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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Pinilla, il cileno caliente è pronto a tornare in campo dopo linfortunio

di Benvenuto Caminiti Prima Antonio Nocerino, oggi Mauiricio Pinilla: i guerrieri del Palermo fiutano l’aria sporca e cattiva che tutto inquina intorno a sé e si fanno avanti. A fronte.

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di Benvenuto Caminiti Prima Antonio Nocerino, oggi Mauiricio Pinilla: i guerrieri del Palermo fiutano l’aria sporca e cattiva che tutto inquina intorno a sé e si fanno avanti. A fronte alta e senza vergogna, alla faccia delle 4-sconfitte-4 e del quattordici gol subiti in quattro partite. Senza vergogna ma anche senza negare l’evidenza di una squadra allo sbando, capace in un sol mese di rovinarsi la reputazione faticosamente guadagnata in un anno e mezzo di lavoro e di sacrifici, alla guida di un maestro come Delio Rossi. Nocerino ha usato anche espressioni forti per respingere le maldicenze relative ad una sua presunta e smodata voglia di cambiar casacca per passare al suo amatissimo Napoli: “Hanno fatto una domanda al mio procuratore – spiega stizzito - gli hanno chiesto se un giorno mi piacerebbe giocare nel Napoli. Come avrebbe dovuto rispondere secondo voi, se non che, se un giorno mai dovesse succedere, per me sarebbe comunque bello, perché Napoli è la mia città e io l’amo come voi amate la vostra! Un giorno, però, perché io oggi gioco nel Palermo e ne sono onorato. Qualcuno ha insinuato che gioco male perché ho la testa al rinnovo del contratto? Costui non meriterebbe risposta. Gli dico solo che, se in un momento come quello che stiamo vivendo, dovessi solo pensare di far pressioni sulla società per il mio contratto, mi sputerei in faccia da solo…”. Parole infuocate dalla passione e dall’orgoglio, ferito non solo dalle ultime figuracce ma anche se non soprattutto dal polverone che ogni crisi, in ogni latitudine essa si verifichi, solleva inevitabilmente attorno a sé. Parole infuocate dalla passione anche quelle di Pinilla, che pure nell’inferno rosanero di quest’ultimo mese non c’è neanche passato di striscio, fatti salvi i dieci minuti finali di Palermo-Udinese, quando già si perdeva per 7-0 e tuttavia lui entrò in campo e subito si mise ad inseguire tutti gli avversari, dovunque si trovassero. Pure in fondo allo spogliatoio, a partita finita! Ma lui è un cileno caliente, il sangue gli bolle nelle vene, il cuore gli va sempre a mille all’ora e quando l’udinese Denis, a risultato ultratennistico già in cassaforte, ha cercato di far l’ottavo gol con il cucchiaio, non ci ha visto più. Gli si è avventato contro e l’han dovuto tenere in dieci, compagni ed avversari: il rispetto innanzi tutto e Denis se ne era dimenticato! Dicevo di Pinilla e della sua faccia brava, nel senso dei bravi di manzoniana memoria, solo che quelli erano bravi sempre, cattivi di natura e per mestiere, mentre lui, Mauricio, lo è solo dentro il rettangolo verde e solo sportivamente parlando. La sua è cattiveria agonistica, benedetta cattiveria che ti fa vincere le partite anche se davanti hai un avversario tecnicamente più forte. E questo infatti dice ora davanti ai cronisti prima dell’allenamento del giovedì: “Dopo Lazio-Palermo mi son detto: come abbiamo giocato male! Poi, però, ho rivisto la registrazione in tivvù ed ho pensato: No, non abbiamo giocato così male, ma ci è mancata la giusta cattiveria… E senza quella, difficilmente si vincono le partite!”. Pinilla, che è della capitale del Cile, la splendida Santiago, parla un italiano più scorrevole e comprensibile di quello di tanti ragazzi nostrani, nati e cresciuti al di qua e al di là del Tevere. Certo l’accento è quello tipico ispano-sudamericano, che rifiuta le “doppie” o le trasforma a suo piacimento. Così, anzi che “toccata”, lui dice "tocata", ed invece di “abbiamo” dice "aviamo", ma il suo eloquio resta musicale lo stesso, perché il suo spagnolo, lingua neolatina anch’essa, è parente stretto dell’italiano. “Sì, la squadra è rimasta tocata dal 7-0 interno con l’Udinese, si è visto sin dall’inizio della partita con la Lazio, che in un quarto d’ora, senza nemmeno faticare troppo, ci ha rifilato tre gol. Era tocata dalla paura, e si può capire, c’era stato il cambio dell’allenatore, che ha le sue idee e ci vuole il tempo che ci vuole per giocare come vuole lui…”. E quando gli si chiede se ha visto a Roma con la Lazio qualche compagno già rassegnato al peggio, ha risposto che lui preferisce parlare del gruppo e non dei singoli e che il gruppo c’è, è compatto e lo dimostrerà subito, a cominciare dalla partita di Marassi. “Basterà fare una gran partita contro il Genoa per ritrovare la fiducia perduta… Tranquilli, noi ci siamo, il mister ha la grinta che piace a me, tranquilli, prestp rivedrete il vero Palermo!”. Con te in campo, naturalmente e, magari, con Miccoli al tuo fianco… oppure tu solo, come unica punta? Tu come preferisci giocare ? “Una, due, tre punte? Per me fa lo stesso: basta che giochi!” Ma ce li hai i novanta minuti nelle gambe, dopo l’infortunio e quest’ultima ricaduta? “Nella testa altro che novanta minuti, potrei farne cinquemila, ma capisco che, dopo un infortunio, non posso essere ancora al 100%, tuttavia solo giocando posso recuperare la condizione migliore, quindi… Fatemi giocare e tutto si risolve!”. Il Palermo, secondo te, ha ancora ambizioni europee o no? “Beh, aviamo ancora dieci partite da giocare, tutto è possibile, ma la Champions sinceramente mi pare molto, molto difficile. Il resto, no, tutt’altro. Ricordatevi che c’è la doppia semifinale di coppa Italia, che potrebbe regalarci l’Europa…”. Ma prima c’è il Genoa, poi il Milan e poi il Catania al Massimino. "Bene, bene, un tris di partite di fuoco, quelle che mi piacciono di più: lo ripeto ancora una volta, aviamo tutto per tornare la signora squadra che ha dato spettacolo a Torino e a Firenze e che ha strapazzato al Barbera la Roma, il Parma, il Catania. Una signora squadra eravamo, una signora squadra siamo ancora. Parola di Mauricio Pinilla!”.