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Zitti tutti: parla il capitano In pillole passato, presente e futuro rosanero

di Fabio Giacalone Fabio Liverani: viva la sincerità! Il capitano non avrà certo il baffo folto e bonario del celebre testimonial della nota birra italica. Non si può nemmeno.

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di Fabio Giacalone Fabio Liverani: viva la sincerità! Il capitano non avrà certo il baffo folto e bonario del celebre testimonial della nota birra italica. Non si può nemmeno dire abbia i colori biondi e lucenti della bevanda densa di schiuma e carica di malto. Ma in quanto a trasparenza di pensiero ed equilibrio di giudizio si può dire, senza temer smentita, che non è secondo a nessuno. Quando parla lui e da capitano del Palermo, c’è da mettersi all’ascolto e appuntare ogni singola parola che esce dalla sua bocca: è un ottimo modo per avere esatta contezza dello stato dell’arte in casa rosanero e di quella che è la reale dimensione della squadra in relazione a tutte le altre forze e variabili del campionato di serie A. Per chi ha discreta memoria e ricorda le parole pronunciate dal capitano, a partire dalla scorsa estate (si era ancora impegnati col ritiro pre-campionato) per finire a quelle rilasciate lunedì scorso nel corso dell’approfondimento sportivo di TGS (TGS Studio Sport), non sarà difficile tirar fuori un quadro di straordinaria aderenza all’andamento fin qui tenuto dalla compagine di Davide Ballardini: ogni parola, ogni giudizio, ogni pensiero di Liverani – come i palloni che partono dal suo esperto sinistro – tracciano una parabola che conduce esattamente ai 36 punti attuali con relativo ottavo (in coabitazione con l’Atalanta) posto in classifica. IN PRINCIPIO ERA IL CAOS Proviamo a ripercorrerla questa parabola. Era agosto e in mezzo a tante voci che già disegnavano affreschi da Champions e Uefa e fiumi di parole su una squadra che doveva essere la più forte degli ultimi anni, così parlava il capitano: “Il Palermo, in questo momento, non è in grado di fissare traguardi lontani. Dobbiamo giocare una partita per volta senza pensare al traguardo finale. Io sono abituato a fare un primo bilancio al giro di boa. Penso che le potenzialità di questa squadra e gli obiettivi alla nostra portata possano essere chiari soltanto a Natale”. Per la serie: poche illusioni, voliamo basso, pensiamo a lavorare che per sognare c’è tempo. Oggi scopriamo che quella valutazione d’attesa non era frutto di poca convinzione nei mezzi propri e della squadra, o di personale pessimismo: semplicemente un’analisi accurata del nuovo contesto nel quale si era inserito. “Scegliere Palermo comportava calarsi in un ambiente totalmente rifondato per i tanti nuovi arrivi ed una scelta un po’ più difficile. In carriera però mi sono sempre piaciute le sfide e per questo sono arrivato qui. I primi mesi e fino a settembre ero un po’ preoccupato – ha svelato Liverani – la pressione del presidente non era vista benissimo in squadra. Poi come gruppo siamo stati bravi a leggere le sue dichiarazioni come sprono per far meglio e tutto è cambiato. Questo è stato un cambiamento di mentalità – ha aggiunto - quando il gruppo non l’ha più visto come un nemico ci siamo uniti e devo dire che negli ultimi mesi sono stato ancora più convinto della mia scelta fatta e sono convinto che nell’arco della durata del mio contratto questa può diventare una grande squadra”. IL PALERMO E LE ALTRE Sui rapporti di forza del torneo e su quelle che avrebbero potuto essere le dirette avversarie certe del Palermo, così la pensava il capitano in estate: “Metto il Palermo con Napoli, Genoa, Lazio. Io non faccio classifiche ad agosto, parlerà il campo. Potremo toglierci delle belle soddisfazioni, ma meglio tirare le somme a gennaio”. Ed in effetti non sbagliava se si considera che partenopei e capitolini adesso stanno di poco dietro i rosa e solo il Genoa ha preso un discreto vantaggio (5 punti). Come si vede non c’è nel novero la Fiorentina, la sua ex squadra: lì il progetto per l’Europa che conta è cominciato da almeno tre stagioni e Liverani sa bene attualmente non è questa la dimensione dei rosa. Momento difficilissimo per il Palermo, l’avvio della stagione ufficiale. Subito il flop in Coppa Italia contro il Ravenna e le critiche pesanti (dai media e dal presidente) sulla gestione del gruppo da parte dell’allenatore. Lucidissima la visione di capitan Liverani di quel momento buio: “Forse ancora manca l’amalgama di squadra, l’abbiamo avuta a tratti. Le qualità questo gruppo le ha, ora però la deve mettere in campo. Il pubblico è rimasto male per la sconfitta, così come il presidente, ma è normale. Il nostro è un grande pubblico è da ora in poi dovremo dare tutto per poterlo rendere felice, lo stesso discorso vale per il presidente”. ATTENZIONE AL PRESIDENTE Già, il presidente: figura così fondamentale nell’architettura del Palermo da serie A, eppure a volte così scomoda da gestire per la squadra, sia in termini di rapporti personali che di dichiarazioni pubbliche rilasciate a mezzo stampa. Nel corso di una conferenza stampa successiva alla batosta di Udine, Fabio Liverani si soffermava su alcune valutazioni del presidente Zamparini, che indicava un campionato a ridosso delle grandi per questo nuovo Palermo. “Il presidente è il capo di questa società e giustamente può avere le sue idee, io faccio il calciatore e penso che ci sono squadre che sono più pronte rispetto a noi. Da qui a maggio però ci sono dieci mesi e se saremo bravi a migliorare come squadre e come gruppo ci possiamo assestare anche dietro a queste cinque squadre”. I MERITI DI BALLARDINI La lucidità del professionista di grande esperienza non sta solo nel considerare con schiettezza i problemi e dire con sincerità che non è il caso di illudersi (“In questo momento non credo che siamo pronti per la Coppa Uefa, sarebbe sbagliato dire il contrario e creare false speranze nel pubblico”.): la si nota anche quando vengono sottolineati gli aspetti positivi, apportati da un cambiamento fondamentale per una squadra di calcio, ovvero quello della guida tecnica. Così il capitano commentava la svolta rappresentata dall’arrivo di Ballardini, eravamo a settembre: “Ha introdotto delle novità. Adesso ci sono giocatori che con questo modulo sono più liberi da certe situazioni tattiche e si trovano più a loro agio. La qualità migliore di Ballardini? Mi ha colpito la sua capacità di esprimere qualsiasi concetto, anche il più duro, con grande pacatezza e serenità. Ballardini riesce con il suo carattere a dare equilibrio in un ambiente un po’ particolare nel quale ci si esalta con la stessa facilità con la quale ci si deprime. Trovare equilibrio anche a livello tecnico e societario è molto importante qui”. Così si è espresso in settimana sempre sul ruolo chiave del tecnico ravennate: “L’arrivo di Ballardini ha cambiato modulo tattico che penso per i calciatori attuali sia il modulo migliore, quando si trova il modulo perfetto per le caratteristiche dell’organico penso sia giusto portarlo avanti o comunque credere sempre in quello. Ovvio che ci sono momenti di una partita in cui bisogna cambiare qualcosa, ma se vogliamo iniziare ad esser grandi dobbiamo avere un’identità chiara credendo nel nostro lavoro dal martedì alla domenica”. Lampante l’uniformità di giudizio: esatto sin da principio, semplicemente rafforzato con l’andare dei mesi. Insomma le prove giocano tutte a favore del fatto che delle parole di Liverani ci si può fidare. Ancor più e meglio delle mosse strategiche della società e di una comunicazione spesso fumosa, artatamente escogitata per depistare gli avversari di turno (vedi alcune vicende da calciomarket), o magari sopra le righe per la voglia di restar sempre sulla cresta dell’onda o di spronare l’ambiente, tipica del carattere personale di determinate figure (ogni riferimento a fatti e persone reali non è puramente casuale). Se i tifosi, ancor più dei giornalisti, vogliono sapere pane al pane e vino al vino gli umori e le prospettive della squadra, ascoltino bene il capitano: non si corre il rischio di sbagliare e si può scoprire una propensione alla comunione d’intenti che suggelli un patto di forza fra pubblico e squadra. Se gli esempi forniti non vi sono bastati, chiudiamo con due valutazioni del capitano su argomenti cruciali per il prosieguo del progetto Palermo. PROIEZIONI FUTURE La prima riguarda le caratteristiche tecniche e strutturali dell’organico e cosa andrà aggiustato nella prossima sessione di mercato (visto che quella di gennaio è bella che chiusa): “Qualche giocatore è più giovane, ha meno esperienza e quindi in casa si sente protetto e caricato dall’ambiente casalingo che lo spinge a dare qualcosa in più. Al Barbera riusciamo a far partite di grande incisività, con i tre davanti facciamo molto pressing, cerchiamo di rubare palla in alto. Nei match esterni, invece, facciamo un po’ fatica a rubare palla nella metà campo avversaria. Magari teniamo molto la sfera ma non riusciamo a trovare la verticalizzazione giusta; poi non abbiamo, per caratteristiche, giocatori che vanno in profondità o dei saltatori che riescono a creare problemi su qualche cross dalla fascia. Guana e Migliaccio ad esempio ieri hanno fatto un’ottima partita ma hanno caratteristiche particolari, da loro non possiamo aspettarci inserimenti in area offensiva, devono fare altro in mezzo al campo e lo fanno bene”. La seconda ritorna sul tema degli obiettivi stagionali. Liverani qui è chiaro ed inequivocabile: “Se per la Champions credo che non abbiamo più del 10% di possibilità, per la Uefa, invece, penso che al 50 % ce la giochiamo. Noi facciamo il tifo per una finale di Coppa Italia tra Inter e Juve che darebbe un posto in più. Speriamo di poter centrare questo obiettivo: per la società, i tifosi e per una squadra rifondata come la nostra sarebbe un grandissimo risultato”.