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Libia:Gentile accetta panchina ma su Gheddafi..

"Mi hanno offerto la panchina da ct della Libia, io ho detto subito sì: però prima deve chiarirsi la situazione politica, devono arrestare Gheddafi. Torno nella mia Libia per allenare.

Mediagol8

"Mi hanno offerto la panchina da ct della Libia, io ho detto subito sì: però prima deve chiarirsi la situazione politica, devono arrestare Gheddafi. Torno nella mia Libia per allenare la nazionale, lo faccio per affetto. Alcuni amici italiani che vivono lì mi hanno informato dell'intenzione dei nuovi dirigenti di chiamarmi alla guida della nazionale libica: sono pronto. Lo devo a quella gente. E anche a mio padre. I miei ricordi sono quelli dell'oratorio: è lì che ho imparato a giocare a pallone, i bambini erano molto più scaltri, è stata una scuola di vita...Se posso, voglio dare una mano a questa gente - continua Gentile - Mi sento molto legato a questo Paese. Il calcio può essere un ottimo aiuto, lo si è visto dalla recente qualificazione in Coppa d'Africa. Tempi per la definizione del contratto non ce ne sono, manca un accordo formalizzato: ho detto ai miei interlocutori che prima si deve definitivamente chiarire la situazione, così non avrebbe senso". Parola di Claudio Gentile, difensore roccioso della nazionale italiana vincitrice in Spagna nel 1982 e soprannominato proprio Gheddafi dalla stampa del settore che racconta al settimanale "Oggi" di come suo padre arrivò in Libia nel 1928 e ne fuggì nel 1961, quando Claudio aveva otto anni. "Gheddafi - ricorda il campione del mondo - ha fatto del male anche al calcio libico, oltre che al suo popolo: Duante il suo regime, è rimasto tutto sotto una cappa, lo sport non si è aperto, non ha avuto contatti con l'estero. C'è una grande volontà e una buona base nel calcio, ma andrebbe un pò aggiornato".