di Benvenuto Caminiti Ieri sera, appena arrivato allo stadio per Palermo-Inter subito un pensiero ha attraversato la mia mente per trovar poi rifugio dentro il mio cuore: che spettacolo! Quando il Barbera si presenta così, diventa il più bello stadio del mondo. Tutto colorato di rosanero, da un angolo allaltro, dalla curva Nord alla Sud, passando dalla gradinata per finire alla tribuna. Un colpo docchio da togliere il fiato. E quando, alla mia età e dopo mille e mille partite viste e vissute dal primo allultimo istante, ancor oggi mi succede una cosa del genere, io ringrazio il cielo di essere ancora così innamorato del calcio e del mio Palermo. Campassi centanni ad una cosa così non saprei mai rinunciare. Mi dicessero un giorno: guarda che cè quel grande giornale - di Milano o di Torino o di Roma o di dove mai possibile che ti vuole a lavorare lì, nella mecca del calcio, io risponderei: lusingato, ma non mi interessa. Neanche per tutto loro del mondo, neanche se a volermi fosse il numero uno delleditoria italiana. E poi, siccome non sembra ma sono ambizioso perché sono soltanto un uomo, aggiungerei: al massimo potrei fare il corrispondente da qui. Da Palermo. Dal Barbera. Perché, amici miei, io al Barbera non ci rinuncio Lho già detto? Embè, lo ripeto! Il Barbera è il mio stadio, racchiude tutti i miei ricordi pallonari, belli e brutti, rosa e neri, la gioia e la disperazione; insomma, rappresenta un pezzo della mia vita, un pezzo importante, direi fondamentale, perché la vita, quella vera, quella di noi mortali e non quella delle favole per bambini, non può davvero esser tale se non è insieme bella e brutta, rosa e nera, dolce e disperata. Cosa sono tutte le ricchezze materiali del mondo, le sue lusinghe, i suoi inganni, le sue tentazioni se nel cuore hai il deserto, perché ti manca lunica cosa che ti dà lo sprint, ladrenalina, lamore? Credetemi, per quel poco-tanto desperienza accumulata nei miei (quasi) settantanni di vita, sono poco più di niente. Io lho provata sulla mia pelle lesperienza di tentar fortuna altrove, quando incalzava il bisogno, quando il dovere di mantenere una famiglia mi spingeva a scelte difficili, dolorose , accettate solo per spirito di servizio, se così posso definire il senso del dovere, la responsabilità di pensare alle persone care e ai loro bisogni prima che ai miei. E partii per lidi lontani, non solo geograficamente, senza riuscire mai ad ambientarmi, restando sempre un estraneo. Ci provai, insomma, ma al richiamo della foresta non si resiste, non si può fare a meno di ascoltarlo e di assecondarlo. E così, tornai sui miei passi e pur passando giornate, mesi durissimi, andai avanti a fronte alta, senza esitazioni, senza fermarmi mai. Perché qui, nella mia terra, cera (cè?) lessenza della vita mia, i colori, gli odori, i suoni, i ricordi, il cielo ed il mare, tutto il rosa e tutto il nero della vita. Cera (cè) il Palermo, il mio Palermo, sempre amato, anche quando mi lacerava il cuore, anche quando veniva radiato, anche quando precipitava in C1, perché bastava una sola partita vinta, sia pure in un campo sperduto tipo Valdiano, perché tutto il veleno che mi aveva propinato fino al giorno prima diventasse di colpo nettare delizioso come miele profumato. Perché non si può vivere senza una passione, sarebbe come vivere senza un perché, senza un ideale. No, non si può ed infatti io, magari un po tardi, nella mia terra mi son ritrovato, sono in pace con me stesso e con chi mi vuol bene, gli altri non contano, che magari criticano: guarda quello, aveva un avvenire sicuro al Nord e ci ha rinunciato per stupida nostalgia. Gli altri, ho detto ma intendevo quegli altri, quelli senza passione, senza sentimenti, che vivono solo di cose e tutto il resto non glinteressa, non li sfiora neppure, gli fanno un baffo. Beati loro, dico per dire, perché dovrei invece dire: poveretti, non sanno quello che si perdono, rinunciando alle passioni, al turbine dei sentimenti. Tutti i sentimenti, perfino quelli odiosi. Sempre meglio che non averne. Per questo, ieri quel colpo docchio che mi aveva lasciato senza fiato subito dopo mi faceva rimbalzare nella testa un pensiero tuttaffatto diverso, un pensiero come questo: ma è mai possibile che per vedere il mio stadio bello come nessun altro al mondo deve arrivarci una delle tre grandi squadre dItalia, Inter, Milan o Juventus? Un pensiero molesto come un tarlo nella serata della festa, nella serata che ha confermato che anche il Palermo è ormai diventata una grande e, per ciò, uno stadio così, da sembrare il più bello del mondo, se lo meriterebbe ogni domenica che Dio ci manda
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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA”Il Barbera, lo stadio più bello del Mondo…”
di Benvenuto Caminiti Ieri sera, appena arrivato allo stadio per Palermo-Inter subito un pensiero ha attraversato la mia mente per trovar poi rifugio dentro il mio cuore: che spettacolo! Quando il.
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