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Papà Sorrentino: “Col Napoli non c’è partita. Rosa pensino a salvarsi. Per Stefano è un ritorno a casa”

Papà Sorrentino: “Col Napoli non c’è partita. Rosa pensino a salvarsi. Per Stefano è un ritorno a casa”

Il tecnico ed ex-portiere, padre dell'estremo difensore rosanero, parla della partita del San Paolo

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Nativo di Cava de' Tirreni, seppur torinese di adozione. Giocare a Napoli non è mai una gara come le altre per Stefano Sorrentino. Il padre Roberto è cresciuto calcisticamente proprio nel settore giovanile partenopeo ed alla vigilia della sfida di campionato tra i rosanero del figlio e la prima squadra della sua carriera ha parlato ai microfoni di 100x100napoli.it. “Sulla carta, non c’è partita - ha dichiarato -. Il Napoli viaggia in alto in classifica con un allenatore molto preparato e al quale faccio i miei complimenti. Ogni tanto la meritocrazia fa la differenza e il tecnico ha fatto ricredere i dubbiosi, puntando al vertice. Il Palermo, invece, è rinnovato quasi per la metà e farà un campionato che punti alla salvezza: prima la si raggiunge e meglio è. Due campionati differenti, poi ci sarà una tifoseria super al San Paolo e per il Palermo sarà ancora più complicato". Sul significato della partita per il figlio Stefano, Roberto non ha dubbi. "E' una gara particolare per lui, possiamo definirlo un po' un ritorno a casa. Come me, anche se io ho trascorsi partenopei e ho giocato nelle squadre limitrofe di Napoli, lui era residente a Torino quando a cominciato a tirare i primi calci veri, fatta eccezione della parentesi Juve Stabia quando sostituì per un po' Efficie, prima di fare ritorno, dopo qualche mese, al suo club di appartenenza, il Torino. Lui era un giovane delle Primavera, mentre Efficie era il capitano di quella squadra e ci sarebbe stato poco spazio per lui: questa è stata la sua fortuna, debuttando in A a Lecce".

LA SVOLTA DI SARRI - Sorrentino ha parlato con grande trasporto della situazione del Napoli, finalmente in corsa per il vertice del campionato grazie anche all'arrivo di Sarri in azzurro. "Un allenatore deve avere sempre la possibilità - ha spiegato -. Per me non è stato così: alleno in categorie differenti anche se ho allenato in A all'estero. In Italia non mi è possibile forse perché ho sbagliato i rapporti personali. Messa da parte questa parentesi polemica, dico che Sarri è un tecnico che arriva in una piazza importante, per la prima volta in carriera, con un pubblico esigente e un po’ deluso per la vicenda Benitez e i trofei in parte arrivati. Poi c’erano critiche sulla difesa in difficoltà. Avere però giocatori come Hamsik, Higuain, Mertens, Insigne e Callejon, allora tutto è più facile. Maradona diceva: “basta lanciare il pallone in avanti e ce la vediamo noi…” (il riferimento è al tridente Maradona-Careca-Giordano). La difesa è il punto forte di questa svolta. Anche perché il cambio di gioco e sicurezza è stato radicale, sapendo di avere qualità in attacco. Da quando il calcio è nato, si è sempre detto che bisogna avere un attacco forte, ma anche una difesa ermetica. Trapattoni ci insegna che si vince anche 1-0. Fare un gol e non subirne è tanta roba e l’interscambiabilità, i raddoppi e la vicinanza tra i reparti hanno portato alla svolta. Il Napoli c’è per lo scudetto. Higuain decisivo? Mio figlio Ivano ha vinto tutto con la Juve e ha una presenza europea con Lippi, ora gioca in C svizzera e ha messo a segno 9 gol in 10 gare. Ti posso dire che avere attaccanti che fanno gol a raffica ti dà una spinta in più. Poi Higuain è in condizione perfetta ed è tra i primi attaccanti al mondo. Quando giochi contro di loro, speri che possano essere non in condizione".

IL PALERMO E VAZQUEZ - La chiosa finale della lunga intervista all'ex portiere oggi allenatore è dedicata ai rosanero, la squadra del figlio Stefano. "I rosanero sono una squadra giovane e non avevano ancora questo Gilardino in condizione. L’inserimento poi anche di Maresca ha aiutato. Subisce pochi gol e diverte in attacco proprio con Vazquez, un calciatore incontenibile".