di Leandro Ficarra
primo piano
FOCUS Palermo: identità, lacune e scorci di talento acerbo
La sfida contro il Bari lascia in dote le già note lacune strutturali unitamente ad alcune note positive. La squadra mostra spirito e sprazzi di talento acerbo su una bozza di identità già tangibile. Bene Aleesami e Rajkovic, intrigano in...
Il mancino radente di Chochev, sporcato dal muro difensivo barese, regala al Palermo il primo sorriso della stagione. Lampo salvifico che ha spezzato l’equilibrio al desio del secondo tempo supplementare. Premio alla dedizione, allo spirito, alla disciplina tattica di un gruppo che ha mostrato una voglia pari alla sua acclarata fragilità strutturale.
VIDEO, Coppa Italia: la sintesi di Palermo-Bari 1-0 e il gol di Chochev che regala la qualificazione
Centoventi minuti per ribadire concetti difficilmente confutabili, già emersi nel corso del ritiro in Carinzia. Occorrono dai tre ai quattro innesti, di comprovata statura tecnica e carismatica, per conferire a questo organico un livello di competitività credibile nella massima serie.
Conforta la bozza di identità tangibile che Ballardini è stato in grado di instillare nella rosa attualmente a disposizione. Il Palermo mostra equilibrio ed armonia nelle due fasi di gioco, discreti sincronismi, giuste distanze tra i reparti, una certa linearità nella circolazione della sfera, a tratti perpetrata con buona intensità. Cenni embrionali di un gruppo che prova a muoversi da squadra nell’accezione più organica del termine. Intento a cui fa da contraltare un evidente deficit in termini di qualità individuale in alcuni ruoli focali.
Un playmaker, almeno un terminale offensivo, un estremo difensore affidabile e navigato. Minimo sindacale da reperire inderogabilmente sul mercato. Massiccia dote di esperienza e qualità per elevare lo spessore complessivo di un organico incompleto. Ad oggi un inadeguato mix di encomiabili gregari, potenziali incognite, e talento acerbo. Formula che non può bastare per centrare l’obiettivo salvezza.
Contro il Bari il Palermo ha faticato. Marcando sì, una netta supremazia territoriale in termini di intensità e mole di gioco ma peccando di evanescenza e risolutezza in sede di finalizzazione. Salvato in un paio d’occasioni da Posavec, pronto e reattivo su Monachello.
Geometria, raziocinio e fraseggio nella tessitura della manovra. Stilisticamente anche gradevole ma spesso sterile e stagnante. Poca profondità ma buona ampiezza. Grazie soprattutto alle poderose fiammate del neo acquisto Aleesami. Falcata poderosa, stazza granitica e pregevole tecnica di base per l’ex Goteborg. Personalità, indole gladiatoria, sinistro educato. Non promessa da forgiare, giocatore pronto. Prima sensazione da suffragare al cospetto di avversari di ben altro livello.
Stessa cosa dicasi per Rajkovic, puntuale, autorevole ed essenziale. Di concerto con Goldaniga e Vitiello, quindi con Cionek, ha gestito con ordine la linea difensiva. Almeno contro gli avanti pugliesi. La serie A è un altro pianeta, ma anche nel caso del serbo si può parlare comunque di calciatore dal bagaglio definito. Pregi, difetti e reale lignaggio li scopriremo tra qualche settimana.
Opaca la prova di Nestorovski. Terminale d’area generoso ma a disagio se chiamato a partecipare alla manovra. Qualche sponda scolastica, una certa, fisiologica, disconnessione con i compagni di reparto. Mai un guizzo in the box, sempre divorato dalla rude marcatura dei centrali di Stellone. La squadra fatica a cercarlo, lui a farsi trovare. Caparbio e volitivo, non ci sembra disponga di una tecnica individuale sopraffina. Merita tempo ed attenuanti.
Gazzi si è confermato elemento sagace e prezioso sotto il profilo tattico. Bussola e mastice nel compattare i reparti, mantiene la squadra corta, scherma e recupera una miriade di palloni. Gestendoli con una semplicità non certo illuminante ma saggia ed essenziale.
Rubano l’occhio i "golden boys": Balogh e Bentivegna. Assenti Trajkovski, Embalo, Sallai e Quaison, impiegato nel finale Lo Faso, i due assurgono a frecce dardeggianti nel tridente di Ballardini. L’ungherese mostra tocco felpato e tecnica individuale di pregiata levatura. Pettina la sfera con la suola e regala più di un virtuosismo sullo stretto a dispetto della stazza. Potenziale diamante grezzo da laboratorio con evidenti vizi di postura nella copertura della sfera e nella conquista della posizione. Qualche fisiologico eccesso di personalismo. Prototipo sul quale vale la pena lavorare. Da Debrecen a Sciacca, il passo è breve.
Il talento è patrimonio insito nel dna di Accursio Bentivegna che lo step decisivo può compierlo con la testa più che con i piedi. Anche contro il Bari, verve e presenza costante nel vivo del gioco. Estro e qualità, nel rifinire, creare superiorità numerica, cercare direttamente la porta con parabole ispirate e velenose. La fiducia di Ballardini è patrimonio inestimabile, da non dissipare. Sintonizzarsi sul campo con abnegazione, concentrazione, spirito . Molto da imparare dai senatori della squadra, nulla da invidiare ai compagni di reparto. L’ex Como ha una chance importante per forgiare e mostrare le sue indubbie doti tecniche. A lui il compito di sfruttarla al meglio.
Giocarsi la salvezza sulla pelle di questi giovani, potenziali, talenti in via di formazione sarebbe strategicamente incauto. Integrarli in modo graduale, sotto l’ala protettiva di giocatori di conclamata leadership tecnica e morale, potrebbe generare un significativo valore aggiunto.
A Bentivegna è subentrato nel finale Lazaar nell’inedito ruolo di esterno del tridente offensivo. Esperimento interessante. Esuberanza atletica, corsa e propensione offensiva sono attitudini fondanti nel bagaglio tecnico dell’ex Varese. Il quale, scevro da compiti di copertura a cui è poco incline, ha mostrato interessanti accelerazioni ed una buona intesa con Aleesami. Se le dinamiche di mercato non dovessero, come sembra, condurlo verso altri lidi, Ballardini potrebbe coniare per lui una nuova, intrigante, collocazione tattica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA