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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA’ La piazza degli interisti è al Duomo di Milano

di Benvenuto Caminiti L’Inter conquista dopo 46 anni la “Champions” e… scoppia il finimondo: i tifosi nerazzurri da una parte e il resto d’Italia dall’altra. Al nord e.

Mediagol8

di Benvenuto Caminiti L’Inter conquista dopo 46 anni la “Champions” e… scoppia il finimondo: i tifosi nerazzurri da una parte e il resto d’Italia dall’altra. Al nord e al sud zuffe, assalti, aggressioni: tutti “gli altri” contro gli interisti, che non si fanno mancare nulla, sembrano impazziti, scorrazzano in lungo e in largo. Dimenticano le buone maniere. A Torino un pensionato accoltella ed uccide un disoccupato sessantenne che si era permesso di insultare Materazzi per la scritta sulla maglietta “Vediamo se ci togliete anche questa”. La vittima era juventina e quella scritta, esibita nel momento del trionfo dell’odiatissimo nemico, diventava una provocazione insopportabile. Da qui la zuffa, i calci e i pugni, finché l’interista non ha tirato fuori il coltello e gli ha vibrato tre micidiali fendenti. Poi è scappato. Acciuffato qualche ora dopo, ha cercato di glissare. Adesso è in carcere. Non mi dilungo oltre, non sono abituato a farlo se la fonte della notizia non è di prima mano, come quella, invece, dei tafferugli scoppiati a Palermo, in piazza Politeama, la notte del trionfo interista sul Bayern e quella successiva. L’ho detto: i tifosi nerazzurri sembrano impazziti di gioia, perdono ogni controllo. Esagerano. E voler festeggiare in massa, bandiere al vento e cori, alti e tonanti, al cielo purissimo di piazza Politeama, non solo è esagerato ma è soprattutto SBAGLIATO, fuori posto, insensato. Piazza Politeama è il cuore pulsante della città, rappresenta la “palermitanità” più sentita, il centro delle sue passioni, delle sue istanze sociali, dei suoi messaggi più forti, quelli che vogliono cambiare le cose sbagliate, indirizzarle nel verso giusto. Per protestare o semplicemente per far conoscere ai politici locali come la pensano, i palermitani “armano” un corteo, lo “vestono” di striscioni e bandiere e, tra cori ed inni, lo mettono in marcia da una piazza qualsiasi fino a Piazza Politeama: qui il corteo si placa, raccoglie le sue forze e lancia i suoi proclami. Questo avviene per questioni sociali, politiche, morali. Questo succede anche se non soprattutto per questioni sportive. Quando il Palermo, dopo trentadue anni di vergogne, riconquistò la Serie A, subito dopo la partita che quel “ritorno” aritmeticamente sigillava (Palermo-Triestina 3-1 del 24 maggio 2004), i trentamila del “Renzo Barbera” si riversarono in strada, formando uno spontaneo naturale corteo, che, avviandosi dal piazzale di viale del Fante, proseguì lungo tutta la via della Libertà, in una lenta coloratissima marcia, tra squilli di tromba, clacson assordanti, cori ed inni a go-go. Un serpentone, lungo chilometri, che si ingrossava cammin facendo sino ad arrivare ad una punta massima di trecentomila unità. Un serpentone che, giunto a Piazza Politeama, si fermò, raccolse le residue forze, levò alti i suoi inni ed i cori della vittoria, mentre i più giovani facevano a gara a chi spettasse l’onore si piantare in testa alla statua di Ruggero Settimo la bandiera rosanero. E lasciarla garrire lassù in alto per spiegare al colto e all’inclita che il momento era solenne, che la storia rosanero aveva scritto una delle sue pagine più gloriose. Furono due, anzi tre, i ragazzi che, agili come scimmie, si arrampicarono sul bronzeo cavallo di Ruggero, fino alla sua testa, per issare prima una, poi due bandiere rosanero. E sembravano impazziti di gioia, mentre a migliaia, laggiù in fondo, il popolo rosanero cantava senza posa: “Palermo è forte e vincerà!” Un lungo, necessario preambolo, questo, per dire che gli interisti non dovevano scegliere piazza Politeama per i loro festeggiamenti… nerazzurri; non dovevano “profanare” una piazza, rosanero dalla notte dei tempi, con altri colori purchessia. Non l’aveva mai fatto nessuno prima di loro, non gli juventini, che pure a Palermo sono la stragrande maggioranza dei cosiddetti tifosi “strisciati”, non i milanisti, che pure qualche “Champions” hanno vinto negli ultimi tempi. Da qui la reazione furibonda dei tifosi rosanero, che hanno reagito d’istinto. Sicuramente sbagliando, come (e forse meno de) gli interisti, che da ospiti si sono sentiti “padroni di casa”. E tali non erano. E tali non vengono considerati in nessun’altra piazza d’Italia, che non fosse la loro piazza Duomo a Milano, perché l’Inter, pur grande, forte, invincibile, di “italiano” non ha proprio nulla, per il semplice fatto che nel suo organico non annovera praticamente giocatori italiani (nella finale è entrato Materazzi dopo il novantesimo). E se tutto ciò oltre che regolare è legittimo, è altrettanto “regolare e “legittimo” che “gli altri”, tutti gli altri non riescano a si riconoscersi nei suoi successi.