustizia che prima o poi trionfa sempre", ha, invece, dichiarato nei giorni scorsi il patron Maurizio Zamparini. Il Palermo, dunque, secondo il parere dei due, non meriterebbe il fallimento. Un ottimismo che, secondo quanto riportato da LiveSicilia, si basa sul contenuto della superperizia consegnata al giudice fallimentare del Tribunale di Palermo.

Sotto la lente di ingrandimento, la ormai nota questione della Mepal, società detentrice di licenza e diritti del marchio e amministrata dal figlio di Zamparini, Diego Paolo. E ceduta a sua volta il 30 giugno 2016 alla società anonima lussemburghese Alyssa, facente parte del gruppo Zamparini. Il prezzo della cessione era stato fissato a 40 milioni di euro. Solo che, secondo i pm, Alyssa non avrebbe onorato la prima rata, scaduta il 30 giugno 2017. E questa sarebbe la prova di un'operazione solo fittizia per far quadrare i conti. Ciò, però, è stato smentito dai periti del Palermo. E' vero, la prima rata non è stata pagata. Ma il motivo sarebbe il seguente: con un accordo successivo i pagamenti sarebbero stati posticipati al 30 maggio 2018 e al 30 giugno 2019. Nessuna scadenza saltata, dunque.

Secondo i pm, inoltre, Alyssa non avrebbe neppure la solidità economica per onorare il debito in questione. Anche questo punto è stato contestato dai consulenti della società. A garantire per Alyssa è intervenuta, infatti, un'altra società dello stesso Zamparini, la Gasda spa. Per altro, secondo i consulenti, non si sarebbe tenuto conto dei diritti televisivi collegati al marchio stesso.

Nel dossier, i consulenti di Zamparini avrebbero contraddetto anche la svalutazione del parco giocatori. Oggi, grazie alle prestazioni offerte fin qui da diversi giocatori di proprietà del Palermo, ritengono che valga almeno 43 milioni di euro. E non i 23 dichiarati dai pm. Un aumento di valore relativo ai cartellini di calciatori come Rispoli, Cionek, Jajalo e soprattutto Nestorosky che da soli garantiscono una plusvalenza di quasi 15 milioni di euro, si legge. Inoltre non sarebbe stato preso in considerazione il valore di alcuni calciatori, probabilmente provenienti dal vivaio. Soldi come quelli che la Fiorentina sborserà nelle casse del Palermo, nel momento in cui riscatterà Simone Lo Faso, non sarebbero stati nemmeno considerati.

Di seguito, un estratto dell'approfondimento pubblicato da LiveSicilia.

"Un altra contestazione riguarda i nove milioni di debiti tributari. Il Palermo risponde di avere sempre pagato tutte le rate dei piani di ammortamento concordati con il Fisco. Lo dimostra il fatto che dei 9 milioni iniziali ne sono stati già pagati due milioni e mezzo. A meno che 'il ricorso ai piani di ammortamento di per sé non sia indice di insolvenza'. Proprio venerdì scorso sono stati chiusi tutti i contenziosi con l'Agenzia delle Entrate e non ci sarebbe un solo euro di debito fiscale scaduto.

Non è vero infine che la revoca del fido da 2 milioni e mezzo da parte di Unicredit sia l'indice dello stato di insolvenza. La revoca, si legge nella consulenza di parte, nasceva dal pignoramento da parte di Pencil Hill con cui fu poi raggiunto un accordo transattivo, di cui l'istituto di credito non avrebbe tenuto conto. Non a caso la 'Centrale Rischi' ha certificato che 'l'Us Città di Palermo ha numerose fonti di accesso al credito e non presenta rischi di insolvenza'. Neppure la voce dei debiti nei confronti dei procuratori sarebbe veritiera. Si tratterebbe di debiti non reali 'visto che è prassi consolidata il ricorso alla rateizzazione delle somme dovute'. Un sorta di compensazione dare-avere aggiornata ogni qualvolta si registri la compravendita di un giocatore".

Alla perizia di parte hanno lavorato gli avvocati Francesco Pantaleone, Francesca Trinchera, Gaetano Terracchio, Francesco Paolo Di Trapani, Nicola De Renzis e Lorenzo Stanghellini (docente di diritto commerciale alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze) e i periti Ribolla e Ferriani.