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Palermo, benvenuto in Serie D: un girone di ferro tra derby e storie da raccontare. I due Messina e il San Tommaso…

Le diciassette squadre del girone I di Serie D, alcune blasonate altre meno conosciute, nascondono ognuno storie e curiosità: dal Licata di Zeman al San Tommaso...

Mediagol22

"Il girone I a cui è stato destinato il Palermo in Serie D non è un girone facilissimo, tra derby regionali incrociati, nobili decadute con sete di risalita e squadre che vendono cara la pelle"

L’edizione odierna del quotidiano La Repubblica - Palermo introduce con questo prologo un interessante approfondimento inerente l’intricato girone di Serie D in cui il Palermo, insieme ad altre compagini corregionali e formazioni campane e calabresi, è stato inserito. Il girone I si preannuncia equilibrato e complesso sotto molteplici punti di vista.Tante le società che si contenderanno la possibilità di compiere il salto di categoria e tornare tra i professionisti: alcune matricole neofite, altre altre nobili decadute del nostro calcio,  tutte con una affascinante storia da raccontare.

Il noto quotidiano nazionale inizia il viaggio vrtuale nel microcosmo del girone meridionale della Serie D raccontando la storia del San Tommaso. Il club campano viene chiamato la ‘Chievo del Sud’, in quanto come i clivensi rappresenta un quartiere: “Ai tempi fu fondata non certo con propositi ambiziosi, ma nobili. Serviva a tenere lontani dalla strada i ragazzi di un quartiere periferico. Si è passati dalla salvezza dei ragazzi alle speranze di salvezza tra i dilettanti”. Dietro al Savoia, società di Torre Annunziata, invece, si nasconde una storia d’amore con un triste epilogo: “Un paio di anni fa il vicepresidente Giovanni Salzano si unì in unione civile con il suo compagno, la società in onore suo e di chi sceglie l' amore libero e senza barriere, organizzò una giornata apposita. Purtroppo un anno dopo Salzano si spense per un brutto male a soli 48 anni con il cordoglio della società che nel frattempo aveva lasciato per motivi personali”.

Tornando in Sicilia, la presenza di due squadre messinesi ha destato curiosità e perplessità a coloro che non si erano mai addentrati nell'universo del calcio dilettantistica. FC MessinaACR Messina, infatti, convivono nel suddetto campionato e attualmente condividono lo stadio San Filippo, seppur con qualche scaramuccia. Tra le altre, c’è anche l’Acireale. La società, fondata nel 1946, ha accolto nel tempo diversi ‘grandi’ del calcio. In primis, Walter Mazzarri: “Negli anni '90 fu prima giocatore e poi allenatore degli acesi e già allora aveva metodi da sergente di ferro che proteggeva la squadra”. E, come lui, anche Orazio Sorbello, che negli anni successivi deliziò il pubblico di Palermo. Anche il Biancavilla fa parlare di sé per uno dei suoi protagonisti. Il club catanese, infatti, ha alla sua corte Max Lucarelli. L’attaccante italo-argentino, come si legge sul noto quotidiano, è soprannominato "Gallardo" per la somiglianza col più famoso calciatore. Infine, spazio anche al Licata. Una squadra che in passato ha ottenuto grandi soddisfazioni, come la storica arrampicata al nono posto della classifica di Serie B  nel 1989 sotto la guida di Zeman: “Anche qui ci furono incroci di storie rimaste scolpite, dal portiere Zangara che doveva saper giocare con i piedi (e il cui secondo era un "certo" Massimo Taibi, finito anche al Manchester United) a Maurizio Schillaci, cugino di Totò, la cui vita è stata all' insegna della dissolutezza del talento e che lo stesso Zeman disse di lui ‘costringe a guardare le partite in piedi’”. Un’ulteriore bizzarra vicenda di quegli anni, infine, ha come protagonista Ciccio La Rosa. Il bomber gialloblù, si narra, avrebbe destato l’interesse di Arrigo Sacchi nel corso di una partita di Coppa Italia contro il Milan. Un interesse talmente forte che l’allenatore sarebbe stato disposto a sacrificare uno dei suoi giocatori per acquistare l’attaccante del Licata. Il giocatore in questione era addirittura Marco Van Basten, poi destinato a diventare a suon di gol e magie uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi.. Dell’affare non se ne fece più nulla, ma storie, o forse leggende, come queste rimangono nella memoria.