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Papu Gomez non dimentica Catania: “Eravamo un piccolo Barcellona. Quando ho segnato al Palermo è stato come vincere un derby…”

Papu Gomez non dimentica Catania: “Eravamo un piccolo Barcellona. Quando ho segnato al Palermo è stato come vincere un derby…”

Le dichiarazioni rilasciate dall'attaccante dell'Atalanta: "Se il Catania torna in A e mi chiama? Fate presto, non sono più quel ragazzino di 21 anni che atterrava a Fontanarossa..."

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"Ho giocato in rossazzurro dal 2010 al 2013 ed è stato il periodo più bello. Sono arrivato dall'Argentina per la prima volta in Italia da perfetto sconosciuto".

Parola di Alejandro Papu Gomez. L'attaccante dell'Atalanta, uomo copertina e leader dentro e fuori il campo della squadra allenata da Gian Piero Gasperini, è stato intervistato ai microfoni de 'La Sicilia': oggetto di discussione la sua esperienza in quel di Catania dove il calciatore argentino ha giocato dal 2010 al 2013, mettendo a segno sedici gol siglati in centosei partite.

"Catania mi ha aperto le porte del calcio che conta. Ecco perché Catania resta un grande amore. Ho vissuto tre anni alla grande, ogni anno andava sempre meglio. Ho conosciuto ragazzi straordinari, amici veri. Argentini e italiani. Sotto il vulcano sono cresciuto come uomo. Sono cresciuto grazie alla società che mi coccolava e mi sferzava quando serviva. Abbiamo firmato imprese che sembravano impossibili, come il 2-2 in casa della Juve al primo anno, durante la gestione Simeone - ha dichiarato il classe '88 -. Al 70' eravamo sotto di due gol. Accorciai io e Ciccio (Lodi, ndr) su punizione al 95' fece secco Buffon. L'anno dopo in città è nato mio figlio? Ed è stata una grande gioia. Vado fiero di questo particolare. Ricordo ancora la corsa all'ospedale Cannizzaro e la felicità della mia famiglia. Il primo gol in rossazzurro? L'ho firmato contro il Napoli. Assist di Ricchiuti con un cross da sinistra. Maxi Lopez che attacca il primo palo. Calciai di sinistro battendo De Sanctis. Il primo gol non si scorda mai. E, francamente, ogni tanto riguardo i video con i gol segnati con la maglia rossazzurra. Se seguo il Catania di oggi? Cerco di seguirlo sui social e attraverso i video. Ne parliamo spesso con gli ex compagni argentini rossazzurri in una chat. Parliamo delle partite più belle. Spero che il Catania di oggi possa andare in B".

MONTELLA E MARAN -"Con Montella eravamo un piccolo Barcellona. Il tecnico mi ha fatto migliorare sotto il profilo della continuità. Perché prima giocavo una partita eccellente, una così così. Mi ricrdo che dopo l'allenamento mi fermava per vedermi tirare in porta e mi dava suggerimenti. La mia terza stagione? Record di punti, Europa League sfiorata. Una stagione meravigliosa, ci siamo divertiti in campo. Eravamo un gruppo unito. Quante grigliate con Spolli, Izco, Castro, Almiron, Andujar. Abitavamo tutti nello stesso condominio. Contando i bimbi eravamo in trenta: una piccola comunità. Maran? Abbiamo vinto gare importanti in trasferta e in casa eravamo molto forti. I tifosi mi hanno fatto sentire importante. Sono stato accolto benissimo. Ricordo i pranzi prima degli allenamenti ad Acicastello dalla Signora Cristina da Umberto Baffo. Mi avete voluto tutto bene. Ho sentito la fiducia attorno a me e i risultati sul campo sono arrivati di conseguenza. In aeroporto capita spesso di sentire 'Mbare' c'è il Papu, gridano. E scattano le foto. Quando mi sento chiamare da un catanese sorrido e ricordo le cose belle".

ATALANTA -"Perché richiesto in tutta Europa e in Italia sono rimasto a Bergamo? Questa è una famiglia e ho scelto bene. Il coronamento della mia carriera. Ho raggiunto qui quello che non sono riuscito a fare a Catania: giocare in Europa League. Al Palermo non ho mai segnato con la maglia del Catania. Ma poi con la casacca dell'Atalanta ho fatto centro due volte. Ed è stato come vincere un derby. Se il Catania torna in A e mi chiama? Fate presto, non sono più quel ragazzino di 21 anni che atterrava a Fontanarossa. Fate presto".

SU LO MONACO... -"Se l'ho risentito? Ogni tanto, ma il rapporto è molto positivo. Mi ha sempre consigliato bene. Mi faceva curare l'alimentazione e ci spediva a letto presto. Anche nella cura dei dettagli era meticoloso. La leggenda del frigo? Il direttore ogni tanto faceva ispezioni serali per controllare il contenuto della nostra spesa. A me non è mai capitato. Ma a qualcuno i controlli li faceva. Mi ricordo una sera, appena arrivato a Catania, abitavo con Francisco un mio amico che in quei giorni sosteneva un provino a Milazzo. Andammo al ristorante alle 22.30. E, credetemi, per me era tardissimo. Ma avevamo fame. Trovammo Lo Monaco in quella zona. Saltammo in aria quando arrivò da dietro chiedendo: 'Che stai facendo qui?'. Noi argentini mangiamo alle 21.30. Era tardi pure per me. E quella sera mi sono spaventato tanto".

PAPU DANCE -"Tutto è nato per scherzo. Nello spogliatoio ballavo e Borriello ha girato un video che è diventato virale. I ragazzi di Autogol, youtuber di successo, mi hanno proposto la canzone e il ricavato è andato a una casa di ragazzi disabili. Anche vendendo la 'piadina del Papu' facciamo beneficenza. Se tornerò a Catania in vacanza? L'ho fatto qualche anno fa. Adesso mi piacerebbe passare l'estate al Mondiale con l'Argentina", ha concluso Gomez.