Massimo Ferrero si tira fuori.
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Palermo, senti Perinetti: “Serve società seria, vincere non è mai scontato. Il bando? Il calcio è cambiato…”
Le dichiarazioni rilasciate dall'ex dirigente del Palermo: "Se privilegiare espressioni che vengono dal territorio da un lato può essere valido, potrebbe non esserlo sotto altri aspetti"
Il presidente della Sampdoria, che si era detto pronto a farsi carico del Palermo in Serie D dopo essere sbarcato nel capoluogo siciliano nella giornata di mercoledì, ha scelto a sorpresa di non partecipare alla corsa al titolo sportivo a seguito della lettura del bando pubblicato dal Comune di Palermo e dal sindaco Leoluca Orlando. "Mi è parso di capire che le condizioni proposte abbiano a che vedere più con un aspetto politico territoriale che non prettamente calcistico", sono state le sue parole.
E a tal proposito, si è espresso anche Giorgio Perinetti, ex responsabile dell'area tecnica del Palermo, intervistato ai microfoni de 'La Repubblica'.
"Che idea mi sono fatto sul bando del Comune? La cosa che mi pare di capire è che Orlando voglia, innanzitutto, trasparenza e che potrebbe privilegiare espressioni che vengono dal territorio. Questo, se da un lato può essere valido, potrebbe non esserlo sotto altri aspetti. Basti vedere il Bari: l'impegno finanziario di De Laurentiis è stato fondamentale per vincere agevolmente il campionato e programmare il futuro della società. Io ho vissuto l'esperienza di Venezia. Tacopina non è veneziano, ma in pochissimo tempo ha riportato la società dalla D alle soglie della A perdendo i play-off proprio con il Palermo. Ci sono imprenditori locali come Vigorito a Benevento che ha impiegato otto anni per andare in B dalla C mentre a Cremona Arvedi ci ha messo nove anni. Voglio dire che nessuno regalerà qualcosa al Palermo, che i risultati vanno conquistati sul campo. Se qualcuno pensa di aver già vinto il campionato di D e quelli a seguire è sicuramente un illuso", ha dichiarato.
"Il calcio è completamente cambiato rispetto a quello di 33 anni fa? Certamente. All'epoca, la rinascita del Palermo ebbe una forte connotazione politica. Ricordo il lavoro fatto dal presidente Viola a livello nazionale in collaborazione con Lagumina a livello locale. Viola era il mio presidente, poi arrivò Peccenini e da lì nacque il Palermo. Quelli erano tempi in cui la politica poteva fare di queste cose. Oggi non è più così", ha concluso Perinetti.
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