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Marong si racconta: “Il calcio è tutto per me, arrivare in Italia non è stato facile”

La storia del difensore rosanero classe '00 che ha alle spalle un'adolescenza davvero complicata fatta di sacrifici e paure

Mediagol77

La storia di Bubacarr Marong.

Il difensore rosanero classe '00 ha dei trascorsi davvero difficili perfino da raccontare: il viaggio sul barcone dalla Libia fino alla Sicilia gli ha cambiato la vita. Il calciatore di origine gambiane è arrivato in Italia nel 2016 e da lì è iniziato il suo percorso, adesso il suo obiettivo principale è quello di crescere ancora in modo di poter aiutare la sua famiglia che è rimasta in Gambia.

Da qualche tempo il papà del giovane rosanero ha perso la vita e dunque sua mamma si occupa dei suoi fratelli più piccoli, ma Marong ha un sogno e lo ha raccontato attraverso le colonne dell'edizione odierna de 'La Repubblica'.

"Il calcio è il mio tutto. Sono arrivato in Italia per giocare a calcio. Non so fare altro che giocare a calcio. Avevo sei anni quando ho iniziato in Gambia giocando per strada a Sanchaba. Stavamo delle ore a giocare. Partite infinite. Poi una volta degli osservatori mi hanno notato. Con il passare del tempo ho capito che se volevo pensare davvero al mio futuro sarei dovuto andare a giocare in Italia. Ho parlato con mia madre e le ho detto che per fare le cose seriamente sarei dovuto partire. La strada per arrivare qui è molto difficile. Tutto parte in Libia. Un mio compagno di squadra è morto in Libia, in quei campi succede di tutto. Penso sempre a lui. Il ricordo di quello che gli è successo mi torna sempre in mente. Io ho evitato il campo perché appena sono arrivato in Libia ho trovato subito un lavoro. Non avevo tutti i soldi che mi servivano per il viaggio e dovevo trovarli in fretta. Ho lavorato tre mesi in uno stabilimento della Pepsi. Spostavo casse piene di bottiglie per tutto il giorno ogni giorno, dalle 8 del mattino fino alle 7 di sera. Non pensavo ad altro se non a mettere insieme i soldi per partire. Il viaggio mi è costato 30 mila Dinar. Siamo arrivati a Trapani e ci hanno portato vicino Carini all' ex Hotel Azzolini, da qui mi hanno portato a Piana degli Albanesi e poi a Palermo al Centro Astalli. Sono arrivato nel 2016 e avevo paura".