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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA’ Quanti bocconi amari prima della gioia

di Benvenuto Caminiti Si vede che era destino che le più belle soddisfazioni dal Palermo io dovessi riceverli da vecchio, dopo una vita di affanni… rosanero, ma ho subito capito che.

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di Benvenuto Caminiti Si vede che era destino che le più belle soddisfazioni dal Palermo io dovessi riceverli da vecchio, dopo una vita di affanni… rosanero, ma ho subito capito che così è più bello: se aspetti a lungo è meglio, c’è più gusto; se hai lottato, sputato sangue, pianto, sofferto e provato vergogna cento volte al giorno, è meglio, c’è più gusto; se ti hanno riso dietro per anni, sbeffeggiato o semplicemente ignorato come se non esistessi, è meglio, c’è più gusto; se per conoscere il risultato del Palermo hai dovuto aspettare sera inoltrata per collegarti con il notiziario regionale, è meglio, c’è più gusto. Sì, c’è più gusto a godersi la vita quando finalmente è tornata ad essere bella, dopo che per decenni è stata uno schifo, una vergogna, un tormento, ma era comunque la tua vita, l’unica che avevi e te la dovevi far bastare. Sì, c’è più gusto a riassaporare certe fragranze, dopo che per anni ed anni hai dovuto tenere il naso chiuso per poter respirare e dovevi farlo perché quello c’era e quello dovevi tenerti, anzi di più, dovevi comunque difenderlo perché la fede non si discute, te la tieni e lotti per proteggerla. Sempre, anche - se non soprattutto – quando non rappresenta quasi più niente, se non dentro il tuo cuore. Così son vissuto io e tutti gli altri tifosi veri del Palermo per trent’anni e passa: sconfitte, retrocessioni, radiazioni e restare sempre fedeli ai colori rosanero. Mentre tanti altri nel frattempo cambiavano bandiera, tradivano la fede, passavano al nemico. Che poi era sempre uno dei tre: Juve, Milan o Inter. Ho seguito il Palermo dovunque, a Valdiano, ad Afragola, a Crotone e l’avrei seguito fino in capo al mondo perché il Palermo è il Palermo e non si cambia con nient’altro. Io non l’ho mai fatto e so pure - visto che ho passato tre quarti della mia vita di cronista, in mezzo ai tifosi, in curva tra di loro, uno di loro – chi gli è rimasto fedele durante il trentennio della vergogna e chi ha solo fatto finta, che poi è peggio di chi l’ha tradito sfacciatamente, passando al solito nemico “strisciato” a viso aperto, gridandoglielo sguaiatamente sul muso: “Mi … ancora o Paliermu vai appriessu? Ma un t’à siddiatu? No, no, iu avi uora ca ci livavu manu … Io ( e qui normalmente gonfiava il petto) ora è una recina r’anni ca tifu Juventus!”. E quando io e gli altri trentamila abbiamo riempito il “Barbera” nella partita contro l’Ascoli che avrebbe potuto riportarci in Serie B, quel tale, incontrandomi per strada mentre mi avviavo verso lo stadio, mi bloccò per sibilarmi in un orecchio: “Ma runni vai, o stadio? Ah, vieru, c’è a partita ra vita… Chiffà, u Paliermu acchiana stasira?”. E qui un’oscena risata, subito seguita da una frase icastica del tipo: “Tu tinni vai o stadiu ca spiranza ri acchianari in serie B e iu, ‘mbeci, va festeggiu a modo mio u scudetto ra Juventus!” …”: il tutto mentre la mano indugia dalle parti del cavallo dei pantaloni. Insomma, amici miei, ne ho dovuto subire tante di queste “cattiverie” ma le ho bypassate sempre alla grande perché niente e nessuno è stato mai in grado di far tremare la mia fede rosanero, com’è giusto che sia, sennò che fede sarebbe. Quanto ho penato, quanti bocconi amari ho dovuto ingoiare, quanti pianti mi son fatti ed il brutto è che spesso dovevo farlo di nascosto perché parenti ed amici non mi capivano: “Non ci posso credere! Fai così per il Palermo?”, mi dicevano a turno, come a voler compiere una … missione umanitaria. E poi, forse per consolarmi, aggiungevano : “Ancora non ci hai fatto il callo alle figuracce del Palermo? … Ma lascialo perdere, non se la merita la tua passione!”. E così, invece, mi propinavano la classica goccia di veleno, perché una domanda a quel punto dovevo pur farmela: “Ma chi me lo fa fare?”, dandomi comunque e sempre la stessa identica risposta: “Che ci posso fare, se sono rosanero dalla nascita? O tifo Palermo o … tifo da Palermo … Non ho scelta!”. Ce li ho sulla pelle, i colori rosanero, non li ho scelti tra tanti, mi si sono appiccicati addosso che ero ancora un bambino e per andare allo stadio … scappavo di casa; non avevo i soldi e così aspettavo che mani sante, ad una decina di minuti dalla fine della partita, aprissero i cancelli ed a centinaia sgattaiolavamo dentro … e fu così la mia prima volta, col fragore dello stadio subito nelle orecchie ed il prato verde, scintillante e quelle maglie d’un rosa abbacinante, davanti agli occhi. E fu subito colpo di fulmine. Che dura ancora e sono passati più di sessant’anni ed anche se per trenta e passa ho penato le pene dell’inferno non faccio altro che ringraziare il buon Dio d’avermela data questa passione per il Palermo e per nessun’altra squadra della terra. E sapete quando l’ho capito che ero, proprio per questa incredibile passione, un uomo fortunato? Tante volte, negli ultimi anni, quelli “zampariniani” per intenderci, ma soprattutto dopo il 3-2 alla Juve con gol finale, al volo di sinistro , di Cassani da fuori area. Quella notte ero così ebbro di gioia che tornare a casa mi sembrava un … delitto e così temporeggiavo nello spiazzale antistadio, parlavo a raffica e ne sparavo di belle e di brutte, finché la telefonata della mia dolce e paziente mogliettina mi riportò … sulla terra: “Cosa fai ancora in giro ch’è mezzanotte passata!”. Salutai, sbracciandomi e di corsa verso casa! Di corsa? Saltellando, semmai, tanto da non vedere dove mettevo i piedi, che volavano anch’essi. E finii con la testa contro un palo. Mi risvegliai a Villa Sofia e la prima cosa che i miei occhi inquadrarono furono quelli pieni di sgomento di mia moglie:”Come stai?”, mi chiese ed io, sorridendo: “Bene, perché? Che ci faccio qui”. Poi, con la mano sfiorai il turbante di bende che mi avvolgeva la testa…