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PAZZA IDEA Il Palermo di Rossi come il Barcellona

Più di un addetto ai lavori, in questi giorni, soprattutto dopo la prova contro il Chievo che ha registrato una reazione alla brutta sconfitta nel derby, ha paragonato il Palermo di Delio.

Mediagol8

Più di un addetto ai lavori, in questi giorni, soprattutto dopo la prova contro il Chievo che ha registrato una reazione alla brutta sconfitta nel derby, ha paragonato il Palermo di Delio Rossi al Barcellona di Guardiola. Ebbene, l’accostamento può sembrare blasfemo anche al più accanito dei tifosi, ma se si osserva il gioco del calcio con una certa attenzione non è del tutto peregrino. E’ un dato di fatto che le migliori squadre d’Europa, attualmente, fanno della forza fisica il loro punto di sostegno. Il gioco ne è naturale conseguenza. Persino il Manchester United, malgrado l’eliminazione immeritata dalla Champions League, non ha mai espresso un calcio fatto di trame irresistibili, anzi. Sir Alex Ferguson ha costruito la sua macchina invidiabile sull’agonismo e sulla lotta senza respiro. Finché, appunto, non è arrivato il carrozzone musichevole di Pep Guardiola. Una squadra che fa della carezza al pallone la sua filosofia di base, che cerca di accompagnare l’attrezzo del lavoro al suo scopo ultimo facendolo cantare e non soffrire, con calma, passione e sapienza, senza fretta. Una squadra che disegna trame, sul terreno di gioco, che se poi fossero riprese da un pittore di talento egli potrebbe trasformarle in tele d’armonia. I suoi ricami sono pennelli che rispondono ai nomi di Xavi, Iniesta, Pedrito. E al colore supremo, Lionel Messi. Ebbene, nel piccolo, qui si incastra il parallelismo con la squadra di Delio Rossi. Chi l’ha seguita nel suo percorso sa, a parte i noti fallout di Bari e Catania, che è un complesso d’archi che ha sempre accarezzato le sue corde. Ha sempre rispettato l’attrezzo del mestiere e ha cercato di ottenere i suoi obiettivi senza mai speculare. L’emblema di questo campionato, quale che sia la posizione finale, è la partita dell’Olimpico contro la Roma, oggi capolista. I giallorossi vinsero 4-1, ma sul piano del gioco furono letteralmente surclassati dai rosanero, che peccarono solamente dal punto di vista realizzativo. Si può affermare, senza vergogna né tema di smentita, che il Palermo attuale gioca un calcio tra i migliori in Europa; è una squadra che quando accelera annichilisce l’avversario in tema di talento, lo avvolge in una ragnatela di sapienza tattica e padronanza tecnica. Con le dovute proporzioni, Liverani è l’alter ego di Xavi, Nocerino potrebbe esserlo di Iniesta, Migliaccio di Yaya Touré. E ovviamente Fabrizio Miccoli è il Messi del “Barbera”, come ha detto di recente anche il giornalista Gianni Mura, «Il calciatore che più gli somiglia è Miccoli, anche se meno completo». Molti osservatori fin qui distratti, ultimamente, si sono accorti dei rosanero. Lo hanno fatto probabilmente perché costretti dall’evidenza. La qualità del gioco in Italia si è abbassata notevolmente, e ne è prova tangibile la scarsa figura che le squadre italiane hanno raccolto nelle competizioni continentali. Mourinho ha vinto, in campionato, con una rosa da favola, ma senza mai convincere nel gioco, e si giocherà tutto sul piano della credibilità contro il sopracitato Barcellona nella semifinale di Champions League. Il Milan è una squadra ormai logora e vecchia, che avrà bisogno di qualche anno e di molti innesti per tornare agli antichi fasti. Onore alla Roma di Ranieri, che, come detto però, non ha mai incantato per qualità di manovra. I giallorossi sono balzati in testa al campionato grazie ad una caparbietà, mista a fortuna, incredibile. Ma si fa fatica a pensare che siano quanto di meglio il nostro calcio possa esprimere nel futuro. Per questo ribadiamo che oggi, in ottica prettamente qualitativa, il Palermo è la vera stella luminosa di questo campionato. Basterebbe snocciolare l’età dei suoi talenti più puri. Oppure la carriera e la classe dei suoi giocatori più affermati, che adesso sono al loro zenit interpretativo. Basterebbe guardarli giocare e divertirsi al “Barbera”. Potrebbe essere una lezione costruttiva per il calcio italiano, che vive un momento estremamente grigio. di Fabio Corrao