Il calcio femminile potrebbe vivere importanti novità.
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Calcio femminile, Sara Gama alza la voce: “In Italia discriminazione di genere, non si può continuare così”
La capitana della Nazionale italiana, Sara Gama, chiede il professionismo nel calcio femminile: "Non è giusto non riconoscerci i diritti che ci spettano"
Il mondo della politica, infatti, ha deciso di muoversi attivamente affinché questa differenza tra il mondo dei maschi e quello delle donne venga finalmente abolita: l’emendamento alla legge di Stabilità, il cui testo è stato firmato dalla 5 Stelle Susy Matrisciano e dal Pd Tommaso Nannicini, due formazioni dell’attuale governo Conte, prevede un importante incentivo per le società che “stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo”, con un’estensione della legge 91 sul professionismo anche alle donne. Nello specifico, si tratta del versamento del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali, entro il limite massimo di 8mila euro su base annua, che corrisponde a un ingaggio lordo di 30mila. Dunque, si tratta di una vera e propria spinta che arriva dallo Stato affinché venga superata, per una volta e per tutte, la discriminazione uomini-donne nello sport.
La capitana della Juventus e della Nazionale italiana, Sara Gama, scende in campo al fianco dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2020, e durante il convegno «L'importante è pareggiare» si è così espressa sulla possibilità che lo sport femminile diventi presto professionistico: "Di fatto oggi in Italia c'è una discriminazione di genere che non permette a nessuna atleta di essere professionista. In Francia alcune società offrono contratti professionisti e altri da amatori, mentre in Italia questa scelta non è possibile".
"La gente non sa che noi siamo dilettanti in Italia - ha proseguito -. Non si può continuare così, ma non vogliamo affossare il sistema proprio adesso che iniziamo a divertirci. Però io a 30 anni non ho i contributi, se non quelli che mi sono stati versati quando giocavo in Francia e non ho tutele assicurative. Tutto deve essere sostenibile per il sistema, bisogna quindi sederci a un tavolo e trovare delle soluzioni condivise. Non possiamo riempirci la bocca dicendoci quanto siamo brave e poi non riconoscerci i diritti che ci spettano", ha concluso.
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