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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA A una settimana da un giorno storico…

di Benvenuto Caminiti Alla fine se ne sono andati alla chetichella, avevano la coscienza sporca: tutti, tranne uno, che poi altri non era che il solito guerriero, quell’Antonio Nocerino, che.

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di Benvenuto Caminiti Alla fine se ne sono andati alla chetichella, avevano la coscienza sporca: tutti, tranne uno, che poi altri non era che il solito guerriero, quell’Antonio Nocerino, che gioca sempre a cento allora, sia contro gli squadroni che contro le squadrette. L’unico ad accorrere sotto la curva Nord per salutare i suoi tifosi. Spariti, dileguatisi in un istante; guardi verso il terreno di gioco e d’incanto non li vedi più. Si sono sottratti ad eventuali fischi e cori di disapprovazione, per dirla eufemisticamente. Ed hanno sbagliato due volte: la prima prendendo troppo alla leggera una partita, sì inutile ai fini della classifica ma che doveva servire per salutare e ringraziare i tifosi, rimasti sempre vicini nella buona e nella cattiva sorte; la seconda, per avere disatteso le direttive loro impartite da mister Rossi che alla vigilia aveva parlato chiaro: “Altro che inutile, la partita col Chievo per me – e spero anche per i miei giocatori – ha un’importanza cruciale: serve per verificare chi è pronto per la finale di Roma e chi non lo è. E’ infatti lapalissiano che se non sei a posto col Chievo come farai ad esserlo sette giorni dopo con l’Inter?”. E domenica a posto col Chievo io ne ho visti davvero pochi, quasi nessuno, anzi solo uno, sì Nocerino, che non scherza mai, che non si rilassa mai e che segna pure, lui che certo non è un goleador, lui che di solito morde le caviglie altrui per ripartire in contropiede e lanciare la controffensiva. Lo ha fatto anche domenica ma i suoi compagni non lo assecondavano, lo guardavano quasi infastiditi: “Ma guarda un po’ questo qui, non si rilassa mai… Ma pensa all’Inter e … lasciaci in pace!”. Sembrava proprio che ai suoi scatti, alle sue corse ed alle sue rincorse i vari Pastore, Ilicic ed uno’ tutti gli altri replicassero solo con gli sguardi: afflitti, impotenti, rassegnati. Con tutta quell’acqua che veniva giù senza un attimo di tregua, sembravano quasi più preoccupati di prendere un raffreddore che di prendere gol dal Chievo. Naturalmente sto scherzando, al solito vado per paradossi ma qualcosa di vero la dico lo stesso perché farsi passare da parte a parte dal Chievo, che è una buona squadra, ma di certo non è l’Inter; farsi umiliare a ripetizione dai vari Pellissier, Constance, Moscardelli, che saranno buoni giocatori ma di certo non sono Eto’o, Pazzini o Milito può voler dire una sola cosa: che domenica in campo il Palermo non c’era, che se n’era rimasto in albergo a rimuginare sulla finale di Roma perché non riusciva a pensare ad altro. E tutto ciò non va bene, al di là dalla figuraccia rimediata contro il Chievo, che ce ne ha fatti tre ma potevano essere anche sei o sette se in porta non c’era il miglior Sirigu della stagione. Uno dei pochi che ha capito davvero l’importanza del momento e la sta vivendo alla grande, come pare non riescano a fare i suoi compagni. Non so come la prenderà Delio Rossi, certo non gliela farà passare liscia a certuni che domenica sembravano più impegnati per una scampagnata (in cerca di funghi, visto il clima) che per la partita dei saluti finali al proprio pubblico. Lui non è “ruci ‘i mussu”, come diciamo dalle nostre parti; è uno che subisce malamente i torti altrui, specie quelli inutili, come la partaccia che gli hanno fatto i suoi ragazzi con la prestazione insulsa di domenica. E’ uno che difficilmente perdona e lo vedremo a fine stagione, quando, ahimè, dirà di no alle profferte contrattuali di Zamparini: lo ha già fatto con la Lazio, dopo aver vinto la coppa Italia, guarda un po’ la coincidenza. Neppure quel grande risultato lo convinse a tornare sui suoi passi: quando decide una cosa, quella resta anche in presenza di un “evento”. E Lotito dovette correre ai ripari e rimediare con Ballardini. Ma torniamo a bomba sul tema che ci riguarda da vicino: tra sette giorni la coppa Italia contro l’Inter. Tutto sembra congiurare contro, a cominciare dalle squalifiche di Bacinovic e Bovo per finire con l’infortunio di Acquah, divenuto indispensabile, come ultimo, anzi primo, baluardo davanti alla difesa. Quale formazione, quindi, all’Olimpico per la partita della storia? Brutta gatta da pelare per Delio Rossi, non c’è dubbio, ma lui è un tipo che ci sguazza nei problemi e sa sempre come uscirne fuori: vedrete che di questa “congiura”, che sembra accanirsi contro il Palermo giusto alla vigilia della finale, lui saprà come liberarsi. Guarderà negli occhi i suoi ragazzi e dirà le parole giuste, quelle calibrate per toccare il loro orgoglio e farli scendere in campo con la giusta tensione. Così rivedremo il Palermo che ha battuto due volte di seguito il Milan, che non è certo inferiore all’Inter, tanto da averla strabattuta nella corsa per lo scudetto. Rivedremo un Palermo saggio ed accorto, che lascerà all’Inter il peso della partita; tocca a lei, che è la favorita in tutti i pronostici del mondo; favorita specialmente da quelli di Pechino che per la partitissima della Supercoppa si aspettano i nerazzurri pluridecorati e non certo i rosanero, che nessuno conosce al di là della cortina di ferro. E sarà quello il vero capolavoro di Delio Rossi: imbriglierà la grande Inter, attirandola nella trappola, facendola sbilanciare per colpirla in contropiede con i vari Hernandez, Pastore ed Ilicic. E se serve anche con i vari Miccoli e Pinilla. Insomma, ragazzi, proprio perché tutto sembra girare a favore di vento per l’Inter, io resto fiducioso e dico, anzi proclamo, che domenica sera all’”Olimpico” di Roma noi ci riprenderemo quel che ci hanno strappato dalle mani già due volte e non c’è bisogno di ripetere ancora dove e quando. Dico, anzi annuncio, che sarà la partita di Javier Pastore, il fuoriclasse del Palermo, uno che, come tale, non si accende sempre ma solo nelle occasioni speciali e quella di domenica sera non è solo speciale, è’ UNICA . E’ l’occasione della vita. Della vita di tutti i tifosi del Palermo, di quelli che, pur giovani e forti, difficilmente ne avranno un’altra e di quelli vecchi e malandati, come il sottoscritto, che di tempo per sognare ne avranno sempre di meno. Ed è soprattutto l’occasione - l’ennesima - per affermare l’assoluta incontrastata leadership del calcio, l’unico sport nel quale in una partita secca, unica e sola, la squadra chiaramente più debole può battere, certe volte addirittura surclassare, quella più forte e titolata.