serie d

Martin: “Trezeguet il mio idolo, Pergolizzi persona diretta. Palermo? Ecco come sono arrivato in rosanero”

Le parole dell'esperto centrocampista francese che ha scelto di proseguire la sua carriera con la maglia del Palermo

Mediagol77

Malaury Martin orgoglioso di indossare la maglia del Palermo.

Il regista nativo di Nizza, attraverso le colonne de 'Il Corriere dello Sport', ha raccontato il curioso episodio che lo ha portato in rosanero dopo le svariate esperienze in giro per l'Europa.

"Palermo? Un colpo di fortuna. Incontro per caso un amico di famiglia, mi chiede della vita e gli rispondo che non mi convincevano le offerte ricevute. Conosce Sagramola e Palermo. Quasi per scherzo gli propongo: 'Digli di Martin!'. Dopo cinque giorni: 'Vuoi parlare con il direttore?'. Non ho avuto dubbi. Ho guardato la tradizione, la piazza, uno stadio fantastico e i grandi campioni prodotti, da Toni a Dybala. Non mi interessava che si partisse dalla D e neppure ne facevo una questione di quattrini. Quelli sono fatti miei e non costituiscono un problema. Serie D? Mi serve ancora un po' di tempo per avere un'opinione della D. È un calcio diverso da quello vissuto e mi riporta indietro nel tempo. Sono felice di giocare e di aver vinto la prima partita. I tifosi hanno entusiasmo, ci danno una grande carica. Ne hanno passato di brutte e sono ancora lì a sostenerci, è incredibile, non si trova dappertutto. Non basta per il momento?".

Il centrocampista transalpino ha ricordato con estrema gioia anche la sua esperienza al Monaco dove, con Deschamps allenatore, ha sognato in grande. Ripartendo proprio da qui si è anche soffermato sul rapporto che intercorre con mister Rosario Pergolizzi.

"Pergolizzi? È una persona diretta, ti guarda in faccia, non parla da dietro o passa dal direttore. Dal punto di vista tattico e tecnico è un martello. Tifoso squadra italiana? No, da piccolo tifavo per il Nizza, dove sono nato, ma la fede è cambiata quando mio fratello si è fatto male ed è stato trattato a pesci in faccia. Poi, lui si è dato al rugby e io, a dodici anni già al Monaco, ho vissuto momenti belli e brutti e ci ho lasciato il cuore perché è la società che mi ha fatto calciatore e uomo. Deschamps mi ha dato la possibilità di vedere una finale di Champions, mi ha fatto sognare dall'interno la possibilità di vincere anch'io il titolo. Intanto, mi ispiravo a Trezeguet. Non sbagliava mai sotto rete e io mi immaginavo alle sue spalle, regista ideale per regalargli gli assist. Durante la mia carriera ho sbagliato alcune scelte e avuto accanto persone che non mi hanno consigliato bene. In più, qualche infortunio".