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PALERMO, UN CUORE DA DERBY ILICIC RIAGGUANTA IL CATANIA

di Leandro Ficarra All’ultimo respiro. Batte ancora forte il cuore del Palermo di Sannino, più forte del cronometro che corre inesorabile verso il minuto novantaquattro. Sulla.

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di Leandro Ficarra All’ultimo respiro. Batte ancora forte il cuore del Palermo di Sannino, più forte del cronometro che corre inesorabile verso il minuto novantaquattro. Sulla parabola della disperazione disegnata da Sorrentino, la sponda aerea di Hernandez trova pronto Josip Ilicic che scarica alle spalle di Andujar il pallone del pareggio. Un sussulto di orgoglio e di tenacia, un vero fremito da derby per lo spicchio rosanero del “Massimino”, impazzito di gioia così come Sannino e tutta la panchina rosanero. Il Palermo ha conquistato un punto dal valore inestimabile che, complici i risultati delle dirette concorrenti, tiene vive le chances di salvezza a cinque giornate dal termine del campionato. Il gol di Ilicic, in pieno recupero, quando ormai la formazione etnea pregustava la vittoria, è un premio ad una prestazione tatticamente ordinata ed agonisticamente gagliarda degli uomini di Sannino che hanno perfettamente interpretato lo spirito del derby. Soffrendo, sia chiaro, per larghi tratti la supremazia territoriale ed il maggior tasso tecnico del complesso etneo, denunciando i già noti limiti in sede di costruzione e qualità, ma lottando spasmodicamente su ogni palla, gettando il cuore oltre l’ostacolo con concentrazione, umiltà e grande spirito di sacrificio. Nervi saldi, attenzione, furore agonistico. Questo poteva opporre il Palermo di oggi ad un avversario oggettivamente superiore per organizzazione collettiva ed individualità. Sul piano del gioco i rosanero non hanno sfoderato una grande prova, ma tutto quello che aveva, il Palermo l’ha profuso sul prato del “ Massimino”. Pochino sul piano tecnico, tanto su quello motivazionale e del carattere. Poteva non bastare, perché Barrientos a metà ripresa ha spezzato l’equilibrio con un sinistro sporco che ha alimentato il sogno delluniverso catanese di spingere i cugini verso gli inferi della cadetteria. Frastornata, ma non disunita, la truppa di Sannino ha provato a rimediare. Con orgoglio, confusione e, finalmente, con una dose consistente di buona sorte, è riuscita in extremis nell’impresa. Catania-Palermo è stato un derby vero: non bellissimo ma intenso, combattuto, spigoloso il giusto. Pronti via, la squadra di Maran ha preso in mano le redini del match, facendo valere la proprietà di palleggio del suo centrocampo con Lodi ed Almiron bravi a dettare i tempi per i tagli di Gomez e Barrientos. I due folletti argentini, bravi nelluno contro uno, giravano attorno al terminale Bergessio e cercavano di penetrare sulle corsie, avvalendosi delle sovrapposizioni di Marchese e Bellusci che creavano qualche grattacapo agli esterni rosa. Il Palermo si è difeso basso ma con ordine, mantenendo le linee strette e corte e rischiando pochissimo. Solo Lodi impensieriva Sorrentino su calcio piazzato, mentre Almiron falliva la deviazione sottomisura da pochi metri su invito di Izco. Nonostante il predominio rossoazzurro, la palla gol più clamorosa della prima frazione l’aveva il Palermo: Ilicic, lanciato in contropiede, si ritrovava uno contro zero con Andujar ma calciava addosso al portiere anziché servire Boselli tutto solo. Il Catania calava un po’ ed era ancora il Palermo a spaventare gli etnei con un bel destro di Ilicic dai venti metri. Nella ripresa Dybala rilevava un Boselli ancora troppo avulso dagli schemi di Sannino. La partita sembra scorrere su binari di equilibrio, Sorrentino si esibisce in un ottimo intervento su Castro. Poi il vantaggio etneo, con il Palermo che si fa prendere d’infilata da una ripartenza di Gomez, con Morganella fuori posizione e la difesa che scala male sull’esterno, consentendo all’accorrente Barrientos di attaccare il buco centrale e siglare il gol dell’uno a zero. Quindi Sannino tenta il tutto per tutto: dentro Rios per Munoz ed Abel per Kurtic. 3-4-3 con Dybala ed Ilicic larghi e Donati arretrato nel ruolo di centrale difensivo. Poi il finale thrilling. I rosa che provano ad imbastire le ultime sortite più con i nervi che con la testa, cercando di innescare il talento, ormai stremato, di Ilicic che aveva appena chiesto il cambio. Dulcis in fundo, la zampata dello sloveno, sull’ultima azione utile, gonfia la rete ed il cuore dei tifosi rosanero. La frustrazione etnea genera un po’ di parapiglia, un accenno di rissa e l’espulsione di un furioso Andujar che si scaglia su Barreto, lamentando un colpo proibito ricevuto dal centrocampista paraguaiano. Aronica, oggi un muro con i colleghi di reparto Munoz e Von Bergen, esulta col vigore e la veemenza del palermitano vero, condividendo la gioia con l’impagabile pubblico rosanero. Lo sguardo di Sannino a fine gara è un mix di adrenalina e trance agonistica: il Palermo è ancora vivo. Arranca, soffre, si dimena e si agita. Ma reagisce ancora, lotta e non si arrende, proprio come il suo tecnico.