serie b

Pro Vercelli-Palermo 0-0: al “Piola” arriva il brodino del pari, rosa sterili e poco fortunati.

Il Palermo non va oltre il pari contro un avversario abbondantemente alla sua portata. Supremazia territoriale sterile e un paio di buone chances nella ripresa: Moreo alza la mira di testa, Pigliacelli si supera su Trajkovski. Negato un rigore in...

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Il Palermo non sa più vincere. Si adopera, ci prova, ma non ci riesce.

Neanche al cospetto di un avversario la cui modestia è stato un inconscio invito a crederci fino all'ultimo secondo del recupero, nonostante stato di forma e condizione generale della compagine di Tedino restino fortemente deficitarie.

In un periodo in cui la squadra, faticosamente, arranca e stenta sotto ogni punto di vista, perfino la sorte sembra aver decisamente voltato le spalle alla formazione rosanero.

Spesso può bastare un episodio, sporadico e fortunoso, per lasciarti intravedere uno spiraglio di luce utile a compiere quel passettino che, con le tue risorse e attuali, non sei in grado nemmeno di accennare.

Le premesse per scartare un premio della dea bendata, al cospetto dell'ennesima prova incolore fornita, si erano di fatto create in pieno extra time.

Prima Pigliacelli ha detto di no all'unica giocata degna di tal nome di Trajkovski.

Poi, chissà per quale astrusa ed incomprensibile ragione, il direttore di gara ha pensato di non punire con il calcio di rigore una vistosa ed ingenua trattenuta di Mammarella su Moreo nel cuore dei sedici metri.

Così il Palermo mastica rimpianti e rabbia al fischio finale.

Frustrato dalla sua incapacità di far male ad una formazione che farà fatica a mantenere questa categoria, lacerato dalla ghiotta occasione sprecata di recuperare terreno sulle dirette concorrenti.

L'Empoli si è salvato per il rotto della cuffia sul campo del Cittadella, il Frosinone è scivolato tra le mura amiche sotto i colpi di un Perugia in continua ascesa.

Confortanti segnali, di cui sarà molto complicato giovarsi proseguendo su questi standard prestazionali e viaggiando a passo di lumaca in classifica.

Il punto conquistato frena l'emorragia di risultati ma ha un sapore assai insipido.

Come verrà recepito sotto il profilo squisitamente psicologico lo scopriremo martedì prossimo nella sfida spartiacque al "Barbera" contro l'Ascoli.

Tedino ha provato a cambiare qualcosa sul piano tattico per cercare nuove trame e soluzioni in sede di attacco alla porta avversaria, fornendo al contempo nuovi input, motivazionali e nervosi, ad un gruppo che ha perso progressivamente certezze ed autostima.

Le risposte sono state contrastanti.

Concettualmente, sul piano di equilibri e varietà di opzioni delle tracce offensive, questa sorta di 4-3-3 elastico, che si trasformava in un 4-4-2  grazie al sacrificio in ripiegamento di Coronado e Murawski, ha sostanzialmente retto.

Con un esterno quasi bloccato a sinistra, Szyminski, ed una compartecipazione corale e dedita in fase di non possesso, si è riusciti ad ovviare all'assenza di un terzo centrale difensivo.

Tenuta ovviamente da rivedere, e testare nuovamente, contro compagini di ben altro livello rispetto alla modesta formazione piemontese.

Il Palermo per un'ora è riuscito a rimanere corto e coprire benino il campo, gestendo agevolmente il pallino del gioco.

La squadra di Tedino ha cercato di girare palla più velocemente, specie nel primo tempo, pressando alta con tridente offensivo ed accorciando con gli intermedi in zona nevralgica. Innescando Coronado, che partiva largo per poi convergere, nell'auspicio che una giocata di qualità dell'ex Trapani potesse accendere la luce.

Brasiliano e Trajkovski molto larghi per allargare le maglie della difesa a cinque di Grassadonia, nel tentativo di allentare la morsa su Nestorovski e aprire varchi per gli inserimenti dei centrocampisti. Spazi che, di fatto, non sono mai stati attaccati né da Chochev e tanto meno da Murawski.

Nestorovski, macchinoso, poco reattivo e sempre anticipato dal diretto marcatore, la palla l'ha vista poco.

Trajkovski avrebbe dovuto puntare l'uomo e convergere, per rifinire o concludere, creando dei due contro uno sulla corsia con Rispoli in sovrapposizione.

Il numero sette di Tedino, se si eccettua la bella giocata nel finale, non ha mai saltato il diretto avversario restando a lungo avulso dalla manovra. Rispoli è chiaramente in condizione atletica imperfetta e non riesce a far valere la proverbiale esuberanza in progressione che è stata un fattore nel girone d'andata.

Così Coronado ha giocoforza recitato a soggetto, complice la staticità dei compagni di reparto, e le trame offensive del Palermo non hanno mai trovato verticalità, armonia e concretezza.

Il disegno tattico volto a trovare estro e qualità tra le linee, superiorità e fraseggio sull'esterno, maggiore densità in area di rigore, qualche traccia estemporanea in verticale, restava lodevole nelle intenzioni. Semplicemente perché non v'è schema o giocata codificata che possa prescindere da qualità e brillantezza dei singoli interpreti. Indipendentemente da temi e moduli, la condizione atletica e mentale di numerosi effettivi in seno alla rosa di Tedino è a dir poco scadente.

Nestorovski, Trajkovski, Chochev, Murawski, Rispoli.

Lontani parenti dei calciatori che, magari a sprazzi e corrente alternata, hanno comunque dato un contributo fattivo alla conquista del primato del girone d'andata.

L'idea tattica del primo tempo non era neanche male ma non vi sono al momento risorse tecniche, mentali ed atletiche, per metterla in pratica con profitto.

Con qualche variante di natura strategica, ci troviamo così a raccontare sempre la stessa storia.

Un Palermo volenteroso ed applicato, capace di marcare una supremazia territoriale che dipana sul manto erboso a ritmi blandi, ruminando una manovra lineare ma estremamente piatta in termini di qualità di pensiero ed esecuzione delle giocate.

Troppi gli errori di misura, pochissimi i guizzi intrisi di estro, tecnica ed imprevedibilità, quasi nulle le conclusioni verso la porta avversaria.

Il Palermo fa purtroppo il solletico alle rivali di turno, si dimena laboriosamente ma invano, attanagliato da un limitante status di evanescenza e mediocrità.

La sequela di risultati negativi ed i relativi mugugni, mediatici e societari, certamente hanno turbato la psiche dei calciatori che sembrano mentalmente contratti, timorosi, quasi irretiti.

Come  sconvolti dalla loro stessa, evidente, involuzione.

La perdita di convinzione, autostima e consapevolezza nei propri mezzi, notoriamente zavorra le gambe. Comprensibile ed ovvia constatazione che non può e non deve costituire un alibi.

Sulla carta, contestualmente al livello della categoria, gran parte degli effettivi di questo organico dovrebbe disporre di personalità, forza mentale e risorse tecniche, per gestire e superare anche i momenti di grande difficoltà. Moltiplicando forze, motivazioni e rendimento.

Legittimamente, abbiamo sottolineato più volte responsabilità di patron, tecnico e dirigenti, protagonisti di errori di valutazione e peccati di supponenza in sede di mercato invernale.

Al contempo, è giusto pretendere da chi ha avuto la capacità di conquistare il primato nel girone d'andata prestazioni di livello ben diverso da quelle dell'ultimo mese.

Tocca agli uomini di Tedino rialzare la testa, tirare fuori orgoglio ed amor proprio, cercare dentro di sé quella scintilla che alimenti le residue risorse al fine elevare sensibilmente il contributo fornito sul terreno di gioco.

Nel secondo tempo il Palermo ha giocato peggio, sul piano della fluidità e della qualità della manovra, ma ha paradossalmente creato di più.

La Pro Vercelli si è abbassata oltremodo ma è ripartita con più gamba e pericolosità, sfruttando gli interspazi tra le linee lasciati da una squadra rosa stanca e più lunga, che non riusciva più a mantenere intensità e densità della prima frazione.

Tedino ha tirato fuori dalla mischia Coronado (mossa discutibile) puntando su Moreo, in pieno stile Mandzukic, a completamento di un tridente pesante con i due macedoni.

Forse il tecnico ha fiutato il calo fisico e di lucidità dei suoi che facevano sempre più fatica a fraseggiare in modo rapido e incisivo in costruzione, forzando sul lungo la giocata per la gioia dei centrali difensivi di Grassadonia. Ragion per cui, con un bunker difensivo da sfidare sul gioco aereo e sul piano muscolare, l'ex Venezia poteva costituire alfiere ideale.

In effetti, tra spizzate e sportellate, Moreo ha dato un po' di peso specifico in the box: prima ha alzato troppo la mira sciupando una bella torre di Szyminski, quindi è stato letteralmente affossato da Mammarella in area con il signor Marini che, forse dando un'occhiata di troppo al cronometro, potrebbe non aver avuto la giusta dose di coraggio nel decretare un rigore nettissimo in favore dei rosanero.

In mezzo ad un forcing farcito di rare brutture calcistiche, con Bellusci e Struna a buttarla nel mucchio alla ricerca di una testa amica ed di un flipper salvifico, la rasoiata velenosa di Trajkovski bonificata dal riflesso di Pigliacelli tra una selva di gambe.

Almeno per il momento, per il Palermo non è proprio aria.

Vista la situazione estremamente precaria sulle corsie, con Rispoli non brillantissimo ed Aleesami ai box, il 4-3-3 elastico, con annesse varianti offensive (4-3-1-2 o 4-3-2-1), potrebbe essere un sistema sul quale continuare a lavorare.

In presenza di prestazioni e condizione diversa da parte dei singoli interpreti, il nuovo assetto tattico potrebbe, almeno allo stato attuale, rappresentare un potenziale antidoto alla cronica sterilità offensiva che sta avversando, tra le altre criticità, il cammino di questa squadra.

Assodato che la questione modulo diviene elemento marginale in assenza di una crescita esponenziale di condizione e rendimento dei singoli calciatori.

Martedì al "Barbera" arriverà l'Ascoli. Non basterà un altro brodino per superare il preoccupante stato di convalescenza.