“Avrei preferito restare a vivere nella fattoria di mia nonna tra le pannocchie, gli alberi e gli animali piuttosto che diventare calciatore”.
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A tutto Behrami: “Cresciuto tra la guerra e la Caritas. Sion? Mi stavo logorando, ma ora voglio rimettermi in gioco”
Da capitano dell’Udinese a svincolato in 8 mesi, nonostante la firma con il Sion: il centrocampista svizzero si racconta a 360°
Lo ha detto Valon Behrami. Con queste parole, il centrocampista svizzero - attualmente svincolato dopo un’invidiabile carriera tra le fila delle squadre più importanti d’Europa e non solo -, intervenuto ai microfoni del portale ‘Gianlucadimarzio.com’, ha raccontato la sua storia, dai primi passi nel mondo del calcio fino ad oggi.
Una vita fatta di sacrifici, sogni e tanti ricordi, alcuni di questi molto bui: “Il mondo del calcio me la sono goduto a pieno ed è stato tutto fantastico, dalle belle macchine alle culture, nuove, che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare. Purtroppo però è un ambiente dove va tutto troppo veloce e si rischia di perdere di vista il valore di certe sfumature della vita. La guerra? Me la ricordo, certo. Un giorno mio papà è stato picchiato in mezzo alla strada e sarebbe anche potuto morire, così abbiamo deciso di andarcene in Svizzera. Mangiavamo male e ci vestivamo grazie alla Caritas. La mia fortuna è stata saper giocare bene a calcio. Grazie al calcio sono riuscito a regalare una vita più serena anche ai miei familiari”.
Da capitano dell’Udinese a svincolato in 8 mesi, nonostante la firma con il Sion: “A ottobre è finito tutto. Non c’erano le condizioni per continuare. Non mi divertivo più. Ho lasciato due anni di contratto. E credetemi non avrei regalato certe cifre se non avessi l’ambizione di giocare a un certo livello. Mi stavo logorando. Mi era passata la voglia di giocare a calcio in quelle condizioni. Non cerco soldi, voglio alimentare una passione. Stare bene".
L’infortunio e l’inizio dei problemi: “Mi sono fatto male ad aprile: frattura al perone destro. Dicevano tre mesi di stop, a giugno sarei rientrato ma a fine stagione l’Udinese ha deciso di non esercitare l’opzione di rinnovo per il mio cartellino. Mi ha cercato una squadra dell’Arabia Saudita ma ho detto no, preferivo restare in Europa- Poi arriva la proposta del Sion che mi corteggiava da parecchi anni: offerta economicamente importante, la possibilità di poter incidere anche dal punto di vista strutturale in ambito societario. Ma le tante promesse non si sono avverate. Ora ho voglia di rimettermi in gioco quanto prima, adesso non zoppico più e sto bene”.
L’amore per l’Italia e il velato appello all’Udinese: “Voglio vivere a Udine! Credo sia il posto ideale per me, mia moglie, la mia famiglia. Lì mi sento a casa, anche perché mi ricorda la fattoria della nonna, che è il mio portafortuna, prega sempre per me. E’ una bella sensazione sapere che c’è lei che mi pensa. Il Behrami di questa Serie A? Anche se abbiamo caratteristiche diverse dico che Amrabat va a duemila all’ora”.
Un simpatico aneddoto di mercato: “Sarei potuto andare in prestito dalla Fiorentina all’Atletico Madrid, in cambio di Mario Suarez. Allenava il Cholo! Ma ho preferito il trasferimento a titolo definitivo all’Amburgo. Passo dalla Lazio al West Ham. Da idolo a… sconosciuto! I primi giorni si dicevano tra loro ‘who is this guy?’ anche se mi avevano pagato 7/8 milioni di pound! Ho iniziato a menare in campo: calci a me, calci a loro. Cosi, poi, mi hanno rispettato e apprezzato”.
L’amicizia con Paolo Cannavaro e l’avventura al Napoli con Cavani e Higuain: ”Paolo è un grande, so che posso contare su di lui e lui su di me. Non ci sentiamo tantissimo ma basta poco per tornare in sintonia. E’ una delle poche persone preziose che ho nel calcio. Tra Cavani e Higuain chi scelgo? Prenderei il fisico di ‘Edy' e la potenza del ‘Pipa’ ma alla fine sceglierei Hamsik perché era il più completo di tutti nel suo ruolo”.
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