Un capolavoro. Ballardini non ha voluto esagerare nel post-gara di Palermo-Hellas. Non ha parlato di miracoli o di imprese, ma di un 'masterpiece', un'opera riuscita alla perfezione.
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Ballardini: “Palermo, non so perché sono tornato. Era una follia. Venerdì incontrato Sorrentino”
Il tecnico dei rosanero traccia un bilancio della stagione che è stata.
A mente fredda, però, e ripensandoci bene, è stata il risultato più sorprendente della sua carriera da allenatore. "Sì, nulla al confronto con questa salvezza. A Cagliari ad esempio avevamo solo dieci punti ma ebbi tutto il girone di ritorno per mettere a posto la squadra e il gruppo era coeso - ha raccontato il mister ravennate attraverso le colonne del 'Giornale di Sicilia' -. In venti partite puoi fare molto. A Genova presi la squadra ultima in classifica ma era forte. Negli spogliatoi facevano a botte, ma eravamo forti. A Palermo, come mi ha detto un suo collega, quando sono tornato ho trovato una squadra già morta e seppellita. E l'abbiamo resuscitata, tutti insieme. Nessuna impresa mi ha reso felice come questa", ha aggiunto.
Follia -"Tornare poteva essere una follia. Non so neppure perché l'ho fatto. Non ero costretto a farlo, avevo già rescisso a gennaio. Già due volte Zamparini mi aveva cercato dopo il mio esonero. Ma non avevamo trovato l'accordo. Poi mi offrì un altro anno di contratto e mi sono convinto. Arrivando a Coccaglio, prima della partita con la Juventus, capii subito che potevamo salvarci", ha proseguito. "Cosa era cambiato dal giorno del mio esonero dopo la vittoria di Verona? Avevo trovato la squadra, anzi quella parte della squadra con cui avevo avuto problemi, disponibile a capirmi. A dialogare. E lì ci siamo chiariti. Hanno capito il mio lavoro, la mia sensibilità, quello che avrei voluto. C'è stata una pace vera. L'abbraccio di domenica sera con Sorrentino è stato sincero. Venerdì il portiere mi ha voluto incontrare e mi ha regalato una penna Mont Blanc. Un gesto che mi ha commosso come raramente mi era accaduto".
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