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Coronavirus, Ganz: “Stiamo combattendo una guerra. Tagli agli stipendi nel calcio femminile? Ecco cosa penso”

Mediagol92

"In questo momento, non possiamo fare altro che stare in casa e supportare medici e infermieri che ogni giorno rischiano le loro vite per curare tanti malati"

Parla Maurizio Ganz.

L'Italia sta attraversando un durissimo momento a causa dell'emergenza sanitaria legata a virus Covid-19. Le misure restrittive imposte dal governo nazionale per cercare di superare questa situazione hanno fatto sia che il paese fosse costretto a fermarsi, in attesa che venga debellato definitivamente il coronavirus. A risentirne, naturalmente, è stato anche lo sport ma al momento tutto passa in secondo piano.

Intervistato da Il Corriere della Sera, l'attuale allenatore del Milan femminile, Maurizio Ganz ha espresso il suo parere sull'attuale situazione che stanno vivendo Brescia e Bergamo, due città che lui conosce molto bene e che hanno una rivalità sportiva molto accesa: "Milan e Inter, Brescia e Atalanta, Lazio e Roma, Palermo e Catania: in nessuna regione d’Italia le rivalità hanno senso d’esistere. Ora stiamo combattendo una guerra che va oltre ogni inimicizia e dobbiamo essere uniti più che mai. In questo momento, non possiamo fare altro che stare in casa e supportare medici e infermieri che ogni giorno rischiano le loro vite per curare tanti malati".

Ganz si è poi soffermato sulla questione tagli agli stipendi dei calciatori: "Se questa soluzione può essere applicata anche al calcio femminile? No, semplicemente perché gli stipendi delle calciatrici non sono paragonabili a quelli dei calciatori. Nelle categorie professionistiche sarebbe un provvedimento sensato, ma nel mondo dilettantistico sarebbe troppo pesante".

Infine, l'ex attaccante, tra le altre, anche di Milan e Inter ha concluso: "Se il campionato terminerà regolarmente? Difficile da dire. Se dovessero esserci le condizioni per giocare in sicurezza al 100%, andrebbe portata a termine, perché altrimenti diventerebbe un caos gestire promozioni e retrocessioni. Ma non possiamo fare altro che aspettare, perché in questo momento la nostra priorità non può essere il calcio".