serie d

Marong: “Qui grazie all’aiuto di due persone, mi sento già un professionista. Idolo? Senza dubbio Koulibaly”

Le parole del giovane difensore rosanero che ha un piano ben preciso relativo al proprio futuro

Mediagol77

Il sogno di Bubacarr Marong.

Il difensore rosanero, arrivato in Sicilia nel 2016 dal Gambia attraverso la Libia, ha raccontato i suoi primi giorni in Italia e l'accoglienza che gli hanno riservato. Il calciatore classe '00, attraverso le colonne dell'edizione odierna de 'La Repubblica', ha ricordato dei momenti non troppo facili della sua vita e parlato del futuro che spera possa essere esaltante.

"A Carini con gli altri ragazzi del centro giocavamo a calcio. Mi ha visto Totò Tedesco e gli ho chiesto di trovarmi una squadra. Lui mi ha aiutato, mi ha portato da suo fratello Giacomo, ma ho fatto solo due giorni di allenamenti perché non potevo giocare. Ho parlato di nuovo con Totò e mi ha portato al Ribolla, ho fatto un anno di allenamenti con loro, ma c' era il solito problema di documenti e non mi potevano tesserare. Ero rifugiato e minorenne. Ora è tutto risolto, ho il permesso di soggiorno. Nel frattempo ho incontrato Paolo Calafiore, l' allenatore della Parmonval che mi ha fatto fare il mio primo campionato in Italia. Se continuo a vivere il mio sogno è grazie a loro. Palermo? Le cose di campo sono le stesse, ma gli allenamenti sono più impegnativi. Non mi lamento, questo è quello che voglio. Mi sento già un professionista e riesco anche ad aiutare la mia famiglia. Vorrei diventare un grande giocatore, come Koulibaly del Napoli. Anche se alcuni dei ragazzi che giocavano con me in Gambia, come Ebrima Colley o Musaw Barrow, dicono che sono come Van Dijk del Liverpool. La mia famiglia mi manca Tantissimo. Parlo spesso con mia madre e mio fratello. Non penso di tornare in Gambia, vorrei che loro fossero qui con me. Sono partito perché siamo poveri. La vita in Gambia non è male, ma mio padre è morto e fa tutto mia madre, paga la scuola dei miei fratelli e di mia sorella. Quando sono partito le ho detto che se riuscirò a diventare un grande calciatore posso risolvere tutti i problemi. Lei non voleva: passare dalla Libia fa paura a tutti. Ma le ho detto che dovevo farlo per me e per tutta la famiglia. Già ora riesco a dare una mano a casa ed è una cosa che mi gratifica. È bello".