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Robinson: “Quando Acquah umiliava con classe…”

Strano percorso quello di Afriyie Acquah verso il calcio che conta. L'attuale centrocampista del Palermo, è arrivato nel vecchio continente nelle giovanili di un club dell'East Side di.

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Strano percorso quello di Afriyie Acquah verso il calcio che conta. L'attuale centrocampista del Palermo, è arrivato nel vecchio continente nelle giovanili di un club dell'East Side di Belfast, il Glentoran FC per poi trasferirsi negli USA, al DC United la squadra di Washington. Tutto merito, oltre che del talento del ghanese del Palermo, della lungimiranza di Christopher Forsythe, un ghanese stabilitosi a Belfast in giovane età e innamoratosi proprio del Glentoran, per conto di cui al ritorno in patria nel 2005 decise di dedicare una sorta di scuola calcio a scopo benefico nella città di Sunyani. Sam Robinson, direttore del progetto ha dichiarato a Goal.com "Il progetto era stato pensato per tirare via dalle strade i ragazzini. Non avevamo fondi da spendere così il club ci spediva tutto, anche le maglie, direttamente al campo dove Christopher Forsythe lavorava duro per tirare avanti la scuola calcio. A livello locale, a Belfast la risposta era entusiasmante, ogni tifoso poteva diventare lo sponsor di uno dei giovani della scuola calcio. Acquah era sponsorizzato da un uomo di nome Gavin Campbell, che era mezzo italiano, deve essere stato il destino a volere che firmasse per un club di Serie A". Questo progetto fu un vero successo con oltre 100 giocatori di entrambi i sessi allenati dal personale fornito dal Glentoran. Il migliore dei tanti ragazzi fu premiato con un viaggio Belfast per allenarsi con la prima squadra del club. "Quando Afriyie arrivò - ricorda Robinson - la prima cosa che disse fu 'Voglio vedere il calcio, non Belfast'. Restò qui per due settimane e il suo talento fu subito evidente a tutti. Aveva solo 15 anni al tempo ed era decisamente meno possente di quanto non lo sia adesso. Ma aveva un grande tocco, un bel passaggio e potete ben capire di come gli venisse facile calcare i nostri campi dopo anni a giocare sulle superfici più dissestate. Ad essere onesti umiliò diversi dei nostri giocatori della prima squadra col suo talento. Il nostro capo degli osservatori disse di lui che si trattava della più grande stella a vestire quella maglia". (Tratto da “Goal.com”)