"Siamo con Nando e speriamo che possa riprendersi al più presto. Da domani, contro il Savoia, giocheremo come fosse il nostro dodicesimo in campo".
serie d
Martinelli: “Ho scelto Palermo perché mi piacciono le sfide. I miei compagni mi chiamavano Weah…”
"Io al Palermo? Mi piacciono le sfide. Al diavolo quattrini e categorie. Sono un istintivo, ho pensato che a Palermo avrei trovato la molla per rifarmi"
Inizia così l'intervista rilasciata da Alessandro Martinelli ai microfoni de Il Corriere dello Sport, parlando del brutto infortunio avuto da Ferdinando Sforzini. Il centrocampista del Palermo è sbarcato in Sicilia questa estate e domenica scorsa, contro il Corigliano, ha messo a segno la sua primarie con la maglia rosanero. Il suo arrivo nel capoluogo siciliano è stato un salto all'indietro per la sua carriera davvero importante: dopo il no del Brescia, appena promosso in A, Martinelli è finito in D: "Mi piacciono le sfide. Al diavolo quattrini e categorie. Sono un istintivo, ho pensato che a Palermo avrei trovato la molla per rifarmi".
Il centrocampista ha poi aggiunto: "Mio padre Fausto è stato più volte campione svizzero di motocross e ha fatto la Parigi-Dakar. Quando gareggiava, lo seguivo con la mia piccola moto. Perché il calcio? Avevo sei anni e seguivo gli amici: il sabato a scuola calcio e la domenica all’oratorio. Il mio idolo? Interista di famiglia, a Ronaldo. Il fenomeno mi faceva impazzire".
Martinelli ha il doppio passaporto, italiano e svizzero: "Quanto di svizzero e di italiano c’è in me? Metà e metà. Papà è di Bergamo, la mamma svizzera. Se la mia famiglia conosce Palermo? Papà, dopo l’undici settembre, non prende più l’aereo. E’ venuto a trovarmi mio fratello Giacomo. Mamma Mariangela ha promesso che verrà; e mio padre un modo lo troverà, magari in nave".
Il classe 1993 si è poi soffermato sulla sua voce metà, Alice: "Lavora alla Mercedes. Quando le ho detto di Palermo, non l’ha presa bene. Ora si è innamorata della città. Se le avevo promesso il gol? Come facevo? Ne ho segnati quattro in tutta la carriera! Ma gliel’ho dedicato". Eppure il suo primo gol in Italia fu una vera e propria prodezza: "Derby veneto - ha raccontato Martinelli -. Io nel Venezia. Angolo del Vicenza, conquisto palla al limite dell’area, supero in dribbling due avversari e prima di calciare in porta metto a sedere il portiere avversario, tutto in 23 secondi. Nello spogliatoio, mi prendevano in giro chiamandomi Weah".
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