Certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano.
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Foschi, quando certi amori non finiscono. Tutte le sfide che attendono il nuovo ds
8 anni dopo ritorna il primo direttore sportivo della gestione Zamparini. Davanti a lui sfide difficili e stimolanti per costruire il nuovo Palermo.
Era il 1991 quando Antonello Venditti incideva uno dei suoi più grandi successi, "Amici mai" contenuto nell'album Benvenuti in Paradiso. Curiosamente quell'anno Zamparini, Foschi e il Palermo disputavano tutti la Serie C1, ma le loro strade non si erano ancora incrociate (proprio il 2 giugno del 1991 il Palermo e Zamparini, col suo Venezia, conquistavano la B piazzandosi al secondo posto dei due gironi di C1, mentre il Trento di Foschi retrocedeva in C2). Ci sarebbero voluti 11 anni perché Foschi diventasse il direttore sportivo del club rosanero, sotto la presidenza Zamparini. Il connubio durò ben 6 anni, stagioni dense di soddisfazioni e impreziosite da una promozione e 3 qualificazioni alle coppe europee, prima dell'addio consumatosi nell'estate 2008. Ma come canta Venditti l'amore tra Foschi e il Palermo del patron friulano non era destinato a finire. Tante volte la piazza rosanero deve essere sembrata a Foschi vicina e irraggiungibile, inafferrabile. Difficile, infatti, fare il conto di quante volte si è scritto e parlato del suo possibile ritorno in Sicilia, ma stavolta, 8 stagioni dopo, il momento giusto sembra essere arrivato e il dirigente, oggi al Cesena, è ad un passo dal tornare rosanero.
Dopo due stagioni senza l'ausilio di un direttore sportivo navigato, Maurizio Zamparini è tornato a sentire l'esigenza di avere un dirigente esperto al suo fianco e la scelta sembra essere caduta proprio su Foschi. "Sarà il nuovo direttore sportivo" ha annunciato oggi a Radio KissKiss il presidente del Palermo. Il rapporto tra i due non si è mai interrotto veramente, anzi, il romagnolo è sempre stato uno dei consiglieri più fidati del patron, anche nell'ultima tribolata stagione. Il suo ritorno a pieno titolo nell'organigramma del Palermo rappresenterà un piccolo-grande cambio di rotta nelle strategie societarie del club, Foschi è un dirigente abituato a lavorare con una certa autonomia e, per quanto pronto a dialogare col presidente, non certo disposto a limitarsi a fare scouting e dare giudizi sui giocatori proposti al club da intermediari e procuratori.
LE MISSIONI DI FOSCHI - Rispetto alla prima avventura in rosanero Foschi avrà certamente a disposizione un budget meno cospicuo con cui rinforzare la squadra. Il Palermo di oggi si autofinanzia e per questo perderà anche la punta di diamante Vazquez. Una delle sfide più delicate nella nuova esperienza di Foschi all'ombra di Monte Pellegrino sarà proprio quella di trovare il sostituto del Mudo. Bisognerà individuare un erede all'italoargentino e contemporaneamente far quadrare i conti. Servirà un mercato intelligente, che coniughi ricerca di giovani di prospettiva su cui costruire le plusvalenze del futuro e l'innesto di alcune pedine pronte da subito ad alzare il valore tecnico della rosa. Se davvero l'intenzione è quella di puntare su Posavec tra i pali, bisognerà comunque andare a ricercare sul mercato un'alternativa d'esperienza da inserire in organico. Inoltre, a centrocampo, servirà un regista che sostituisca Maresca davanti alla difesa. Senza grosse somme a disposizione il lavoro di Foschi non sarà semplicissimo, ma rispetto ad alcuni dei suoi predecessori più recenti ha il vantaggio di giovarsi della stima incondizionata dei tifosi, che di certo si aspettano un mercato più saggio rispetto a quello, a tratti dissennato, delle ultime due sessioni. Un piccolo tesoretto di credibilità che dovrà giocarsi davanti a un pubblico palermitano che con gli anni è diventato sempre più scettico rispetto alle reali ambizioni societarie.
Foschi potrebbe anche doversi dare da fare per trovare un nuovo allenatore, visto che le parole di Zamparini riguardo la posizione di Ballardini, pur rassicuranti nelle intenzioni, non hanno dissipato i dubbi sul futuro del tecnico. “Non l'ho ancora incontrato? Sono trent’anni che faccio il presidente, non ho mai incontrato un allenatore quando è sotto contratto. Lo incontro in ritiro. Quindi penso che lo vedrò direttamente in ritiro, poi lo chiamerò quando avrò da comunicargli un acquisto". Il patron si è poi lasciato andare ad alcuni attestati di stima verso i tecnici accostati alla panchina rosanero in caso di addio di Ballardini. "Oddo è un bravissimo allentore, ma non ho avuto alcun contatto con lui. Apprezzo anche Roberto Stellone, altro ottimo professionista". Insomma, il patron a parole dà per scontata la permanenza dell'attuale mister, ma dimostra di avere occhi anche per altri bravi allenatori (in lizza ci sarebbe anche Nicola).
Mariano Calò
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