Il Tribunale della Federcalcio ha emesso in primo grado la sentenza del caso che ha coinvolto per presunte plusvalenze fittizie il Chievo Verona, disponendo per il club clivense tre punti di penalizzazione da scontare nel corso della stagione corrente e duecentomila euro di ammenda.
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Chievo Verona, la risposta alla sentenza del Tribunale federale: “Non meritiamo questa penalizzazione”
Il Chievo Verona ribadisce attraverso un comunicato la propria posizione in merito al caso delle plusvalenze fittizie, per cui il Tribunale della Federcalcio ha disposto tre punti di penalizzazione al club clivense
Ad essere stati coinvolti nell'inchiesta sono stati anche il presidente della società veneta Luca Campadelli, che secondo la sentenza dovrà scontare tre mesi di squalifica, e i consiglieri Piero Campedelli, Giuseppe Campedelli, Michele Cordioli e Antonio Cordioli, ai quali sono stati attribuiti un mese e quindici giorni di inibizione.
Il club gialloblù, attraverso un comunicato redatto dal Legale difensore, l’Avvocato Marco De Luca, e pubblicato sul sito ufficiale, ha risposto alle accuse emerse durante il processo e ha ribadito la propria posizione in merito alla questione, manifestando l'intenzione di ricorrere in appello:
"Siamo stupiti e contrariati dall’esito della sentenza odierna. Siamo fermamente convinti, oggi più che mai, che la società abbia sempre agito con correttezza e trasparenza, e che le indagini della procura non siano state fatte correttamente. Riteniamo perciò che il Chievo Verona non meriti questa ridotta penalizzazione, frutto peraltro, con tutta evidenza, della consapevolezza, da parte del Tribunale, della debolezza della tesi accusatoria. Ricorreremo quindi in appello, fiduciosi che la giustizia sportiva saprà alla fine riconoscere le nostre ragioni.
In ogni caso, al di là di tutte le considerazioni di merito, resta il fatto che riteniamo il deferimento nei confronti del Chievo Verona nullo per le ragioni già espresse ieri in udienza e segnatamente perché l’unico soggetto legittimato a firmare il relativo atto sarebbe stato il procuratore Giuseppe Pecoraro che invece non lo ha fatto né ha dedotto alcun impedimento come previsto dal Codice di Giustizia Sportiva".
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